Wednesday, October 31, 2007

I Social Network "istantanei", la battaglia civile contro la pena di morte, la competizione politica e le bugie di Obama (parte 1)

La spunto definitivo per questo post me lo ha dato oggi la lettura su Repubblica di un paio di articoli, uno sulla pena di morte ed uno su Barak Obama. In realtà lo stavo già scrivendo da un po’, ma la contemporanea uscita di questi due articoli, proprio su due temi affrontati, mi ha convinto ad accelerare.

La prima notizia è lo stop all’esecuzione di un condannato, stop che evidenzia una sorta di moratoria in vigore de facto dal 25 settembre (eh si.. lo so... non da 10 anni.... ma accontentiamoci). Un episodio analogo, qualche tempo fa, determinato anche da una forte campagna sul web, mi aveva fatto pensare di scrivere qualcosa sull’uso veramente “sociale” del web.

Una delle situazioni ricorrenti in cui si ritrovano gli abitanti del web è di ricevere, oltre alle ahimè endemiche catene porta fortuna/sfortuna, appelli a favore di qualche campagna o richieste d’aiuto.

La forma di comunicazione è quella di un albero che si allarga con altri rami, e da ognuno di essi partono sempre nuovi rami. Una formula inventata ben prima del web e basata sul concetto del mondo “piccolo”, (spero di dedicare un commento solo a questa teoria) ovvero che esistono pochi gradi di separazione tra ciascuno di noi ed il resto del mondo. Un network di network.

Io l’ho sperimentato (virtualmente!!) perché mio fratello aveva avuto una parte in un film di una regista esordiente ed ho scoperto che con un paio di passaggi (film o altre esperienze) avrei potuto conoscere Julia Roberts... però sto ancora aspettando di uscire insieme a lei a cena...

Tralasciando le miei fantasie, questo meccanismo è servito anche a far ricchi pochi furbi (ricordate le finanziarie che garantivano interessi altissimi, le famose piramidi di carta?), ma oggi viene utilizzato, per fortuna, per scopi molto più interessanti. Si riescono infatti a veicolare appelli come quelli che hanno avuto effetti positivi per alcuni condannati a morte. Si forma di fatto un network sociale spontaneo, che si rompe un istante dopo che l’obiettivo è stato raggiunto.

Questo network ha geometria variabile, ma fino ad un certo punto perché, in realtà, tutti noi, quando riceviamo una di queste mail (e decidiamo di darvi seguito), facciamo una scelta nella nostra agenda di indirizzi email, evitando quelle persone che non apprezzerebbero. Il target di utenti cui sono indirizzate queste mail è quindi fortemente sensibile al tema trattato.

Questo garantisce una certa efficacia dell’iniziativa.

Come ogni cosa esistono aspetti positivi e negativi e, a mio parere, quelli positivi sono molti, perché si riesce a creare solidarietà intorno a temi e persone che i media ufficiali spesso ignorano, il vero spirito del web 2.0 e dell’informazione “democratica”.

Di contro purtroppo il successo di alcune di queste iniziative ha spinto persone ad inflazionare il sistema con messaggi di basso profilo o addirittura truffaldini, ma rimane ancora un’arma importante per trattare di quei temi che realmente stanno a cuore alle persone.

Di recente mi ha fatto sorridere il caso di una mail in cui si indicava il candidato americano Barak Obama come “mussulmano”. Ho sorriso perché evidentemente questo termine sta cominciando ad assumere una connotazione offensiva negli USA... o per lo meno presso una parte della sua opinione pubblica (beh anche qui da noi non ne siamo immuni... colpa anche di qualche demagogica campagna politica o di qualche velenoso pamphlet di famosi giornalisti)

Ma non preoccupatevi... Obama ha smentito e affermato di essere un cattolico doc.

A questo punto però ecco la coincidenza della seconda notizia... la parte precedente era già scritta quando questa mattina leggo che proprio Obama mente sulla sua vita!!! La fonte è autorevole, il New York Times, e quindi ho divorato l’articolo. Le bugie non riguardano le sue convinzioni religiose ma qualche tratto un po’ romanzato della sua vita, in particolare sul fatto di avere avuto un ottimo posto di lavoro al primo impiego con tanto di segretaria.

Qui subentra un altro strumento del web a smentirlo.. si legge su Repubblica: “risponde dal proprio blog, Analyzethis.net, un analista finanziario che lavorava con lui, nella scrivania accanto e ricorda una storia molto diversa.

"Non aveva nessun ufficio e nessuna segretaria", "era pagato malissimo come tutti noi" e il lavoro consisteva nel "tagliare e incollare rapporti economici fatti da altri per presentarli in una cartellina ai superiori". Un umile redattore da newsletter, che pare si tenesse anche alla larga dagli altri afroamericani in quell'ufficio, padre e figlio che lavoravano nell'ufficio posta, l'ultimo gradino”.

il secondo effetto di questi articoli letti è che hanno dilatato a dismisura il mio post... e non ho ancora finito... concluderò più tardi in un secondo post...scusatemi!!

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