Friday, March 28, 2008

Il banking 2.0, il nuovo web per le Banche:(parte decima) il metodo collaborativo per progetti e formazione

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In questo lungo excursus sulle banche abbiamo potuto osservare come la rivoluzione in atto negli ultimi anni, grazie l’esplosione delle potenzialità della rete, abbia avuto sia impatti tecnologici che sociali.

Nel mondo delle banche e delle istituzioni finanziarie l’impatto non è stato travolgente come in altri comparti. Nei giorni scorsi, per citare un esempio, Repubblica dedicava un lungo articolo ad Elvis Costello che ha dichiarato che rinuncerà a produrre CD, per dedicarsi alla distribuzione digitale via internet o, in alternativa solo il nostalgico vinile. Non è l’unico artista, ma è il segno di una vera e propria rivoluzione in atto in quel settore.

Come dicevamo invece non sembra essere cambiato molto nelle banche e nel loro rapporto con la clientela il fenomeno “web 2.0”. Più volte ho riconosciuto che è oggettivamente non facile individuare meccanismi di coinvolgimento degli utenti, mentre molto più immediato immaginare che metodologie collaborative di lavoro possano contribuire a rendere più efficienti i processi interni.

Approccio collaborativo alla formazione interna

Infatti è proprio su questo fronte che osserviamo alcuni esperimenti nel mondo finanziario di cui parleremo di seguito.

Come abbiamo detto assistiamo ad una proliferazione dei social network, il che è sinonimo di potenzialità ma anche segnale di una altrettanto potenziale crisi di riflusso. La coltivazione di un social network richiede tempo ed energie e quindi è ovvio che l’adozione di tali schemi all’interno di una struttura operativa può far insorgere il dubbio che si corra il rischio di introdurre nuovi fenomeni di “distrazione”.

In realtà il fenomeno del social networking si appoggia in larga parte proprio su una teoria nata proprio in ambito industriale per rendere più efficiente il processo formativo del personale

Comunità di Pratica vs Specializzazione

La nozione è quella della di “comunità di pratica”, nata negli anni 80 e rilanciata all’inizio degli anno 90 da Wenger e Lave. Si basa sul superamento del concetto di relazione stretta e diretta, tra allievo ed esperto nell’apprendimento della conoscenza professionale.

Questo meccanismo della relazione stretta produce separazione e specializzazione, che se da un lato permette ad un soggetto di acquisire know how ed essere sempre più rapido nel lavoro dall’altro lo rende “schiavo della propria focalizzazione.

Un caso classico è quello del segmento in cui lavoro, ovvero l’IT.

La capacità di intervenire rapidamente su una procedura, della quale magari esiste poco know how aziendale e/o documentazione, costituisce spesso una penalizzazione per la partecipazione a nuovi progetti, per i quali paradossalmente sono avvantaggiati persone meno esperte e meno legate al processo produttivo. Come si sa la partecipazione a nuovi progetti è fonte di motivazione e quindi l’esperienza, legando persone a progetti in corso (come ahimé la manutenzione di vecchie procedure) poco motivanti, finisce per essere percepita come un handicap.

Più volte, in assenza di un adeguato turno-over aziendale sui progetti, ho visto ottimi professionisti cambiare azienda per “sfuggire” al proprio destino. In alcuni casi la perdita di tale know how ha determinato anche l’abbandono di sofwtare da parte di aziende per la sopraggiunta incapacità di gestirle. Questo indipendentemente dal valore rappresentato da queste procedure per l’azienda stessa.

Nel prossimo post cercherò di descrivere sinteticamente i principali concetti delle comunità di pratica


Leggi gli altri paragrafi....

1 - Contesto tecnologico generale
2 - La tecnologia ed il credito “social”di Zopa
3 - Il marketing nei blog
4 - Non solo Zopa, Boober e la banca dei poveri
5 - La prudenza delle Banche
6 - Esperienze utente, IWbank, BNL e Second Life
7 - Uso operativo: contesto, intelligence e mercato
8 - Monitoraggio, l'individuazione degli "Influencer"
9 - Monitoraggio e Social Network Analysis
10- Il web 2.0 e l’organizzazione interna
11- La comunità di pratica
12- Sviluppare Comunità di Pratica

Argomenti correlati:

-Intervista a Gianni Soreca IDC Consulting Director
-Focus su Zopa
-Focus su Boober, Intervista a Manolo Maffeis
-La percezione della comunicazione, R.Taverna
-Dati Abi 2007

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