Oggi è il Linux Day, la festa del sistema operativo "libero" più diffuso al mondo.
Per conoscere le iniziative vi consiglio il sito predisposto dalla Italian Linux Society o i tanti post dedicati da importanti magazine on line.
Qui preferisco fare una breve riflessione sul rapporto tra il software libero e l'economia reale. Sarebbe intereressante quantificare i miliardi di euro che istituzioni e aziende di tutto il mondo hanno risparmiato grazie al fatto di avere installato una qualche distribuzione di Linux, riducendo costi ma al tempo stesso dando comunque linfa economica a società tecnologiche per consulenze o sviluppo di nuove funzionalità.
Con minori costi complessivi o al massimo a parità investimento hanno realizzato qualcosa in più, un servizio nuovo per i cittadini o per lavoratori e clienti di una azienda, mi viene in mente la frase di Neal Armstrong allo sbarco sul suolo lunare, "un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità" (That's one small step for [a] man, one giant leap for mankind).
Ma quello che appare una clamorosa anomalia è che oggi pochi saprebbero dire chi è Linus Torvald e ancora meno saprebbero riconoscerlo in una foto, Linus non è il famoso DJ ma il programmatore finlandese che ha promosso la realizzazione di Linux. Richard Stallman è invece un signore dai lunghi capelli e dall'altrettanto lunga barba alle cui idee tutto il movimento Open Source deve rispettosamente molto, compreso il software GNU da cui prese avvio il progetto Linux. Le cose buone fatte da Stallman sono tante ma per questo vi rimando alle sue biografie.
La maggior parte delle persone che non si occupano di informatica (ahimè anche molte di quelle che se ne occupano) costretti a guardare le foto (p.s. quella di Stallman è presa da Wikipedia, grande fonte di conoscenza libera) che ho inserito nel mio post avrebbero un bel punto interrogativo stampato in faccia o guarderebbero Stallman con una certa diffidenza.
Se però inserissi, sotto, anche la foto di Steve Jobs istintivamente stringerebbero nelle mani il loro iPhone 5 da 900 euro a la loro bocca disegnerebbe sul viso un sorriso di compiacimento (p.s. inutile mettere il link alla sua biografia, tutti sanno chi era).
Fama e riconoscenza per chi ha fatto confluire nelle casse della propria azienda (e sue) miliardi di dollari e perplessità per chi ha contribuito a generare il più importante cambiamento nell'evoluzione del mercato tecnologico con tutte le sue conseguenze positive nel mondo reale.
Lungi da me innescare una contrapposizione tra questi personaggi che hanno tutti contribuito al percorso dell'economia digitale a partire (tutti) dalle rispettive, lecite, aspettative ma desideravo osservare come spesso i riconoscimentio e la fama per una persona sono spesso proporzionali al denaro che un singolo riesce ad accumulare e con il quale, altrettanto spesso, alimenta la propria immagine pubblica.
Nel mio piccolo oggi voglio solo ringraziare due uomini che hanno fatto una cosa straordinaria.
Ha scritto Antoine de Saint-Exupéry "Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini solo per raccogliere il
legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare
ampio e infinito".
Ecco quello che hanno fatto Torvald e Stallman non è solo avere "inventato" un nuovo prodotto ma avere tracciato una strada che milioni di persone stanno seguendo, certamente entrambi non hanno rinunciato ad un giusto compenso per il proprio lavoro ma certamente hanno rinunciato a trarre per se stessi il profitto massimo possibile. A favore di tutti.
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Saturday, October 27, 2012
Thursday, October 6, 2011
La fascinazione della calligrafia: l’eredità di Steve Jobs (Stay hungry, stay foolish).

E' morto Steve Jobs.
Il suo discorso alla Stanford University di qualche anno è diventato celebre e ha reso celebre una sua citazione (da “The whole earth catalog” di Steve Brand) “Stay hungry, stay foolish” (siate affamati, siate folli), invito a sovvertire gli schemi e a lavorare appassionatamente.
Nello stesso discorso Steve Jobs aveva ricordato anche come, pur avendo lasciato il Reed College, avesse continuato a frequentare un corso di calligrafia, affascinato dalla capacità di produrre testo in bello stile (“It was beautiful, historical, artistically subtle in a way that science can’t capture, and I found it fascinating.”). Quella esperienza gli consentì anni dopo di immaginare che i suoi primi Mac dovessero avere una qualità tipografica mai raggiunta prima.
Jobs testimonia come qualcosa di assolutamente distante dal mondo della tecnologia, per lo più legato al passato, la calligrafia, possa aiutare a realizzare, meglio, ciò che ci accingiamo a fare, che è dalla conoscenza del nostro passato che riusciamo a trarre insegnamento per costruire (meglio) il nostro futuro. La calligrafia e il testo digitale altro non sono che due modi di rappresentare la comunicazione umana, che, come tale, necessita di qualità. Il passato insegna ma solo se sei “foolish” riesci a capire, ad astrarre l’insegnamento, rifuggendo dalle convenzioni che ti imprigionano.
In realtà in quell’aneddoto è nascosto anche un altro segreto di Steve Jobs e della Apple, la capacità di capire, prima di altri, che il computer non è solo uno strumento che aiuta a realizzare parte del proprio lavoro ma è anche uno strumento che deve andare incontro alla natura umana nel suo complesso, a tutto quello che nei secoli ha portato alla nascita della calligrafia, ma anche dell’arte e di tutto ciò che e cultura. La tecnologia ne deve essere solo la moderna interpretazione.
Uno dei più grandi (veri) visionari del nostro tempo lascia al tempo stesso un enorme vuoto e un ancor più grande eredità. Protagonista della rivoluzione digitale degli ultimi 30 anni ha caratterizzato la sua azione per questo suo personale approccio alla tecnologia, non solo microchip e software ma anche design, comunicazione e interpretazione del futuro.
E’ stato un incomparabile inventore di mercati futuri e per questa ragione qualche suo detrattore si ostina a rappresentare il suo percorso professionale più come l’iperbole di un gran venditore che di un guru dell’innovazione.
Se Bill Gates (suo duale e opposto) ha creato un’impresa inseguendo e soddisfacendo la domanda di ordinarietà, Apple ha superato la sua rivale ricercando quello che prima non c’era o che non era stato compreso, sovvertendo i confini canonici della tecnologia e invadendo campi che si riteneva fossero solo contigui.
Proprio questa è stata la forza rivoluzionaria di Steve Jobs, capire che la tecnologia, per essere utilizzata dalle persone, deve essere capita dalle persone stesse e deve essere funzionale al loro “essere persone”, quindi deve essere anche bello, facile da usare, familiare. L’iPod ha rivoluzionato l’approccio dei lettori MP3, l’iPhone quello della fruizione mobile dei servizi, l’iPad ha finalmente lanciato l’editoria digitale (tranne che in Italia), iTunes quello della musica digitale, senza dimenticare che Mac e Windows si contendono la primogenitura del metodo di navigazione a “finestre”.
Molti sono stati gli interpreti di questa meravigliosa rivoluzione ed è complesso decidere chi ha inciso di più sul cambiamento ma Steve è stato sicuramente quello che più di altri ne ha determinato un’evoluzione “human oriented”.
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