Thursday, October 18, 2007

Web 2.0 ... solo uno slogan?? discussione con Miki Fossati

Uno dei miei obiettivi era (ed è) quello di innescare una discussione tra persone con competenze diverse, che vedono la nuova dimensione che sta assumendo il web da prospettive diverse.
Un primo risultato è la mail che mi ha inviato Miki Fossati... “padre” di uno dei primi motori semantici (funzionanti) realizzato in Italia, e sicuramente osservatore da più lunga data e più attento di me a questi fermenti.

La mail è così interessante che avrei voluto pubblicarla integralmente, ma Miki l’ha pubblicata e quindi penso sia giusto lasciarvi alla lettura dell’ “originale” sul suo blog Mezzomondo

Ne approfitto però per aprire la discussione citando qualche suo brano... il suo primo appunto riguarda me (ahimè....)

“Ti farei un appunto sull'enfasi che viene data a quel '2.0' perché ovviamente il web 2.0 non esiste, di questo dovresti essere consapevole. Però a rifletterci se la presenza di '2.0' può allontanare quelli come me, la sua assenza potrebbe lasciare disinteressati quelli che come me non sono, che sono molti di più”

Miki ha ragione, ma sa che vengo da una esperienza commerciale e quindi la mia tendenza (naturale talvolta, studiata altre) è quella di utilizzare delle keywords, per attirare l’attenzione di mi dedica poco tempo o, magari, è a conoscenza di alcune tematiche solo marginalmente.

La sua riflessione su chi invece conosce bene ciò di cui parliamo, e che potrebbe vedere con diffidenza questa discussione, mi fa riflettere, perché in nessuna maniera vorrei perdere proprio il contributo di chi è più esperto. Sarebbe un fallimento. Spero che qualche commento mi aiuti a “raddrizzare” il tono.

Diciamo che occorre trovare il giusto compromesso per coinvolgere chi vive realmente il problema dell’informazione libera in rete da tempo e chi si è avvicinato più recentemente alla discussione.

Il secondo appunto è quello ai media tradizionali, che vi invito a leggere per intero nel suo post.

Condivido la sua opinione e devo dire che, come riconosce Miki, l’affermazione "I giornalisti controllano molte volte prima di scrivere" vale soprattutto per Alessandro che è giornalista coscenzioso... purtroppo non sembra valere per larga parte dell’informazione non indipendente (come quella che fa Robecchi) ma “eterodiretta”.

Chiaramente bisogna riconoscere un minimo di “faziosità” a chi scrive, perchè gli articoli sono comunque il risultato di come si analizzano le informazioni in relazione alla propria storia personale e alle proprie convinzioni. Io stesso cerco di essere quanto più obiettivo possibile nella mia faziosità.

Probabilmente il problema è che in realtà la maggior parte dei giornalisti controlla veramente a fondo ciò che scrive e le fonti.... è quello che scrivono e come lo scrivono che spesso risponde più ad obiettivi non dichiarati che all’esigenza di informare.

Una banale omissione per esempio può essere più significativa di una colossale bufala.

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