Wednesday, February 17, 2010

Inchiesta Banking 2.0 2010. In Italia si rivede Webank, new look ma anche qualche novità

Nei post precedenti siamo andati in giro a curiosare nei siti di banking-like anglosassoni, rammaricandoci del fatto che questi concetti siano quasi completamente ignorati in Italia.

Oggi mi tocca fare un piccolo dietro front, le mie incursioni notturne nei siti di home banking (si lo so… detta cosi sembra una vera perversione!) mi hanno fatto scoprire che la mia affermazione non era completamente esatta. In particolare stavo riguardando il sito di Webank, in quanto banca che recentemente è intenzionata a rimettersi in moto, dopo qualche anno di gestione ordinaria.

Ma partiamo dall’inizio. Un po’ di storia.

Nei mesi scorsi il gruppo BPM ha acquisito IntesaTrade, l’emanazione del gruppo IntesaSanpaolo per il trading on line e denominata ora WeTrade. IntesaTrade e Webank erano nate più o meno nello stesso periodo con l’obiettivo di cavalcare il fenomeno trading on line, poi, con lo scoppio della bolla, Webank si è posizionata più sul banking on line per il Gruppo mentre IntesaTrade ha continuato a focalizzarsi esclusivamente sul TOL.

Negli scorsi anni (2008) Webank è diventata realtà autonoma da BPM, che ha creato per i propri clienti BPMbanking, una versione del banking on line destinata a rimanere più tradizionale. Con la recente acquisizione BPM conferma la propria volontà di diventare banca nazionale sfruttando il canale on line, come dichiarato nel recente piano industriale, e di riprendere con vigore la competition in un segmento dove la Fusione Xelion-Fineco ha consolidato la leadership di Fineco. A Webank erano sfuggiti i Trader più incalliti ed ecco che l’acquisizione completa l’offerta di Webank.

Parallelamente era stata avviata una operazione di “ringiovanimento” focalizzata ovviamente molto sul fenomeno del social networking e Webank (già We@bank) diventa Webank.it, con un logo molto più essenziale; l’odierna Home Page si presenta sobria e sulla destra offre i primi segnali “Social”, tre tasti laterali permettono:
  • di accedere alle pagine Webank sui vari Social Network,
  • segnalare la pagina,
  • inviare un suggerimento (“la banca che vorrei”)
Poco sotto la sezione "social media", dedicata all’informazione su temi legati al banking ed al risparmio

Questa contiene la sezione podcast (Radio Webank) con le lezioni di trading, la sezione immagini dove si può trovare la copertina del libro dell’AD Cardamone con tanto di prefazione di Carlo Massarini, gli immancabili video, la community TalkWebank ed il blog InSoldoni

Forse stona un po’, in questa operazione, il richiamo alla “storia”, quel “on line dal 1999” presente sotto il logo e nel Title, ha un po’ il sapore demodè della “Premiata Ditta” di un tempo, poco in linea le aspirazioni al social networking, del quale uno dei campioni, Facebook, è nato solo nel 2005.

Segnali di Banking.

La mia prima ricognizione si era fermata li e mi era sfuggita la parte credo più sostanziale. Senza voler togliere nulla all’utilizzo di link al social networking, ho sempre pensato che questi, lasciati fini a se stessi, mancassero l’obiettivo che intendevano raggiungere (quanti utenti realmente attivi hanno le varie community bancarie?), o meglio, utili a dare una immagine diversa, poco utili a creare una reale esperienza di social networking di successo nel banking.

Diverso è invece se il nuovo approccio viene utilizzato per offrire un servizio di social banking, come ho personalmente individuato nei vari Mint, Wesabe e Smartypig (oltre ai vari siti di social lending).

Ma ieri con un po’ di attenzione in più scopro che Webank è andata un po’ in quella direzione… legato al lancio del Conto di Deposito Webank offre una mini gestione personale del risparmio, con grafici ed obiettivi, come si evidenzia negli screenshot riportati di seguito. Un inizio? Speriamo!



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