Thursday, July 31, 2008

Iphone: bufala o innovazione? discussione con gianluca sull'importanza di riuscire fare cose semplici sovvertendo il punto di partenza














Il caso "tecnologico" degli ultimi mesi è quello dell'iPhone... annunciato da tempo è arrivato sul mercato italiano con un grande BOOM!!!

Per curiosità personale e necessità professionale di aggiornamento continuo abbiamo cominciato a guardarci dentro in azienda. Dopo un po' che ci riflettevamo su, girandolo e rigirandolo tra le mani, è nata una discussione con il mio amico gianluca (bertani) su quale fosse veramente la portata dell'innovazione costituita da questa graziosa mattonellina tecnologica.

La discussione è andata avanti per un po', direttamente o via mail, mano a mano che aumentava la familiarità con il mezzo e gianluca cominciava anche a provare codice, per verificarne le sue vere potenzialità. Da quella discussione molti degli spunti di questo post, gianluca mi perdonerà se ho preso anche qualche linea di testo dalle sue mail.

Il mio punto di partenza era che le presunte novità, che l'efficientissimo marketing della casa americana ha magnificato, erano più o meno rintracciabili in tutti i cellulari di fascia medio-alta, tipo mail, internet etc.

Allora dov'è la novità?

Su questo, il mio innato scetticismo, mi tratteneva su posizioni meno positive rispetto a gianluca, che invece si è subito gettato alla scoperta dell’iPhone.

Ho troppo spesso visto cose banali spacciate per innovazione e tanto spettacolare marketing intorno all’iPhone mi faceva propendere per la solita bufala, ma ben venduta. Ammetto di avere preso poco in considerazione il fatto che la Apple, dalla sua nascita, ci ha abituato alla tecnologia innovativa e di eccellenza e mi sono fatto fuorviare dalla medesima attenzione che dedicano all’estetica, finalizzata a trasformare i loro prodotti “anche” in oggetti di moda.

L'aspetto meno visibile, ma sostanziale, è ovviamente la tecnologia, l'iPhone non è un telefonino con funzioni aggiunte in seguito, come quelle citata prima, ma al contrario un computer che sta nello stesso spazio di un cellulare. Lo dice il processore, il sistema operativo e la memoria. Non cose banali se si considera che i palmari avevano imboccato questa via, ma con prestazioni minori e dimensioni maggiori.

Ma tutta questa tecnologia a serve, se poi in fondo si fanno le stesse cose di prima?

Eccola alla fine la vera rivoluzione dell'iPhone, tanta tecnologia progettata soprattutto per rendere facile l'utilizzo di questa minuscola communication machine. E’ tutto semplice, immediato, senza tastierini microscopici, da usare difficilmente con dita cicciottelle, o pennine da perdere regolarmente.

Troppo poco?

A più può sembrare di si... ed invece è questa la vera rivoluzione.

In questi anni abbiamo vissuto diversi fallimenti nell’usare cellulari per funzioni web, dal primo lentisssimo WAP ai più moderni browser installati su cellulari.

In fondo solo grandi aspettative, tradite regolarmente dalla difficoltà di utilizzare il browser in maniera veloce ed intuitiva, tutto si riduceva spesso ad un gadget da mostrare agli amici o da usare in pochissime situazioni. Per specializzazione, lavoriamo nel banking e tanti servizi nati hanno partorito solo dei topolini, utilizzati soprattutto a livello marketing.

Basta avere l’iPhone in mano qualche minuto per rendersi conto invece che la musica è diversa, facile da usare, con uno schermo grande e supportato da tante facilities (giri l’iphone e giri tutto, puoi ingrandire o ridurre tutto con una splendida risoluzione), qualcuna utile qualcuna assolutamente inutile ma altrettanto assolutamente gradevole.

Già la risposta è proprio banale... ma è un grande passo in avanti che fa sembrare i "vecchi" cellulari come oggetti di un'altra epoca.

domani ancora qualche considerazione...

Tuesday, July 29, 2008

Una proposta per l'ambiente: the ICT for Sustainable Growth Social Network (terza parte), l’Osservatorio sulle Tecnologie per L’Ambiente

continua dal post precedente

Abbiamo visto quindi che esistono numerose potenzialità ancora inespresse nello sviluppo dei social network e la chiave è nella specializzazione e nei servizi, occorre quindi realizzare non un portale di networking tradizionale, ma una piattaforma che abiliti l’applicazione di un modello organizzativo di Enterprise 2.0 per sperimentare un modello di collaborazione in un ambito destrutturato ma fortemente motivato da obiettivi socialmente utili. Si tratta quindi di realizzare un’esperienza collaborativa nel campo dell’ambiente, finalizzata all’organizzazione delle conoscenza e al trasferimento della competenza e della tecnologia ai cittadini.

L'Osservatorio sulle Tecnologie per l'Ambiente

Il progetto si presenta come una forte integrazione di componenti sociali ed umane con componenti tecnologiche, dove le prime però sono assolutamente da intendersi come funzionali al raggiungimento degli obiettivi tecnologici. Infatti lo sviluppo dello spirito collaborativo dovrebbe essere teso a:

1. rappresentare la struttura semantica delle informazioni
2. ottimizzare i risultati di categorizzazione automatica e statistici sui campioni
3. stimolare lo sviluppo delle funzionalità rilasciate in open source

l’esperienza deve essere intesa non solamente per raccogliere il contributo degli utenti (user generated contents) ma con il contributo degli stessi, sia in fase di progettazione (user generated requirements) che di realizzazione (user generated services), attraverso la condivisione con gli utenti sia delle funzionalità da progettare che dal supporto allo sviluppo secondo una modalità Open Source.

Si tratta di progettare una architettura in grado di rendere centralizzata la gestione di informazioni e servizi eterogenei per canale e contenuto e al tempo stesso decentrare il contributo degli utenti alla emersione della conoscenza, integrando il fattore umano attraverso il social networking, teorizzato dalle comunità di pratica, e i sistemi automatici di ricerca e categorizzazione semantica.

Visto lo stretto intreccio tra problematiche tecnologiche ed implicazioni sociali è fondamentale la finalizzazione della ricerca tecnologica in un dominio verticale di conoscenza.

L’Osservatorio sulle Tecnologie per L’Ambiente deve essere uno spazio dove sviluppare e rendere disponibili strumenti e metodologie che facilitino l’accesso all’informazione da parte degli utenti grazie anche all’organizzazione dell’informazione stessa.. Tali strumenti aiuteranno i cittadini a comunicare tra loro e con le Istituzioni in maniera più vicina alle richieste dei cittadini stessi e con strumenti più informali e familiari a coloro che seguono i problemi dell’Ambiente.

Portale informativo ma anche servizi e software

Ma oltre a fornire informazioni sarà un erogatore di servizi tecnologici contraddistinti dall’obiettivo di favorire un approccio al lavoro “sostenibile” cosi come software open source e best practise orentate al medesimo obiettivo precedente

Il primo obiettivo è quello di coinvolgere il cittadino e le imprese nel processo di acquisizione dell’informazione, cercando di quantificare la progressiva consapevolezza del problema con atti espliciti che abbiano un impatto sulla riduzione delle emissioni.

Occorre coinvolgere cittadini ed imprese e trasformarli in soggetti attivi, collaboratori di una meta impresa in cui la ricerca, la formazione e la distribuzione della conoscenza viene organizzata e stimolata grazie agli strumenti descritti dalla teoria delle Comunità di pratica, ovvero

  • Stimolo della conoscenza attraverso la diffusione delle best practise
  • Stimolo alla contribuzione individuale
  • Libertà di organizzazione degli individui in cellule dinamiche
  • Disponibilità d strumenti di lavoro e di collaborazione
  • Presenza di moderatori e “stimolatori”
  • Individuazione dei leader naturali
  • Individuazione dei nodi di diffusione dell’informazione

Friday, July 25, 2008

Una proposta per l'ambiente: the ICT for Sustainable Growth Social Network (seconda parte)

continua dalla prima parte...

Nel precedente post abbiamo parlato della necessità di favorire la nascita di uno spazio collaborativo dedicato alle tecnologie in grado di supportare la crescita sostenibile

Leve su cui occorre intende agire

La tecnologia semantica e l’interattività del web

Lo sviluppo di tecnologie legate all’analisi semantica e sintattica, la tecnologie di data e text mining, le tecniche di social networking analysis e la business intelligence sono mature al punto tale da consentire lo sviluppo di applicazioni in grado di trattare e gestire milioni di informazioni contribuendo in maniera significativa all’organizzazione e alla estrazione delle informazioni. Le novità tecnologiche relative allo sviluppo delle capacità di interazione del front end applicativo hanno contribuito ha determinare la nascita di quello che convenzionalmente viene definito web 2.0

Le comunità di pratica, il Social Networking e lo spirito contributivo

Lo sviluppo di Internet e delle tecnologie di comunicazione ad essa connessa mettono oggi a disposizione strumenti molto potenti ed al tempo stesso modelli di successo per l’organizzazione di modelli di condivisione della conoscenza. La teoria delle Comunità di pratica, nata in ambiti industriali di eccellenza, trova realizzazione nello sviluppo dei cosiddetti Social Network (tipo wikipedia, aSmallworld, youTube) indica una strada importante per lo sviluppo di iniziative di pubblica utilità che facciano ricorso a volontario contributo delle persone comuni. Sono nate nuove forme di volontariato.

L’impegno sociale dei cittadini

In tutto il mondo il settore del volontariato, ha raggiunto dimensioni ragguardevoli e coinvolge una larghissima fetta della popolazione. Basti pensare che in Italia, tutto il cosiddetto terzo settore, paese (non solo a difesa dell’ambiente) si contano ormai 9.5 milioni di adesioni alle migliaia di associazioni.


I limiti attuali che occorre superare

Il trasferimento tecnologico e delle conoscenza

La Ricerca in questo settore, pur raggiungendo livelli di eccellenza, non viene adeguatamente trasferita al territorio, inteso come aziende e cittadini. Da un lato non è facilmente percepibile il vantaggio economico, in prospettiva, da parte delle imprese, dall’altro il trasferimento della conoscenza verso i cittadini richiede uno sforzo continuo, cosi come continuo è il processo di innovazione tecnologica.

La velocità e la dimensione della crescita del sapere

La grandissima mole di informazioni disponibili rischia di diventare paradossalmente un ostacolo alla conoscenza, nascondendo tra informazione ridondante, inutile o addirittura dannosa l’informazione essenziale. Inoltre la conoscenza espressa dalla informazioni presente in rete non è un fenomeno statico ma estremamente dinamico. Esiste la necessità di trattare milioni di documenti.

Il multimediale affianca i testi

Il sapere del web, espresso essenzialmente fino ad ora da documenti testuali ora grazie alla diponibilità di connettività a larga banda è sempre più presente in forme multimediali sulle quali le capacità di ricerca offerte sembrano ancora ridotte.

La complessità del linguaggio

L’analisi del linguaggio è uno dei problemi di più difficile risoluzione, l’interpretazione dei testi pur avendo raggiunto performance rilevanti, sconta ancora l’incapacità di comprendere ancora appieno il contesto, ovvero il bagaglio informativo di ciascuno di noi che ci permette di interpretare correttamente il “senso” di una serie di affermazioni.

Gli ostacoli linguistici

Gli strumenti di interpretazione semantica si basano ovviamente sulla conoscenza del linguaggio e dei concetti e le differenze linguistiche presenti sul territorio europeo rappresentano una difficoltà aggiuntiva per l’elaborazione di sistemi di organizzazione dei contenuti e di ricerca trasversale su archivi in lingue differenti.

Limiti di Performance

I sistemi di social networking attuali hanno sempre enfatizzato e curato l’aspetto “sociale” delle iniziative, mentre le infrastrutture tecnologiche sembra non essere adeguate alle attese, sia in termini di performance che di funzionalità. Una recente ricerca di Watchmouse ha evidenziato tale criticità. Questa necessità appare destinata a crescere in relazione allo sviluppo di tecnologie di analis semantica su contenuti digitali ormai non più solo testuali

Continua: l'osservatorio..

Thursday, July 24, 2008

Una proposta per l'ambiente: the ICT for Sustainable Growth Social Network

Nei giorni scorsi ho trattato il tema della GREEN.IT, ovvero la tecnologia che si preoccupa di supportare la crescita sostenibile per salvaguardare da un lato gli standard qualitativi, cui soprattutto il mondo occidentale è abituato, ma evitare di precipitare questa nostra Terra verso un baratro e disastro ambientale dal quale sarebbe impossibile risollevarsi.

Anche oggi Repubblica ha in prima pagina un articolo che tenta di sensibilizzare le aziende e le persone ad un uso più intensivo della tecnologia che consente di ridurre le emissioni attraverso comportamenti virtuosi, come la riduzione dei trasferimenti in caso di meeting.

Nell’articolo viene citato l’impegno delli Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il foro intergovernativo sul mutamento climatico, che lo scorso anno ha vinto, insieme ad Al Gore, il Nobel per la pace. L’articolo riporta alcuni dati, in particolare, per cui “una stima per difetto paragona l'inquinamento di ogni aeromobile a quello di 500 auto non catalizzate. L'aeroporto di Malpensa, tanto per fare un esempio, equivale a 250-300.000 auto al giorno”.

Aumenta la sensibilità sul tema dell’IT sostenibile

Da quando seguo la tecnologie e le implicazioni sociali del web 2.0 e del social networking è risultato chiaro che questo nuovo modello di relazioni digitali, si presta ad un approccio GREEN anche nel mondo del lavoro, Aziende ma anche Pubblica Amministrazione. Il social networking, oltre a fornire degli strumenti di comunicazione contatto a distanza ha anche dimostrato la profittabilità del lavoro collaborativo, come modus operandi in cui i singoli si sentono maggiormente coinvolti e sensibilizzati, favorendo la raccolta ed il trasferimento della conoscenza in ambienti destrutturati.

Ma allora perché non mettere in piedi un’iniziativa focalizzata sull’approfondimento dei temi dela tecnologia sostenibile e l’ambiente? Non un semplice e puro punto di discussione ma un vero e proprio centro di competenza e di raccolta di software Open Source in grado di migliorare il nostro approccio al networking professionale.

Da un paio d’anni cerco di promuovere questa iniziativa anche all’interno dei programmi della Comunità Europea e se prima l’idea veniva recepita solo da chi aveva già maturato una propria sensibilità sul tema oggi i tempi sembrano maggiormente maturi.

Ho fatto molto lavoro, insieme a partner importanti, in questa direzione ed è la prima volta che provo a condividerla, per cui mi scuso in anticipo se la necessaria sintesi sarà un po’ a discapito della chiarezze linearità di esposizione.

La domanda

L’ambiente è la tragica emergenza di questo inizio di secolo

La salvaguardia dell’ambiente, insidiato all’enorme richiesta di risorse da parte non più del solo mondo “occidentale” ma anche da parte degli emergenti paesi dell’Asia (India, Cina) si presenta come l’emergenza dei prossimi anni. Già nel 1992 ci fu l’adozione della convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) Il protocollo di Kyoto, ha sancito la determinazione della comunità internazionale e della Comunità Europea nei confronti del perseguimento della riduzione degli scarichi inquinanti

L’impegno si traduce in grandi azioni istituzionali e piccoli gesti quotidiani

Le Istituzioni a tutti i livelli sono impegnate a perseguire questo obiettivo ma il medesimo obiettivo è diventata sempre di più una priorità per la maggior parte delle persone, che progressivamente acquistano sensibilità sull’impellente necessità di “fare qualcosa”.

L’innovazione tecnologica è parte di questa strategia

E’ opinione comune la leva dell’innovazione tecnologica è da considerarsi un fattore determinante nella lotta per la salvaguardia dell’Ambiente ed a favore della crescita sostenibile. Questo valore si esprime in forme diversamente percepibili:

  • in maniera diretta, ovvero la tecnologia che contribuisce riducendo i fattori inquinanti, si pensi agli strumenti lavorativi di collaborazione che consentono la minimizzazione dei trasferimenti di persone operanti in sede remote
  • in maniera indiretta, ovvero favorendo la crescita e la diffusione dell’informazione ed il trasferimento tra soggetti produttori di conoscenza e fruitori

la stessa Comunità Europea ha determinato nuove priorità cambiando anche la denominazione del precedente programma per l’Ambiente nell’attuale “ICT for sustainable Growth”


seguirà “il network per ICT sostenibile: leve su cui si intende agire ed i limiti da superare”



Wednesday, July 9, 2008

Ma quanta strada fa un ordine di borsa??? Analisi dei passaggi tecnologici e degli intermediari... terza parte: il Mercato e gli Info Provider

Segue dalla seconda parte...

Abbiamo visto fino ad ora i passaggi che un ordine fa, da quando l'utente comunica al sistema la sua intenzione di comprare o vendere titoli, fino a che l'ordine, digitalmente, attraversa tutto il Sistema Banca e, tramite differenti strade, arriva al mercato. Giunti quindi in Borsa gli ordini vengono controllati, prima di finire nel vero e proprio sistema di contrattazione, ovvero un ulteriore area ad accesso asincrono che serve ad evitare che al mercato giungano ordini palesemente errati. In caso di esito negativo della verifica, l'ordine viene bloccato e viene comunicato, a chi ha inviato l'ordine, che questo non è stato accettato.
Dopo questo ennesimo passaggio e controllo, l'ordine viene finalmente immesso nel mercato vero e proprio, per trovare, in base alle condizioni definite dall’utente, un'eventuale situazione di matching e determinare la chiusura di un contratto.

Chiuso il contratto viene comunicato a ritroso l’esito, in genere attraverso la medesima via per cui è arrivato, innescando a livello banca, una serie di azioni di middle e back office, a partire da quelle real time dall’aggiornamento delle posizioni (quantità dei titoli detenuti dall’utente) e liquidità (viene contabilizzato l’effetto economico in relazione alla valuta ed ai costi dell'operazione), per finire a quelli più asincroni come capital gain e/o altri controlli, come per esempio quelli per la legge sulla market abuse detection.

Esistono numerose altre operazioni poi che devono essere completate, a livello di sistema generale, per garantire il corretto funzionamento: il regolamento cash tra i vari intermediari e le operazioni di vigilanza e controllo. Come abbiamo detto all'inizio questa non vuole assolutamente una trattazione esaustiva e quindi molti di questi passaggi/effetti vengono solo accennati.

Gli Info Provider

Un’altro effetto coinvolge gli info provider che devono distribuire l’informativa agli utenti, finali o meno.

La Borsa deve intercettare ogni evento e distribuire questa informazione attraverso degli intermediari specializzati, gli info provider appunto. Ogni variazione di quantità di ordini e di volumi in acquisto e vendita, cosi come la variazione di prezzo indotta dalla chiusura di ogni singolo contratto. Considerando l’enorme numero di contratti chiusi (al secondo!) ed ancora maggiore di tutti gli altri eventi, parliamo di una gestione delle informazioni al massimo livello di criticità, resa ancor più tale dall’estremo livello di professionalità della maggior parte degli utenti del sistema.

Si consideri che solo un titolo, tra quelli più movimentati su uno dei maggiori mercati quali il NASDAQ, può chiudere qualche decina di contratti al secondo, che potrebbero corrispondere ad altrettante variazioni di prezzo.

Anche qui i passaggi non si esauriscono in uno solo....

Le Borse vendono i propri dati ai provider, ma anche per i provider può essere più conveniente non instaurare un contatto diretto con ogni singola Borsa, ma acquistare a propria volta i dati da un altro provider. Questo non è solo un problema contrattuale, ma, a riguardo della tematica che stamo affrontando, indica anche che quel dato può fare ulteriori diversi passaggi tecnologici prima di finire sul server del provider che lo renderà disponibile all'utente finale.

In questo caso l'utente finale può essere direttamente un singolo o una Banca. Prima della disponibilità della connettività a tutti i livelli l'erogazione dei dati era fatta essenzialmente via trasmissione satellitare, quindi tutti gli utenti, banche o individui, dovevano dotarsi di parabola e di una workstation fornita dallo stesso provider. Per i singoli individui la cosa finiva li, con una semplice interfaccia di fruizione delle informazioni, spesso un po' spartana, mentre per le banche si poneva il problema di ridistribuire questa informazione all'interno ed all'esterno della porpria organizzazione.

Nei primi anni del TOL erano poche le strutture che, da quel punto in poi, gestivano autonomamente la distribuzione dei dati, preferendo affidarsi ad ulteriori software, forniti dagli info provider stessi, che mettevano a disposizione anche l'applicazione web da offrire ai clienti delle banche. Oggi molte strutture invece fanno uso di prodotti diversi, proprio per gestire i dati finanziari, e questo ci permette di individuare un nuovo strato di software che fa da bridge tra la workstation con cui il provider distribuisce i propri dati ed il sistema scelto dalla banca.

Sintetizzando molto la borsa trasferisce le informazioni al provider che le distribuisce direttamente e/o le invia ad un altro provider. Dai server dei provider il dato può essere inviato, attraverso satellite, ad una parabola collegata ad un primo server che analizza il flusso e lo ritrasforma in dati strutturati. Un altro componente fa da bridge, in genere, verso una nuova applicazione server che centralizza la gestione delle informazioni all'interno Banca e la distribuisce a più applicazioni finali quale il Trading on Line.

Tutto in pochi secondi...

A ripensarci talvolta sembra incredibile quali risultati è possibile raggiungere con un adeguato livello di professionalità e dispendio di energie e tecnologie. Il motore di tutto ciò è in definitiva la possibilità di far soldi...

Lasciatemi fare una sola considerazione finale.... dove un costo non viene percepito, come quello pagato in vite umane, non sembra esserci adeguata attenzione alla velocità dell’informazione, lo ha dimostrato la tragedia dello Tsumani, quando poveri pescatori sono morti ore dopo, solo perchè non informati della folle corsa dell’onda. Questa è un'altra storia... ma dimostra quanto siano diverse le velocità a cui viaggia il nostro mondo.

Ma quanta strada fa un ordine di borsa??? Analisi dei passaggi tecnologici e degli intermediari... seconda parte, la Banca

segue dalla prima parte...

Veniamo quindi al trading e all’argomento principale del post. Come si è detto quando dal nostro applicativo di trading on line immettiamo un ordine e dopo pochissimi secondi ne riceviamo l’eseguito, la cosa ci sembra assolutamente normale, ma il numero di passaggi che fa il nostro ordine ci è sconosciuto e ci sorprenderebbe sapere “quanta strada” fa un ordine.

Il client dell’utente

Il cliente on line ha generalmente due tipologie di applicazione per monitorare la situazione e fare un ordine, un’applicazione basata sul browser o un’applicazione locale scaricata sul PC. Questo secondo caso presenta funzionalità più evolute rispetto al semplice browser ma, in ogni caso, già a questo primo livello, vengono effettuati dei primi controlli, più o meno approfonditi, in genere legati alla correttezza formale dell’ordine. Questi controlli vengono realizzati direttamente sulla macchina dell’utente, prima che l'ordine venga inviato al server della banca.

Le tecnologie ora disponibili sul mercato permettono di costruire applicazioni che, seppur basate sul browser, consentono un' interattività paragonabile a quella dei client realizzati in Java o altre tecnologie, aumentando quindi la capacità di utilizzare piattaforme complesse, ma al tempo stesso mantenendo la duttilità di una applicazione browser based che consuma limitate risorse della macchina dell'utente.

AJAX, Comet ed il push permettono oggi di costruire RIA, Rich Internet Application, veri e propri client evoluti, ma in Italia purtroppo se ne vedono solo timide implementazioni.

I server della Banca

Il primo livello applicativo/tecnologico è generalmente un primo controllo delle policy di sicurezza ed un semplice smistamento della richiesta ricevuta alle funzioni specifiche del software che tratta appunto il nostro ordine.
Le applicazioni di questo tipo sono progettate su N "livelli", strati applicativi diversi che assolvono funzioni diverse, come la gestione della richiesta web, la gestione applicativa dell'ordine, la persistenza dei dati o l'inoltro dell'ordine a terzi. Ognuno di questi passaggi è, come si è detto, scandito da passaggi tra strati software diversi e anche attraverso server dedicati.

Dopo il primo livello ne esiste uno successivo, gestito da due tipologie di applicativi. Nella maggior parte dei casi l’ordine viene trattato direttamente dal “Back Office” ovvero i mega software che gestiscono il cliente nel suo complesso, quindi le posizioni, gli ordini ed i loro storici, ma anche la gestione delle entità su cui si basa la contrattazione, ovvero gli strumenti finanziari. Questi applicativi sono quindi molto complessi dal punto di vista gestionale, in quanto devono assolvere a tutti i compiti contabili e di compliance richiesti, dal portafoglio del cliente al registro ordini, al capital gain agli eventi sugli strumenti quali split ed accorpamenti.

VAM e Back Office

Questa complessità applicativa è la maggiore issue per queste procedure, nate anche precedentemente al trading on line e quindi non fortemente focalizzate su esigenze di performance. Per questa ragione tutti gli operatori professionali delle sale trading non utilizzano questi sistemi ed anche alcuni player del settore retail (broker on line), focalizzati su un’offerta maggiormente competitiva, hanno optato per l’utilizzo di applicativi specializzati, spesso chiamati VAM (Virtual Account Manager), che replicano solo alcune informazioni e poche funzionalità necessarie alla contrattazione.

Tipicamente si tratta del portafoglio del cliente, con tipo di strumento e quantità, la liquidità disponibile ed altre informazioni relative a strumenti e mercati. Questo ha permesso di ottenere prestazioni migliori ma anche una maggiore flessibilità nei confronti delle sollecitazioni provenienti dal mercato (es. stop loss, ordini condizionati), che non potrebbero essere facilmente recepite da applicazioni complesse come i back office.

Le informazioni sui due sistemi vengono poi riconciliate affinche i BO possano fare tutte le loro attività contabili.

Negli anni del boom del Trading quella del VAM era quasi una necessità, perchè questi complessi applicativi (BO) avevano bisogno di fare elaborazioni pesantissime a "bocce ferme", per cui si rendevano indisponibili a partire dal pomeriggio fino a notte inoltrata. Questa situazione non era accettabile che per chi volesse offrire un servizio di trading on line e nacquero quindi i primi VAM. I produttori dei software di back office, stimolati allora dalla competition, riuscirono a rilasciare negli anni a seguire delle nuove versioni che assicurassero la continuità di servizio.

Tale soluzione, come dicevamo ha soddisfatto le Banche che meno spingono sul TOL, mentre quelle specializzate si sono orientate comunque, in genere, su soluzioni VAM.

Connessione con i mercati: diretta o mediante intermediari

L’ordine cosi validato, rispetto ai requisiti del cliente, dello strumento finanziario e del mercato viene inoltrato ad un nuovo sistema che materialmente lo invia al mercato. Questi sistemi di Order Routing non sono essi stessi dei “monoblocco” ma, semplificando molto, ricevono il messaggio, lo validano ulteriormente ed in base ad un sistema di regole provvedono a smistarlo su un gateway specializzato o a bloccarlo.

L’ordine, per andare sul mercato può a questo punto seguire due vie, una connessione diretta o attraverso ulteriori circuiti di routing. Sul mercato internazionale si è affermato uno standard di fatto il FIX (Financial Information eXchange) ed i suoi derivati ma al tempo stesso molte borse hanno o avevano propri protocolli proprietari. Questo significa (e soprattutto significava in passato) che, per differenti Borse, occorre preparare gateway specializzati, che assolvano alla funzione di normalizzare la comunicazione sia dal punto di vista tecnologico che quello applicativo (es. mapping della semantica dei campi).+

Al di la delle problematiche tecnologiche esistono dei vincoli normativi per i soggetti che sono abilitati ad accedere al mercato, per cui non tutti i soggetti finanziari sono “aderenti” di tutte le Borse. Questo determina la presenza di intermediari.
SIM e broker fanno si che piccole e medie banche, che non ritengano utile o profittevole predisporre direttamente questo servizio, possano immettere ordini ovunque nel mondo attraverso di loro. Questo si traduce in ulteriori passaggi di order routing, a cui si può aggiungere il passaggio attraverso reti di comunicazione, che mettono in comunicazione moltissime istituzioni finanziarie con tecnologie e protocolli di comunicazione diversi, al costo di una singola connessione applicativa.

Queste reti sono come un grande circuito cui aderiscono istituzioni finanziarie e banche, utlizzando tutti un unico linguaggio di comunicazione e permettono ad una banca di inviare un ordine ad un soggetto che per conto della banca provvederà ad inoltrare l'ordine al mercato scelto.

Per evitare di scendere ulteriormente nello specifico non approfondiamo i concetti introdotti dalla recente normativa MIFID, che impone alle banche di assicurare ai propri clienti la Best Execution, ovvero l'obbligo di acquistare un titolo sul mercato che offre le migliori condizioni complessive. Un onere questo che avrebbe dovuto comportare una complessa strategia per il routing degli ordini, inclusa una costante attività di benchmarking dei risultati.

Altri strati software ad ogni passaggio

L’ordine arriva finalmente al mercato, direttamente o tramite intermediario e/o circuito. In tutti questi passaggi l’ordine viene spesso trasferito attraverso code che permettono il passaggio tra applicativi diversi, senza che nessuno subisca eventuali ritardi o effetti negativi determinati dalla caduta di uno di essi. Questo però significa che molti passaggi applicativi sono scanditi anche da ulteriori transiti attraverso software che realizzano la funzione di coda dal punto di vista meramente tecnologico.


seguirà.... mercato ed info provider

Ma quanta strada fa un ordine di borsa??? Analisi dei passaggi tecnologici e degli intermediari...

Questo post non è legato all’argomento che ho trattato spesso nell’ultimo periodo, ovvero il social networking ed il suo utilizzo in contesti aziendali, ma è dedicato alle banche ed alla capacità tecnologica di networking. La Finanza e la contrattazione mobiliare infatti hanno sviluppato una capacità tecnologica e un approccio mirato alle prestazioni che ha pochi paragoni nel mondo IT delle banche.

Mi è venuto quindi in mente di provare a rappresentare tutti i passaggi che fa un ordine di trading, da quando viene immesso da un utente fino a quando tale utente non riceve l'esito di questa sua disposizione. Questo insieme digitale di informazioni passa attraverso molti software ed intermediari, percorrendo anche migliaia di chilometri, in pochi istanti. E questo vale per milioni di disposizioni ogni giorno, con solo pochissimi casi di errore.

Naturalmente non ho nessuna pretesa di descrivere tutto quello che succede in tutte le banche ed istituti finanziari, ma solo di fare una carrellata delle situazioni più diffuse.

Il contesto generale, la Finanza: sicurezza e performance.

La finanza è un settore singolare nel campo delle applicazioni bancarie in quanto richiede, oltre ai necessari criteri di sicurezza ed affidabilità della gestione, anche una fortissima attenzione alle prestazioni.

Mentre il ciclo di vista di altre tipologie di prodotti bancari, quali bonifici e assegni (senza parlare dei mutui), è misurabile in giorni, l’efficienza di un sistema di trading viene misurata in secondi. La “latency” ovvero il tempo di attraversamento di un sistema, è considerato uno degli aspetti maggiormente critici nei software per il trading, ed in quei casi, in cui la tensione sulle prestazioni è massima, viene considerato il punto focale.

Altro concetto derivato è l’alta affidabilità. Naturalmente il sistema, inteso come software, infrastruttura hardware e di rete, deve garantire il minore “downtime” (periodo in cui il sistema non funziona) ed il minor tempo di ripartenza in caso di fault. Vi sarà certamente capitato di essere alla cassa di una filiale e sentirvi rispondere “il terminale è bloccato”, senza ricevere una indicazione su quanto tempo occorrerà per riprendere l’attività . In questo campo, la contrattazione mobiliare appunto, ogni secondo che passa rappresenta un flusso di soldi che si muove e l’inattività equivale a potenziali perdite economiche.

I requisiti sono determinati dalle attese degli utenti

Per questa ragione i professionisti della finanza diventano aggressivi in situazioni di stop e questo ha determinato una spinta ad una grande efficienza tecnologica. I trader più incalliti, proefessionisti o meno, hanno maturato la capacità di valutare l’efficienza di un sistema nell’ordine dei secondi, ed il ritardo di pubblicazione di un dato rispetto ad un altro sistema è ragione per determinare il cambio di fornitore di servizi, ovvero della banca.

Mentre il cliente tradizionale della banca è genericamente “stanziale” il trader migra dove ritiene di riuscire a fare meglio il proprio lavoro. Questa situazione di estrema competitività ha determinato, come dicevamo all’inizio, nel segmento della finanza, una anomalia rispetto al panorama tecnologico bancario abituale.

Seppur vero che i grandi sistemi di “gestione” sono quasi sempre su mainframe, la maggior parte dei sistemi legati alla connettività sono su server dipartimentali (almeno nella maggior parte dei casi), per ottimizzare le prestazioni di ogni singolo step e provvedere, con politiche di ridondanza estrema e clustering, all’alta affidabilità del sistema.

1991: la Borsa Telematica

In Italia è partita nel 1991 la “borsa telematica”, come era stata chiamata, andando a sostituire in breve le “grida”, ovvero la modalità di contrattazione cui fanno riferimento le immagini che eravamo abituati a vedere di operatori che acquistavano e vendevano, affannandosi ad urlare tutti in solo posto fisico (i “recinti” appunto della borsa), con il pittoresco corollario di espressioni gergali e gestuali.

Oggi il sistema delle borse è quasi completamente interconnesso, e un ordine impiega pochissimi secondi per fare il giro del mondo; esistono solo poche notevoli eccezioni, come per esempio il mondo dei fondi per la clientela istituzionale, per i quali ancora molti ordini vengono inoltrati via telefono o fax e così i report sulla loro esecuzione.

La nuova rivoluzione, il trading on line

Negli anni a cavallo del 2000 esplode il trading come fenomeno anche di massa, portando direttamente nelle mani dell'utente finale una console che lo pone in diretta connessione con il mercato. Se prima quindi si recava in filiale e chiedeva genericamente di investire su questo o quel titolo, oggi l'investitore ha sul suo PC l'informazione in tempo reale e la possibilità di immettere e seguire l'ordine. Il titolo, un tempo, veniva acquistato con prospettive medio lunghe e quindi il momento esatto dell'acquisto era solo relativamente importante, mentre oggi migliaia di trader operano intraday per guadagnare dalla fluttuazione del titolo, amplificando, per tempi e numero di operazioni, le attese sulle prestazioni del servizio.

continua...

2- le banche e gli intermediari
3- il mercato e gli info provider