Thursday, April 23, 2009

Il ministro dell’Istruzione che più ha contribuito alla diffusione della cultura informatica in Italia? Nessuno ha fatto quanto Facebook (parte II)

Riprendo, per completarlo, il tema che ho cominciato a trattare nel precedente post.


A parte le considerazioni sulla genesi e sulle cause del successo, è un dato oggettivo che oggi il desiderio di “esserci” rappresenta una forte spinta motivazionale che si traduce nella prima alfabetizzazione su internet per milioni di persone. Quale progetto di un qualunque governo o istituzione (in Italia...) avrebbe potuto produrre tali risultati?

Credo nessuno.


I “nemici” dei social network

Chiaramente come tutte le mode ha i suoi “nemici” (come è giusto che sia), costituiti da coloro i quali ancora diffidano di internet (anche se talvolta non conoscono bene il fenomeno), oppure faticano ad accettare dinamiche di comunicazione diverse da quelle cui sono abituati, oppure perché, ovviamente, c’è chi fa fatica a ritrovarsi e nel “mucchio” e ama vedersi in controtendenza.

Io stesso ammetto di essere un po’ così e se nel 2006 mi piaceva spiegare a colleghi ed amici la portata di questa rivoluzione che si stava concretizzando, oggi mi viene un po’ da sorridere quando sento il mio dentista che mi chiede “ci sei anche tu su Feisbuc?”.

Sorrido..

Ma penso che se lui ha preso lezioni per imparare ad inviare le mail e a chattare sui SN questi strumenti hanno ottenuto dei risultati veramente rilevanti.


Arriva anche per FB il riflusso

Oggi in Italia FB vive un momento di riflusso (sempre nel blog di Merlinox si è aperta una discussione sul tema), ma credo che si tratti di un momento fisiologico dovuto al progressivo spegnersi dell’euforia di chi ha provato, soprattutto da poco, l’ebrezza etilica del web. Ma credo anche che la bellezza del web sia la sua dinamicità e che quindi anche la cristalizzazione di eventi, come nel caso di Facebook, con un successivo riflusso o addirittura implosione, non sia assolutamente un male, auguriamoci piuttosto che domani ci sia qualcosa di nuovo e sempre più interessante.

Quello che ieri era novità oggi è storia, non obsoleto e da dimenticare, ma avvolto dalla patina di deja vù che ne modifica la bellezza, mentre nuove sfide appaiono all’orizzonte., pazienza se Facebook o MySpace diventeranno un ricordo come Napster.

Mail ed sms hanno reso meno utilizzate le lettere a mano, come il digitale la buona vecchia pellicola o il vinile, ma non sono scomparse e non hanno perso il loro fascino, anzi.

Per questa ragione appare anacronistica la condanna in Svezia dei responsabili di Pirate Bay… servirebbe che questi anziani giudici e più anziani manager si rendessero conto che non si può combattere contro una marea e che sopravviverà solo chi saprà sviluppare una migliore capacità di adattamento, sfruttando la propria attuale posizione di forza, non per conservare uno status quo impossibile da difendere, ma elaborando, prima degli altri nuovi modelli di business.

Tuesday, April 21, 2009

Il ministro dell’Istruzione che più ha contribuito alla diffusione della cultura informatica in Italia? Nessuno ha fatto quanto Facebook

Forse oggi mi attirerò le critiche di quelli che guardano con diffidenza alle mode ma, dando il giusto peso alla provocazione di un titolo, volutamente al limite del paradosso, credo che quello di oggi contenga alla base una reale essenza di verità :

all’alfabetizzazione informatica in Italia contribuito Mark Zuckerberg (il boss di Facebook) più che tutti gli ultimi ministri che si sono succeduti.

Non la Moratti, la Gelmini ed i loro illustri predecessori... Ricordate Il tanto strombazzato slogan delle tre “I”, informatica, inglese ed impresa.. è rimasto una delle tante promesse elettorali, di informatica nelle scuole se ne è vista poca e la vicenda del maestro unico sembra ulteriormente diminuire le chance di far crescere le nuove generazioni adeguatamente preparate, sotto il profilo tecnologico.

Però nel frattempo è esploso uno di quei fenomeni che è difficile prevedere prima e che anche dopo che si è concretizzato rimane difficile spiegare: Facebook ha aperto le porte di internet a milioni di neofiti del web.


Un processo in atto da qualche anno

In realtà il processo è iniziato ben prima, con altri Social Network, da MySpace a YouTube o Twitter, ma nessun altro come Facebook è diventato un fenomeno di massa e popolare tra i non “iniziati” del web, ovunque nel mondo e da meno di un anno anche in Italia. Il mio account di FacciaLibro è rimasto silente per mesi fino a quando, inspiegabilmente, quasi da un giorno all’altro si è animato e si è popolato di “amici”, che non mi sarei mai aspettato di trovare nel mondo virtuale.

Oggi poi, aprendo la mia posta, ho avuto la conferma definitiva che questo malvagio oggetto si è trasformato nella killer application che ha rivoluzionato la cultura informatica della popolazione italica, tra le mail di segnalazione che giornalmente mi costringono a vivere “Feisbuch” , c’era la richiesta di amicizia di un amico.

Fin qui nulla di strano.. se questa persona non avesse da sempre dichiarato la propria idiosincrasia all’uso del computer, tanto che per lui “scrivere” rimaneva pur sempre l’uso di una penna (stilografica ovviamente,perchè la biro non si confà a chi vuol ritenersi elite) e che la sua età, 56 (non anziano ma neppure giovane…), non è da considerarsi ideale per cominciare ad utilizzare questi strumenti (dopo averli così a lungo guardati con diffidenza).


Assediato dagli “amici” su Facebook.. come starne fuori?

Ovviamente questo è solo l’ultimo caso di una lunga lista, persone che hanno trovato il coraggio di vincere la propria diffidenza verso il computer ed ancor più verso internet solo perché ormai Facebook li aveva accerchiati, amici e colleghi intrappolati nel network erano dappertutto, come rimanerne fuori?

Cosa abbia determinato questa spirale francamente non so, in fondo il Social Network dei college americani non proponeva molto di nuovo rispetto a chi lo aveva preceduto, semplicemente in genere lo faceva meglio e soprattutto non era un universo chiuso. Lo cito per la seconda volta, ma questo post di Merlinox (ovviamente non tutti quelli che capitano qui sono lettori affezionati) propone una analisi dettagliata del fenomeno ed anche lui, come me, non rintraccia molto di nuovo in ciò che è stato fatto da Facebook. In genere una differenza di approccio, con la possibilità dall’esterno di integrare altre applicazioni, i tanti test, gli abbracci virtuali e le molteplici funzioni, più o meno inutili hanno fatto la differenza. Probabilmente altro fattore critico di successo è stato il carattere “nazional-popolare”( mutuando un’abusata definizione televisiva) di Facebook a differenza di MySpace che per esempio è assimilato soprattutto allo spazio degli artisti o YouTube, visto soprattutto come una “televisione”.


Il successo di Facebook? Fatto da persone normali

Su Facebook non occorre essere un artista digitale o un cantante, è popolato di persone normali, con un nome ed un cognome e non si incontrano (tanti) personaggi come panterina2009 o maschio italiano, con improbabili foto da pin up e con addominali a forma di tartaruga. Partito infatti come network riservato a studenti americani, con email “nota”, è cresciuto tenendo fede all’identità rappresentata dal nome: network di facce. Oggi MySpace rincorre questo modello e da qualche tempo chiede alla login se si vuole apparire con il proprio nome e cognome….

Se questa sia una delle ragioni non posso affermarlo con sicurezza, ma credo personalmente che sia stato un contributo rilevante . Certamente altro fattore critico è la facilità d’uso, che può sembrare una banalità, ma è il discrimine sul quale si infrangono i sogni di molti prodotti software o che ha fatto la fortuna di (pochi) altri, come testimonia il successo travolgente di iPhone per esempio.

continua...

Monday, April 13, 2009

Il marketing individuale nell'era dei social network (segnalazioni)

Qualche tempo fa ho raccontato la mia esperienza di micromarketing sul web per una associazione sportiva ed oggi, sul tema delle possibilità di marketing locale offerte dalla rete, volevo segnalarvi due post diversi per impostazione, ma entrambi interessanti: il primo è dedicato al marketing per gli studi professionali mentre il secondo, molto dettagliato, su Facebook, di cosa ha cambiato nel web e di conseguenza di come cambia il modo di fare comunicazione

Tuesday, April 7, 2009

Il terremoto in abruzzo, riflessioni su una esperienza già vissuta, l'impotenza della tecnologia (...e la miopia degli uomini)


Oggi non riesco a parlere di tecnologia,avrei voluto scrivere ben altro post ieri, ma poi la tragedia del sisma in abruzzo ha bloccato le mie dita.

Questi drammi colpiscono tutti, in primis ovviamente le vittime che subiscono una tale devastazione, ma anche tutte le persone dotate di sensibilità. Tra queste, chi ha vissuto gli interminabili istanti di situazioni simili o portato il suo contributo nei luoghi colpiti, non può non sentirsi dentro un gran dolore.

Ieri le immagini dall'abruzzo devastato mi hanno riportato al quel 23 novembre del 1980, quando la terra cominciò a tremarmi sotto i piedi ed i lampioni della luce che ondeggiavano furono il segnale che qualcosa di tremendo stava accadendo.

Nella mia città ci fu soprattutto grande spavento, molti danni e per fortuna pochissime vittime, ma quando il mattino dopo partimmo in direzione dell'epicentro ci accolse la straziante immangine di interi paesi rasi al suolo. Oggi le foto delle vittime di Onna, avvolte in sudari improvvisati ed adagiate in fila in un prato, fanno riemergere i ricordi del posto, drammaticamente simile, dove cercavamo di dare una sistemazione alle vittime recuperate sotto le macerie.

Era la mia prima esperienza con un dramma cosi esteso ed intenso, ma la forza di fare cose, che non avrei mai immaginato di dover fare, ci veniva dal dolore dei parenti che, a mani nude, tentavano di dare ai propri cari almeno una sepoltura in un luogo conosciuto.

Sono passati gli anni ma il terremoto mi è rimasto dentro, ogni volta che succede qualcosa del genere ne sento il dolore dentro, dal lontano tsunami alle tragedie in Italia, per questo sentite un po' più delle altre, dal San Giluliano per finire all'Aquila.

Per lavoro affrontiamo spesso problemi di disaster recovery, si predispogono piani per minimizzare gli effetti di eventi catastrofici, ma poi queste immagini ci sommergono di un senso di prostrazione per tutte queste vittime che non si sono potute salvare. La nostra tecnologia alza le mani in segno di resa in questo caso, ma si fa veramente il possibile per trovare nuove soluzioni?
Non so... proprio dopo lo tsunami in asia mi è capitato di lavorare per progetti di prevenzione, motivato dal deisderio di fare qualcosa, ma non sempre ne ho tratto l'impressione che tutti lavorino nella stessa direzione, Istituzioni, Enti di Ricerca ed aziende. Al punto da ingnorare il contributo volontario di persone ed aziende che cercano di dare una mano.

Ora però è solo il momento della solidarietà.

Thursday, April 2, 2009

Uno studio dimostra che l'uso di internet in ufficio non diminuisce la produttività. Anzi l'aumenta del 9%!

Oggi la sezione di Repubblica dedicata al lavoro riporta un commento ad uno studio australiano che ha tentato di dimostrare una relazione tra aumento della produttività ed utilizzo del web, in particolare dei social network.

Non so se questa ricerca sui comportamenti degli impiegati abbia solide base scientifiche e tanto meno ho io le basi per valutare se è vero che l'utilizzo quotidiano di Facebook induca un aumento del 9%, come sostenuto nell'articolo, sono certo però che le "distrazioni" cui siamo soggetti al lavoro sono in genere insite nel nostro approccio e che quindi se abbiamo un approccio responsabile al mondo del lavoro non sarà certo Facebook a minarlo.

Di contro non basta proibire l'uso di Facebook ad un dipendente per farlo lavorare. Tutt'altro.

Purtroppo spesso è radicata la convinzione che una politica "proibizionistica" dia i suoi frutti nel rendere produttive le persone, mentre la realtà è che solo una strategia di coinvolgimento può consentire di massimizzare l'impegno sul posto di lavoro. Si confondono obiettivi quantitativi (presenza in ufficio) con obiettivi qualitativi (capacità di produrre), la velocità e la frenesia con la reale capacità di creare valore aggiunto.