Friday, January 4, 2008

Una discussione in un forum su "coltivare l'eccellenza del team": sensazione di investimenti limitati in Italia

Un dei temi a cui dedico molta attenzione è l'osservazione della capacità da parte delle aziende di produrre qualità, quale leva competitiva del segmento IT nazionale, legata sorattutto alle nuove opportunità offerte dalla tecnologia del networking.

Strettamente connesso a questo tema è quello della valorizzazione delle risorse professionali quale principale asset produttivo di chi sviluppa tecnologia. Inutile parlare di web 2.0, banking 2.0 etc... se si non ragiona in termini di sviluppo delle capacità individuali.

Da un po’ di tempo va avanti una discussione sul’Hub “eccellenza del team” in Viadeo. Ho lanciato un post per conoscere le valutazioni personali di professionisti a riguardo della politica di valorizzazione della professionalità individuali nelle aziende italiane, in particolare riguardo al comparto IT.

Il post iniziale non esprimeva giudizi di sorta, proprio per non influenzare la discussione, anche se in cuor mio mi rendevo conto di lanciare una piccola provocazione. Prima di raccontarvi un po’ la discussione in oggetto tento di essere sintetico e di esprimere il mio pensiero, premettendo che la mia esperienza è focalizzata sulla mercato del software ed in particolare quello al servizio del mondo bancario.

Questo settore, pur rimanendo, per crescita, lontano dagli altri paesi europei (senza parlare degli emergenti dall’India alla Cina), rimane comunque un settore in discreta salute ed in particolare occorre osservare che le banche rappresentano il primo investitore italiano in IT.
Eppure, nonostante i requisiti di professionalità e investimenti necessari e presenti nel settore, la mia impressione è che le aziende italiane investano poco sui propri dipendenti, consce che i bassi costi di acquisizione di nuove risorse dall’esterno non giustifichino politiche “motivazionali” nei confronti del proprio personale.

Non contesto in termini assoluti questa strategia e non entro nel merito di considerazioni etiche sul valore del lavoro per ogni singolo individuo e dell’importanza che il lavoro stesso ha sulla sfera personale dell’individuo (anche se credo che anche in una logica del profitto un buon manager dovrebbe fare qualche riflessione sul tema), però credo che anche in una mera ottica di benefici e costi sia limitativo fare un bilancio di questo genere.

E’ indubbio inoltre che assistiamo ad un nuovo fenomeno migratorio verso l’estero, che non voglio chiamare “fuga di cervelli”, ma sicuramente perdita di personale ad alta specializzazione con un conseguente impoverimento competitivo del sistema Italia.

Cercherò in seguito di sviluppare questi temi in post successivi.

Continua... Approccio in Italia ed all'Estero...

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