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Tuesday, August 6, 2013

6 giugno 1991 L'anniversario del Web

A contare gli anni non sembra essere possibile... come 22 anni fa non esisteva il web?
Per essere esatti esisteva già ma molto era ancora nella mente di una persona Tim Berners Lee, lui stesso però ci tiene a sottolineare come in realtà quello che lui fece pubblicamente quel 6 agosto del 1991 l'aveva già realizzato all'interno della sua rete di studiosi.

Ma cosa fece questo cinquantenne britannico di tanto sensazionale?

Pubblicò il primo sito in rete!
Tim Berners Lee è un Sir della Corona Inglese, ha avuto il privilegio di inaugurare gli ultimi Giochi Olimpici di Londra eppure il suo nome ai più dice troppo poco.
Se chiediamo in giro chi è Bill Gates ci diranno un genio dell'informatica e forse ancor di più se chiediamo dell'ormai mitico Steve Jobs. Eppure la fama di questi due manager, fondamentali (nel bene o nel male) nell'evoluzione della tecnologia dovrebbe risultare oscurata da ciò che questo signore (lui si un vero "visionario") ha immaginato nel tempo.
World Wide Web, HTML e W3C sono stati partoriti con il contributo fondamentale di Berners Lee, ovvero tutto quello che oggi è alla base dell'attuale rivoluzione digitale.
Lodlive il browser di Linked Open Data ricorda quella data con una slide e con l'enorme ragnatela di relazioni che da il peso di quanto accaduto.
Al di la della straordinarietà di quanto realizzato da TBL la vera essenza del suo lavoro è nell'approccio antitetico con cui Berners Lee si è posto difronte alle proprie innovazioni. Le ha condivise.
Non è certamente un uomo povero Tim ma ha anche rinunciato, in larga parte, a capitalizzare al massimo, e solo per se, il frutto del proprio lavoro. I colossi dell'informatica hanno vissuto sempre nella costruzione di un impero basato sul concetto di difesa della proprietà (la loro ovviamente) e sul protezionismo, spesso abusando della propria posizione dominante. Tim ha lavorato per condividere.
Oggi TBL si sta impegnando a fondo nella diffusione proprio dei linked open data, ancora una volta fa da avanguardia nella conquista della piena e vera condivisione della conoscenza.

Saturday, December 15, 2012

15.12.1969 muore Pinelli a Milano. Riflessioni sul patrimonio digitale on line in un giorno di ricerche sul buio 1969

La ricchezza di fonti di informazione in rete è un fatto ovviamente consolidato, un po' meno la ricchezza di documenti storici in digitale, sulla cui disponibilità pesa il costo di trasformazione degli oggetti fisici in digitali. Negli ultimi anni però si è assistito a un aumento, in termini numerici e qualitativi, nella loro pubblicazione on line, accompagnato anche da tentativi di avvicinare le persone mediante sistemi di comunicazione più adeguati al nostro tempo, cosi come l'operazione dell'Archivio Luce e AAMOD su YouTube.

In questo caso non si è trattato di un aumento dei materiali on line, perchè già disponibili da anni sul portale, ma la scelta di portarli sul più grande archivio audiovisivo moderno è certamente un'operazione di contaminazione degna di attenzione, focalizzata sul tentativo di "aprire" ulteriormente il patrimonio culturale a un pubblico meno specializzato.

Analogamente possiamo trovare in rete l'Archivio della Stampa e dell'Unità o gli archivi "per non dimenticare", quello della Camera dei Deputati e tanto altro, tutte preziose fonti di informazione sulla nostra storia recente. In generale oggi assistiamo a un tentativo di condividere queste informazioni con la comunità, utilizzando, non più solo ricchi portali web ma anche strumenti moderni come i Linked Open Data, in controtendenza rispetto a un passato, anche recente, nel quale questa era considerata materia per i soli esperti del settore.


Di seguito ho inserito un articolo ho già pubblicato su regesta.com e che da un senso tangibile a quanto scritto in precedenza, una breve storia del 1969 arricchita da documenti originali tratti da numerose fonti. Da notare l'impegno di uomini dello spettacolo come Petri e Pasolini sui temi politici del tempo.

Il ricordo di Piazza Fontana e del lungo 1969

 

Da tempo si parla del 12.12.12, giorno in cui avremmo tutti quanti dovuto assistere al realizzarsi un funesto presagio di troppi secoli fa. Un caso mediatico al quale preferiamo una giornata della memoria, quella che riguarda uno degli episodi più bui della nostra vita recente, la bomba di piazza Fontana a Milano, alla Banca Nazionale dell'Agricoltura ricordata in "un minuto di storia" di Gianni Bisiach, reso disponibile dal tg1 su YouTube
   

Ripercorriamo quindi i principali fatti di quel 1969, partendo principalmente dai documenti visivi conservati nell'Archivio Storico Luce, disponibili da tempo alla consultazione on line. Piazza Fontana è al tempo stesso un apice e un inizio, il culmine della tensione crescente di un caldissimo 1969 e l'incedere delle più dura stagione di terrore, dolore e depistaggi della nostra Repubblica. Morirono 17 persone, di cui tre nei giorni successivi, ma quella striscia di dolore include anche il commissario Calabresi (per il cui omicidio vennero condannati anni dopo i vertici di Lotta Continua) che la notte del 15 dicembre interrogò uno dei primi sospettati, risultato poi innocente, Giuseppe Pinelli, finito giù da una finestra proprio quella notte in questura. Pinelli morì e altre morti sospette seguirono negli anni fino alla strage della questura di via Fatebenefratelli nel 1973, proprio in occasione di una commemorazione del commissario Calabresi.

Il regista Elio Petri realizzò un documentario per raccontare le ipotesi sulla morte di Pinelli in questura, si riconoscono, giovanissimi Gian Maria Volontè, Renzo Montagnani e Luigi Diberti.

Se però la storia successiva, pur non chiara a causa dei depistaggi che l'hanno sepolta, è conosciuta ai più, nella memoria collettiva rimane un po' meno dei fatti del 1969 che l'hanno preceduta e che in qualche modo l' hanno determinata.

In questo filmato dell''Archivio Luce si parla sia del suicidio di Jan Palach (19 gennaio 1962) e della primavera di Praga, così dilaniante per la sinistra italiana, sia dell'elezione del controverso Nixon alla Casa Bianca (unico presidente Usa dimessosi per uno scandalo, il Watergate). In quell'anno Almirante va a dirigere l' MSI-DN. In Grecia c'è una giunta militare, quella dei "colonnelli" e nel crescente clima da guerra fredda l'Italia rappresenta la terra di confine tra i due blocchi, si succedono eventi che nascono dalla contrapposizione giovanile o dal torbido rimestare di molti servizi segreti. La rete Gladio era già attiva dal 1964, ma fu riconosciuta pubblicamente dopo molte reticenze dal Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, solo nell'ottobre del 1990, inoltre la Commissione Stragi ipotizzò la nascita di strutture simili fin dal primo dopoguerra.
Il 27 febbraio, mentre Roma è scossa per le proteste per la visita di Nixon, studenti di destra irrompono nella facoltà di Magistero e nel tentativo di fuga muore uno studente di 23 anni, Domenico Congedo , il 31 marzo si insedia la Commissione Parlamentare che dovrà indagare sul piano Solo del 1964 e sulle schedature SIFAR mentre il 9 aprile a Battipaglia, durante uno sciopero generale, la polizia, intervenendo pesantemente come qualche mese prima ad Avola, carica e spara. Muoiono un ragazzo di 19 anni, Carmine Citro, colpito alla testa e una professoressa, Teresa Ricciardi raggiunta da una pallottola in dotazione alle forze dell'ordine, al terzo piano della propria abitazione.

Il fotografo Elio Caroccia, che compare nel video che segue, viene picchiato dalla polizia mentre riprende gli scontri. Rimarrà colpito per sempre da quell'esperienza. La protesta diventa una vera e propria insurrezione popolare e la polizia deve abbandonare la città. Le indagini successive coinvolgono un centinaio di persone nei fatti della rivolta ma nessuno viene indagato per la morte di Citro e della Ricciardi. Il giornali più conservatori bollano la protesta come eversiva, l'ufficio propaganda del PCI produce un documentario, ripreso e ampliato nel 70, per raccontare il disagio popolare.
Colpisce la composta commozione della sorella di Carmine Citro nel ricordare la morte del fratello, tipografo occupato, in difesa del lavoro dei suoi coetanei meno fortunati.
Alla Camera dei Deputati un commosso presidente dell'assemblea, Sandro Pertini ricorda i morti di Battipaglia ma il dibattito si trasforma in uno scontro tra le tesi del governo, che con il ministro Restivo difende l'operato della polizia, i deputati del centro destra che evocano i fantasmi della rivoluzione e la sinistra che chiede con forza che la polizia non usi più le armi nel corso di manifestazioni di piazza. Presidente del Consiglio è Mariano Rumor, coinvolto (e prosciolto) anni dopo nello scandalo Lockheed, intervengono nel dibattito tra gli altri Almirante, Andreotti, Avolio, Covelli, Ferri, Guarra, Malagodi, Pajetta, Scalfari, Donat Cattin e D'Alema.

Battipaglia è una città atipica del sud, nata solo nel 1929, in ossequio alla politica di ruralizzazione del duce, per popolare la piana del Sele in fase di bonifica. Viene distrutta dai bombardamenti durante lo sbarco alleato nel golfo di Salerno ma conosce un poderoso sviluppo nel dopoguerra. Nel 1969 la ventilata chiusura di molte fabbriche scatena la rabbia popolare.

Battipaglia è lontana dalle tensioni delle metropoli come Roma e Milano e ancora oggi le testimonianze raccontano di una rivolta popolare che allontanò spontaneamente politici, giornalisti e provocatori. Eppure uno scrittore anarchico inglese, Stuart Christie, in un suo saggio sul terrorismo nero, racconta (pag 28) che il giorno prima l'agenzia OP di Pecorelli avrebbe previsto disordini molto seri a Battipaglia (come purtroppo accadde) e annunciato la presenza di numerosi attivisti di Avanguardia Nazionale.

Pecorelli era un giornalista con informazioni di prima mano dei "servizi" e non parlava a caso, ragion per cui era seguito e temuto negli ambienti politici. Per il suo omicidio 10 anni dopo, il 20 marzo 1979 alla Corte di Assise di Perugia ci saranno condanne importanti, come quella del senatore Andreotti, annullate successivamente dalla Corte di Cassazione. La nota di OP  potrebbe far pensare che un pezzo della strategia della tensione che ha insanguinato il nostro paese sia passato anche per le strade e le piazze di Battipaglia.

Oggi su Facebook un gruppo raccoglie materiali e informazioni su quelle giornate e questo, a mio avviso, rappresenta un nuovo modo di raccogliere la memoria popolare.

Se nulla è confermato a riguardo di trame oscure è certo però che quei fatti diedero il via a una stagione di manifestazioni, nelle quali forte fu la contrapposizione con la polizia, e di attentati come quelli alla Fiera di Milano, a diverse stazione e treni, con il tragico epilogo di due ragazzi di 22 anni morti il 27 ottobre e il 19 novembre. A Pisa Cesare Pardini viene colpito al petto probabilmente da un candelotto lacrimogeno, a Milano l'agente Antonio Annarumma perde la vita a bordo della sua jeep per un colpo al cranio. Anche in questo caso alla versione ufficiale che parlava di tubi innocenti lanciati dai dimostranti si contrappose una versione che faceva ricadere sull'urto della jeep la causa della morte. Non venne identificato alcun responsabile.

Il 12.12.69 la strage per la quale non esistono colpevoli.

Altri documenti 
 

Thursday, December 6, 2012

Il primo Open Data Day italiano a febbraio

Ieri a Bologna si è tenuto il primo incontro preparatorio per il primo Open Data Day italiano, in previsione per  febbraio, ovviamente in concomitanza con la giornata internazionale dedicata agli Open Data.

L'incontro promosso (anche attraverso un sito ad hoc), dall’Associazione Stati Generali dell’Innovazione e regesta.exe aveva l'obiettivo di organizzare un confronto tra tutti i soggetti, pubblici e privati, che hanno finora lavorato in Italia su Open Data e Linked Open Data per intraprendere un’iniziativa dal basso a sostegno degli Open Data e delle attività avviate dall’Agenzia per l’Italia digitale in questo settore.

L'adesione è stata più che ampia e coinvolgente, con interessanti e vivaci spunti di riflessione, per la cui analisi vi rimando alla cronaca via twitter fatta da stessa regesta oppure seguendo l'hashtag

Quello che mi interessa sottolineare come questo tema stia assumendo sempre più importanza anche nel panorama italiano e, pur senza voler tornare per forza una citazione ormai consueta nel mondo degli Open Data, ovvero quella della battaglia del pioniere di internet e degli Open Data Tim Berners Lee, non possiamo che sottoscrivere la dichiarazione " unlock our data and reframe the way we use it together".

Questa è una svolta troppo importante per ignorarne i benefici ma naturalmente l'innovatività di questo cambiamento non risiede nella capacità tecnologica di adottare un'infrastruttura tecnologica più o meno adeguata, quanto nella volontà dei singoli di "pensare insieme", ovvero nell'adesione reale alla filosofia degli Open Data (...e non nell'inseguire il suo essere oggi un po' di moda!).
  

Thursday, July 12, 2012

xdams, la piattaforma Open Source tutta italiana per la gestione degli archivi multimediali e la valorizzazione dei Beni Culturali


Il dado è tratto, abbiamo rilasciato con licenza Open Source la piattaforma xdams per la gestione di archivi storici multimediali.
“Abbiamo” sta a indicare la società per cui lavoro, regesta.exe, ma più in particolare tutte le persone che da anni collaborano allo sviluppo di questa piattaforma. Si è trattato infatti di una scelta a cui tutti hanno contribuito e verso la quale tutti hanno spinto, il punto di arrivo di un percorso iniziato 10 anni fa e al tempo stesso una nuova partenza.



Cos'è xdmas?

Come dicevo nell’introduzione xdams è un software di catalogazione dei patrimoni storico culturali, archivi storici, fotografici e multimediali in generale. La versione che è stata rilasciata comprende il modello dati dell’archivio storico, codificato secondo EAD, il modulo soggetti produttori e gli authority codificati in EAC-CPF. La caratteristica di questo software è quella di gestire i principali standard nazionali e internazionali per il trattamento di questo tipo di materiali (Isad, Isaar, Fiaf, Scheda F, MAG, Unimarc ecc.) permettendo a tutti coloro i quali utilizzano questo software di lavorare all’interno di un contesto scientificamente riconosciuto a livello internazionale
La scelta principale è stata quella di utilizzare per la persistenza il formato standard per eccellenza di rappresentazione delle informazioni ovvero l’XML, per cui xdams non si serve di un database tradizionale ma di file XML . Tutto ciò permette la massima dinamicità nella configurazione della base dati e soprattutto ne consente una agevole modifica, anche “on fly”.


La roadmap e il servizio di hosting gratuito

Oltre alle prossime versioni con nuove tipologie di archivi e/o con  enhancement tecnologici personalmente aspetto con particolare attenzione la partenza del servizio di hosting  (gratuito di base e a pagamento per livelli più avanzati) che potrà fornire strumenti lavoro a nuove tipologie di utenti e diventare il volano per la creazione di una comunità di esperti, punto di riferimento per lo sviluppo della conoscenza.
Le continue evoluzioni del prodotto hanno avuto quale costante la determinazione di favorire la corretta organizzazione e conservazione delle informazioni e degli oggetti ma anche la predisposizione di una base informativa adeguata alla pubblicazione on line e alla valorizzazione del patrimonio culturale, come avvenuto nel caso dei tanti utenti della piattaforma, Archivio Luce, Camera dei Deputati, IBC Emilia Romagna, Fondazione Feltrinelli e tanti altri.



Obiettivo, condivisione e sviluppo.

Oggi la scelta Open Source rappresenta una nuova fase dell’evoluzione di xdams, il tentativo di allargare la capacità di sviluppo del software ma anche e soprattutto della base dei suoi utilizzatori attraverso un’esperienza di sharing della conoscenze e delle risorse al posto di un modello basato esclusivamente sulla immediata remunerazione dei servizi e dei prodotti.
Speriamo di creare una vera e propria comunità di esperti e sviluppatori che possano collaborare per ottenere il massimo dalla condivisione delle risorse destinate a questo settore. Ci auguriamo poi che questo sia un’ulteriore punto di arrivo per un nuovo rilancio che potrebbe essere l’esportazione di questo modello anche all’estero. L’Italia è il paese con il più grande patrimonio storico al mondo e ci sono le competenze per diventare un punto di riferimento per questo settore.

Thursday, March 8, 2012

Internet of Things e Web of Data, una riflessione sulla ricerca dell'Osservatorio del Polimi

Ieri incontro al Politecnico di Milano su Internet of Things (IoT) nell'ambito degli "Osservatori" della School of Management.

L'Internet delle cose è un argomento di grande fascino che ho già trattato diversi mesi fa scrivendo delle riflessioni di Bruce Sterling sugli Spime, sensori spazio temporali, ma ancora prima, a partire da metà del decennio scorso, occupandomi di alcuni progetti presentati in ambito europeo sul monitoraggio ambientale

Quindi ho seguito con molto interesse l’incontro che presentava la relazione finale circa l’Internet delle Cose in Italia e nel mondo. Con questo concetto si definisce la capacità di “oggetti intelligenti” di interconnettersi e interagire, essendo caratterizzati, in estrema sintesi, da:
  • Identificazione
  • Localizzazione
  • Acquisizione di informazioni
  • Elaborazione
In pratica ogni oggetto dovrebbe avere la capacità di essere riconoscibile e interconnesso alla rete, avendo la capacità di assolvere funzioni, anche eterogenee, quali acquisire informazioni dall’ambiente che lo circonda, trasmettere tali dati ed eventualmente interagire con gli altri oggetti in funzione dei dati che gli stessi si scambiano.

I primi passi di un percorso ancora lungo

La realtà è oggi ancora lontana da questa utopia, come sembra testimoniare l’Osservatorio, ma il processo di evoluzione verso l’IoT ha assunto tale rilevanza da suscitare l’interesse dei grandi player (in particolare Telco), come evidente dal tono degli interventi di alcuni partecipanti ai tavoli di discussione. In particolare Vittorio Consolo di Telecom ha raccontato come ormai il traffico dati sia in grandissima crescita, e che un sesto di tale traffico riguarda l’interconnessione machine-to-machine (in crescita a 2 cifre), ovvero il traffico generato da dispositivi che montano on board una SIM (oltre 4 milioni).

E’ evidente che tali numeri determinano un forte focus commerciale delle Telco, con conseguenti investimenti nella ricerca, ulteriormente sostenuti in ambito Comunità Europea.

Tra i dispositivi già disponibili lampioni che si autoregolano e i contatori della luce mentre tra quelli che potrebbero conoscere ampia diffusione gli elettrodomestici che si autoregolano in relazione alla disponibilità totale di elettricità o per ottenere una riduzione dei costi energetici. Non entro nel merito della ricerca perchè è già ben descritta negli atti del convegno e quindi mi limito ad alcune riflessioni personali

Più che di oggetti capaci però di connettersi alla rete si parla ancora di reti eterogenee che connettono oggetti e che poco si parlano, dove la comunicazione con i dispositivi finali è delegata principalmente a gateway che di fatto separano le reti. Limitazioni superabili grazie all’eventuale affermarsi di uno standard ma siamo ancora al tentativo di imporre standard proprietari vs. standard realmente open , quindi siamo ancora lontani da quanto ipotizzato nel 1999 da Kevin Ashton anche se è evidente che la cosa comincia a prendere piede.

Gli Spime di Bruce Sterling

Probabilmente al momento si ragiona soprattutto su come connettere oggetti esistenti creando reti ad hoc, mentre forse l’approccio dovrebbe essere quello di progettare oggetti capaci di elaborare informazioni e di essere interconnessi, pluggabili con sensori di natura diversa, il concetto di Spime di Sterling.

Ad oggi lo “Spime” più efficiente rimane lo smartphone, in grado di essere localizzato, connesso, raccogliere foto e video o far funzionare altre applicazioni. Il limite nel considerarlo realmente un oggetto interconnesso nell’accezione di IoT è che le sue funzioni sono essenzialmente pilotate dall’intelligenza umana, ma tra le migliaia di app disponibili ce ne sono alcune che lo rendono capace, in fondo, di autonoma capacità elaborativa, come l’app che sono in grado di georeferenziare le foto fatte da una camera esterna in base al sincronismo temporale.

Internet of Things e Web of Data

Al tema dell’internet delle cose si collega però a questo punto quello del web of data, l’altro grande trend del passaggio dal web 2.0 al X.0. e di cui mi sono occupato in un contesto solo apparentemente molto diverso. Cosa succederà e di chi saranno questi dati raccolti in giro dai sensori?

Oggi nel monto è in corso una grande migrazione di informazioni, conosciuta come Web of Data, da un formato human oriented a un formato machine readable, con strumenti e standard quali RDF, Open Data e Linked Open Data per consentire non solo di pubblicare informazioni ma anche di raggiungere un effettiva condivisione di esse, consentendone la rielaborazione e l’integrazione con altre fonti.

A maggior ragione queste informazioni, nativamente dati “grezzi” dovrebbero essere rappresentati in un formato standard, tale da poter essere utilizzati anche da utenti estranei al circuito che li ha generati/raccolti avendo a disposizione la “terza gamba” di questo sistema ovvero gli strumenti che permettono di descrivere la semantica di tali dati. Potrei ottenere l'integrazione tra dati rivenienti da misurazioni quantitative sul campo con dati rielaborati dall'intelligenza umana e trattabili mediante elaborazioni automatiche.

Un sistema cosi integrabile descrive uno scenario dalle potenzialità infinite, un ulteriore grande passaggio della rivoluzione digitale in atto.

(foto licenza C.C. da Kirk Lau)