Thursday, September 29, 2011

Il web 3.0, la timeline di Facebook e il valore della conoscenza strutturata


(da regesta.com)


Una ricerca congiunta SDA Bocconi e Politecnico di Milano, discussa in un convegno a Bologna la scorsa settimana (leggi articolo) assegna alla regione Emilia Romagna la palma della regione con il livello più avanzato di innovazione in ambito Information Technology.

Questo primato, che riguarda il sistema territoriale nel suo complesso, ovvero sia il settore pubblico che quello privato, trova fondamento non solo sul livello dei finanziamenti in campo Ict, ma soprattutto sulla qualità dell’offerta B2b e dell’infrastruttura di rete e servizi. Su questo versante, in particolare, si sviluppa l’impegno dell’ente regionale e degli altri soggetti pubblici, con l’obiettivo di assicurare le precondizioni per la diffusione di strumenti innovativi e di agire sul contenimento dei costi gestionali, attraverso la semplificazione e la standardizzazione delle procedure.

Nel settore dei beni culturali – biblioteche, archivi, musei, conservazione digitale – questa dotazione infrastrutturale è finalizzata ad assicurare un’adeguata valorizzazione e diffusione dei contenuti digitali in un momento in cui il web entra in una nuova fase della propria storia, che assegna alla “comprensione” dei contenuti un ruolo fondamentale. E’ proprio in relazione alla interpretabilità delle informazioni e alla loro diffusione pubblica che il lavoro quotidiano di chi si occupa di beni culturali assume una rilevanza nuova.

Il web semantico ed il web 3.0 hanno come obiettivo l’intellegibilità digitale dei contenuti affinchè le persone, grazie a sempre più nuovi ed opportuni strumenti tecnologici, siano in grado di produrre un livello informativo sempre più sofisticato.

E’ ovvio che questo rappresenta una grande opportunità nell’ambito dei beni culturali in quanto la leggibilità e la comprensione di una informazione dipende da due condizioni imprescindibili: la standardizzazione dei formati e la definizione del contesto, dove quest’ultimo concetto è inteso come l’insieme degli attributi a corredo di una informazione/documento principale e che ne definiscono la semantica.
La disponibilità di servizi evoluti e di una pluralità di strumenti condivisi, fruibili in modalità remota e condivisa, libera gli utenti dalla necessità di acquisire competenze e strumentazioni adeguate agli standard tecnologici che si vanno affermando; creando, così, un’opportunità unica di presidiare da protagonisti l’evoluzione del mercato digitale in atto.

Come cambia l’importanza della “qualità strutturale” dei contenuti?

All’inizio internet era utilizzata soprattutto per la pubblicazione/ricerca di contenuti ipertestuali statici; anche l’introduzione di sistemi di “Content Management” non avevano determinato un sostanziale passo in avanti. I limiti iniziali dell’HTML impedivano la creazione di interfacce sufficientemente interattive per poter essere utilizzate in maniera efficace e produttiva, l’informazione era importante, ma non ne era possibile sfruttarne in maniera automatica le relazioni.

A cavallo tra il 2004 ed il 2006 si fa un doppio salto, sociale e tecnologico, perché l’innovazione consente finalmente la realizzazione di interfacce, browser based, realmente interattive e quindi di mettere a punto applicazione potenti, denominate Rich Internet Application (RIA). Ma l’aspetto realmente dirompente è il ribaltamento di prospettive nell’utilizzo del web come media: si passa dal paradigma pubblicazione/lettura alla “collaboration”, ovvero pubblicazione/lettura/discussione/arricchimento attraverso iterazioni successive.

Questa volta a far da volano di questo sviluppo ci sono applicazioni nate per il tempo libero, i primi social network, da YouTube a MySpace e più di tutte Facebook. Quest’ultima trascina utenti nuovi sul web, come mai successo prima, e li abitua ad utilizzare Internet quale strumento domestico. La natura di questo successo non nasce solo dal suo essere “social” (altrimenti non avrebbe soppiantato MySpace, all’epoca competitor ben più robusto) ma dal livello di integrabilità offerto ad altre applicazioni. Si afferma il web di uomini ed applicazioni, liberamente interconnesse tra di loro e nel quale le informazioni vengono arricchite dal lavoro, non organico, di utenti diversi.

La teoria su cui costruiscono il loro successo i Social Network è mutuata da modelli organizzativi di grandi aziende e metodologie quali le “Comunità di Pratica” ma Zuckemberg e soci ne fanno uno strumento di successo senza paragoni, a tal punto da diventare essi stessi un modello di riferimento per realtà professionali.

I social network “insegnano” al mondo del lavoro che la conoscenza implicita può essere valorizzata e resa evidente con il contributo minimo di più utenti che condividono medesimi impegni e fini. Ciò riduce il carico di lavoro per ogni singolo individuo ma moltiplica l’efficacia del risultato complessivo. Tag, Like, Share ed altre semplici funzionalità “social” diventano attributi di un oggetto principale e l’informazione, libera e destrutturata del primo web, viene ad essere affiancata a strutture più complesse. Con il recentissimo annuncio della sua timeline Facebook prova ad organizzare anche l’attributo tempo, costruendo delle meta informazioni (la cronologia di una vita) che forse tra qualche anno costituiranno un archivio prezioso di informazioni digitali.

Oggi la tecnologia ricerca un nuovo limite, ovvero quello di passare alla rete delle informazioni automaticamente “comprensibili”, in grado di far diventare il network un immenso database di informazioni, prima sommerse ed ora finalmente fruibili ed analizzabili anche da strumenti automatici.

Da qui l’importanza di documenti digitali arricchiti di dati che ne definiscono la natura ed il significato. Questo è un lavoro certamente importante se progettato ex-novo ma è in fondo la base del lavoro quotidiano di chi opera nel campo della conservazione dei beni culturali, un patrimonio di informazioni aggiuntive (metadati) che definiscono l’informazione principale e che possono essere alla base della gestione di contenuti visti in ottica 3.0. Tutto ciò fa si che i detentori di contenuti culturali diventino soggetti privilegiati nella nuova fase del web, a patto che si comprendano appieno le dinamiche e si riescano a sfruttare i vantaggi competitivi.