Tuesday, October 30, 2007

Sondaggio: le aziende italiane che fanno innovazione. Miki Fossati ci parla del motore di ricerca semantico





Questa di oggi è la mia prima segnalazione nell'ambito del mini sondaggio che sto facendo sulle aziende italiane che innovano. Quella di oggi è una conversazione con Miki Fossati, CEO di "Nel Web" (http://www.improntenelweb.it). Miki è uno dei più antichi abitanti della blogosfera e si occupa di edizioni online (ultima produzione in ordine di tempo è 'Archphoto rivista digitale di architettura arti visive e culture' – http://www.archphoto.it). Insieme ad Andrea Baresi (http://www.webdomus.it/tao) ho sviluppato il primo aggregatore semantico sperimentale in Italia. Il suo blog è http://mezzomondo.nelblog.it


Una delle componenti principali del web 2.0 è la ricerca semantica. Tu sei uno dei primi ad avere realizzato un motore di ricerca semantico in Italia, quali risultati ed in quali contesti può essere più utile di un motore generalista come Google?

In effetti i motori semantici ed i motori di ricerca della generazione di Google fanno due lavori molto diversi tra loro. Tipicamente il valore semantico delle singole chiavi di ricerca che vengono utilizzate nei motori di ricerca è molto piccolo se non addirittura nullo e spesso è un lavoraccio riuscire ad estrarre il 'significato' da così pochi termini potenzialmente ambigui. Vien da dire che è impossibile, addirittura. I motori semantici operano sulla stessa materia prima, il testo, ma senza frammentarla cercando di riconoscere al suo interno alcuni pattern che possano far dire loro “ci siamo!”, “eccolo!”, “si sta parlando di questo!”. Una volta delineati gli argomenti di interesse un motore semantico è in grado di scandagliare la Rete alla ricerca di chi parla di quegli specifici argomenti e di esprimere valutazioni di “affinità” di quanto via via viene trovato. Chissà, le prossime generazioni dei motori di ricerca saranno forse in grado di fare entrambe le cose, cercare singole chiavi ed evidenziare aree comuni di significato all'interno di insiemi di testi.


Senza naturalmente svelare i tuoi segreti industriali, puoi brevemente spiegare, a scopo didattico, su quali concetti e tecnologie si basa un motore semantico?

Un motore semantico è un robot che ha imparato a leggere e a capire il significato del testo che sta leggendo. Essendo un robot è molto veloce ed è in grado di leggere decine di migliaia di testi al secondo, è in grado di incasellare nelle aree semantiche a cui è stato addestrato questi testi ed è in grado di creare relazioni di “affinità”, come dicevo, tra i vari testi. La difficoltà sta nel fatto che gli strumenti che si utilizzano per raggiungere questo scopo sono multidisciplinari: teoria dei modelli, informatica, linguistica computazionale, intelligenza artificiale.


E le tue esperienze pratiche di utilizzo del motore?

Il motore ha circa un anno e mezzo di vita ed è stato utilizzato con buoni risultati durante i mondiali di calcio dell'anno scorso (http://www.moltomondiale.it) e durante il festival di Sanremo di quest'anno (http://www.improntenelweb.it/sanremo2007), due versioni oggi “congelate”. La sua incarnazione attuale si può ammirare su http://www.moltomoda.it un aggregatore semantico sulla moda italiana pubblicato grazie alla collaborazione di Mondadori.


Gartner, in un suo recente studio, ha detto che le aspettative di maturazione delle tecnologie, relative ad i motori semantici, sono attesi in un arco temporale di 10 anni... prudenza eccessiva o realtà?

Non sono mai stato bravo con le profezie e non ho la minima idea di come possa essere la Rete ed il suo mercato fra dieci anni. Di certo i motori semantici rappresentano una frontiera che prima o poi bisognerà varcare. La mia esperienza dice che la tecnologia è più che pronta per affrontare la sfida ed il problema risiede soprattutto nella disponibilità degli investimenti. Non è escluso che qualcuno dei grandi attori di Internet si sia già mosso in questa direzione, Google in testa.


Sempre la medesima analisi di Gartner indica il web 2.0 nella cosiddetta fase di riflusso prima della definitiva maturazione. In parte concordo, visto la generale assenza, negli ultimi tempi, di novità tecnologiche, però da un punto di vista del successo di pubblico, mi sembra siamo ancora nella fase dell’entusiasmo, tu cosa ne pensi?

Che l'Italia vede la Rete da un minuscolo spiraglio, resta da capire se questo spiraglio si trova nella testa delle persone o dove altro. Il problema della partecipazione è fondamentale nel nostro paese. Quello che gli analisti leggono come “successo” è in realtà lo specchio di una situazione miserabile, generare un traffico di un milione di visitatori al giorno dovrebbe farci domandare: “quanto diffusa è questa informazione?”. Poco. In Francia quello che succede sulla Rete lo sanno tutti, in Italia non lo sa nessuno, ministri compresi.


Qual’è secondo te lo stato del mercato, l’offerta c’è.. ma la domanda è già in uno stato di maturità?

Lo stato della domanda è desolante. I VC italiani con i quali sono entrato in contatto nell'ultimo anno si sono dimostrati di un'ignoranza e di un'incompetenza sconfortante, senza eccezioni. Lo stato del mercato? in Italia il mercato lo devono ancora costruire, in Italia il mercato non esiste proprio. Novità sulla Rete che si possano definire “di mercato” nell'ultimo anno non ce ne sono state e temo che dovremo attendere la morte, fisica, di molti dei manager delle grandi aziende per poter avere quel ricambio generazionale e di mentalità che tutti stiamo aspettando.


Beh.. basta una buona pensione... tornando al tema, chi fa vera ricerca in Italia?? Qui, dove l’informazione è libera e non abbiamo problemi di budget, possiamo dire che ci sono tante realtà, come Impronte nel Web, che fanno vera innovazione?

L'innovazione proviene da NelWeb al prezzo di rinunce ed enormi sacrifici personali e questa situazione è condivisa da alcune delle realtà di livello con cui sono entrato in contatto grazie all'esperienza dell'aggregatore semantico. L'unico ossigeno in questo panorama proviene dalla “superiore attività civilizzatrice dell’Unione Europea” della quale ogni tanto è possibile approfittare ma nella quale però non è sempre possibile sperare. In Italia vedo nascere ogni giorno progetti interessanti e di ottima qualità, appetibili anche a livello internazionale, e li vedo restar lì ad attendere languidi nel deserto.

1 comment:

  1. molto interessante questo "sondaggio" sulle aziende italiane che fanno innovazione. dato che credo la nostra ultima "impresa" - BlogMeter - possa far parte dei papabili, mi piacerebbe fare 4 chiacchiere insieme...saluti, sacha (mediameter)

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