Wednesday, November 26, 2008

L’ Osservatorio sullo stato della Business Intelligence in Italia della School of Management del Politecnico di Milano: il primo report

Oggi ho seguito la presentazione di un’interessante Osservatorio sullo stato della Business Intelligence in Italia. Se ne è fatto promotore la School of Management del Politecnico di Milano ed il prof Carlo Vercellis si è premurato di fornire nell’incontro di oggi una prima sintesi del lavoro fin qui svolto La ricerca è stata condotta con l’analisi di una settantina di case studies e 250 interviste in settori e per figure trasversali.


La crescita del mercato della BI

Ricordiamo che da qualche anno, il segmento della business intelligence rappresenta uno di quelli del comparto IT a maggior tasso di crescita, molto maggiore della media. In Italia infatti si passa da un più 3,5%dello scorso anno al 5,1% del corrente, dove invece la crescita complessiva del mercato IT si attesta sul 2% annuo (dati rapporto Assintel 2008).

Anche le intenzioni di investimento delle aziende top italiane vedono la BI al terzo posto dopo Erp e sistemi operativi. (dati rapporto Assintel 2008) e scende solo come priorità nelle piccole e medie aziende. Nelle banche addirittura la BI riscuote il più alto livello di segnalazioni nelle intenzioni di investimento, raggiungendo una percentuale vicina all’80%, giustificata evidentemente dalla natura stessa delle transazioni e dei servizi bancari, che, in quanto generalmente “immateriali”, costituiscono l’habitat naturale per dei “knowledge discover”


La crisi e le aspettative

La situazione internazionale rappresenta un ulteriore stimolo all’uso di tali tecnologie e metodologie, perché è proprio una situazione di turbolenza e crisi che richiede da un lato una più accurata politica di valorizzazione degli investimenti e dall’altra rende improcrastinabile l’affinamento di tecniche di acquisizione e difesa del mercato e del proprio business.

I manager sanno che la pur necessaria riduzione di costi, non può procedere in maniera brutale e da sola si configurerebbe come un pericoloso boomerang.Occorre far leva quindi su quell’asset preziosissimo costituito dal patrimonio di conoscenza implicita e spesso non sfruttata, costituita dall’enorme mole di informazioni che quotidianamente una impresa immagazzina.


L'Osservatorio del Politecnico

Il termine Business Intelligence appare in realtà un po’ troppo “sfruttato” includendo per esempio, quale BI elementare, anche query e reporting, mentre credo sarebbe più corretto riservarlo ad ambiti più evoluti e specializzati. In ogni caso ricordiamo che lo studio dell’ Osservatorio parte suddividendo a Business Intelligence in due macrofamiglie: Business Performance Management e Analytics


* Fonte: C. Orsenigo & C. Vercellis, Business Intelligence. Creare vantaggio competitivo con l'analisi dei dati, Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008

É chiaro che, nel caso delle applicazioni descritte sulla sinistra, la funzione di intelligence è ancora fondamentalmente demandata all’intervento umano ed alla capacità di comprensione e navigazione di chi li utilizza.

A mio modesto avviso la reale attività di business intelligence attraverso il sussidio tecnologico comincia nel momento in cui l’implementazione di strumenti “Analytics” abilita alla comprensione di informazioni non reperibili, in tempi accettabili, con il solo supporto umano ed in particolare quando vengono realizzate applicazioni in grado di mutuare conoscenza e capacità di analisi proprio dall’expertises dell’uomo, attraverso algoritmi di autoapprendimento.

continua...

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