Friday, September 17, 2010

Incontro "Banking & Social: network or not?": the day after, ovvero un breve resoconto

Ieri dunque si è tenuto l'evento dedicato al banking ed al social networking organizzato da Webank.

Webank è probabilmente la banca italiana che sta puntando piuttosto decisamente sul fenomeno web 2.0, non l'unica in verità, ma sicuramente quella che, da qualche tempo a questa parte, lo fa con maggiore convinzione e l'organizzazione dell'evento lo testimonia.

In realtà il tema trattato è veramente spinoso perchè, benchè sia sulla bocca di tutti, è talmente recente che non credo esista alcunchè di consolidato su azioni e reazioni che si producono sul web (o meglio... nulla che già domani potrà essere smentito). Il rischio diventa così quello di dire ovvietà o, al contrario, delle cose totalmente irragionevoli.

Introdotto da Andrea Cardamone (D.G. Webank) è stato animato dalla vivace moderazione di Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia Aziendale alla Bocconi. Ma passiamo ai contenuti altrimenti sarebbe inutile stare qui a scrivere un post, questo è un blog e non una rivista.


Interventi basati sul concetto di fiducia

Argomento maggiormente trattato è stato il tema del rapporto banca-cliente con l'evidenziazione del concetto di fiducia che si deve instaurare in presenza di utenti internet che, con discussioni e post possono consigliarsi l'un l'altro il prodotto migliore, rendendo meno necessariamente "patinata" l'offerta e la qualità sostanziale.


Mafe De Baggis, free lance nel settore della comunicazione con una rubrica (No Logo) su Punto Informatico, ha focalizzato proprio su questo punto l'intervento, parlando della necessità di superare il modello di seduzione alla "Don Giovanni" e Marco Massarotto(internet P.R. at Hagakure) ha parlato dell'esigenza di "spiegare", mentre Paolo Iabichino, direttore creativo in Ogilvy ha parlato di invertising, termine coniato da tempo e diversa declinazione del concetto di trust.

Eccorre dire che gruppi di discussione, poi forum ed ora il social networking, almeno sotto questo punto di vista, hanno prodotto un bel cambiamento di indirizzo da parte di tutto il mondo creativo della comunicazione. Fino ad ora si sono allestite sempre campagne di grande fascino, ma oggi ogni prodotto, ogni servizio, viene vivisezionato da migliaia di utenti web. Non è vero che sia scomparso il metodo "seduttivo", si guardi per esempio a tutta la comunicazione Apple ed ai Keynote di Steve Jobs (o alla parodia che ne fa Raul Cremona!!!), ma in quel caso la qualità dei prodotti che vengono via via lanciati è sempre su livelli altissimi (pur generando anche loro una folta schiera di oppositori).

Informare, formare, spiegare

Il dibattito si è dilungato sulla comunicazione con interventi che hanno posto al centro la formazione, come quello di Andrea Genovese fondatore ed Editor-in-chief a 7thFLOOR, o quello Gianluca Diegoli, (marketing e comunicazione www.minimarketing) che, poco confidente della capacità delle banche di adottare modelli realmente social, consigliava di partire da piccoli passi interni per cercare di "capire" la rete.

Confesso che, propabilmente a causa della brevità di tempo a disposizione, non avevo apprezzato molto questo intervento, i cui contenuti rispiegati invece nel post del blog insoldoni mi trovano d'accordo, soprattutto considerata la natura del rapporto cliente/banca basato, come ha ben descritto il moderatore, sulla asimmetria informativa. Per la medesima ragione risultavano poco realistici anche alcuni interventi del pubblico in sala sulla completa trasparenza nei rapporti o sulla possibilità di scelta, da parte di chi mette denaro, sulla sua destinazione (ma questo è il social lending!!! Che ne direbbero gli estensori della complessa normativa Basilea 2??). Un po' irrealistica, a mio giudizio, anche la proposta di aprire le filiali al networking locale (Stefano Vitta, Digital Strategist , www.aghenorblog.com).

Nell'intervento di Luca de Felice di Reply sono stati finalmente accennati i concetti di widget e personal finance management. Mentre seguo con attenzione il secondo tema, su cui sto anche lavorando attivamente, sono più freddo sul primo: Google Finance, certamente un punto di riferimento e progettato da team di esperti consente ben poche personalizzazioni all'utente (come Facebook d'altra parte).

Mi permetto a questo punto di fare una critica... il panel dei relatori era così sbilanciato sul segmento "comunicazione" che alla fine è stato di fatto l'unico aspetto realmente esaminato, ovvero si è parlato sopratutto di come la banca può usare il social network per comunicare e di come si deve porre nei confronti dei propri clienti.

Troppo poco (a mio giudizio) si è parlato di cosa può "fare" una banca per partecipare alla costruzione del networking che verrà. L'unico relatore con un profilo eminentemente tecnologico era Marco Zamperini, VP & CTO di Value Team e come si legge nel suo profilo linkedin "Technology Evangelist".

Anche il suo intervento si è però focalizzato sull'utilizzo di ciò che esiste a fini di comunicazione, avendo raccontato dell'esperienza della North Shore Bank e di Foursquare e di come la banca promuove la frequentazione delle filiali attraverso buoni premio.

Manca il punto di vista di chi fa tecnologia

Non voglio certo affermare che chi si occupa di tecnologia sia, solo per questa sua caratteristica, più qualificato degli altri in questo settore, ma è indubbio che la storia della rivoluzione digitale e di Internet sia passata attraverso il contributo di personaggi come William Henry Gates III, in arte Bill Gates (sebbene si sia convertito solo successivamente all'Internet Mania), programmatore a 13 anni, Mark Zuckerberg (Facebook) anche egli programmatore adolescente, Steve Jobs (per Fortune nel 2007 il primo dei 25 uomini d'affari più influenti) che alla Atari come primo lavoro si occupava di circuiti o Larry Page (Google), laureatosi in computer science all'università del Michigan.

Il fenomeno social è sicuramente prima "social" che tecnologico, ma forse l'opinione di chi fa tecnologia, in un dibattito come questo, aiuterebbe a capire quello che la tecnologia farà domani oltre che capire come usare quella già disponibile oggi.

Monday, August 2, 2010

Gli Spime. Lo Spazio il Tempo e l'Internet delle cose, ovvero quando le mie chiavi salveranno il mondo

Spime, un termine ancora non molto conosciuto ma che forse nei prossimi anni avrà una grande diffusione.

O meglio… Non so in verità se useremo mai correntemente questo termine o sene nasceranno nel frattempo altri simili e di maggior diffusione ma quello che questa parola intende descrivere è sicuramente già un pezzo del nostro futuro ed in fondo anche del nostro presente. Il concetto che identifica infatti sicuramente diventerà familiare, perché siamo inevitabilmente proiettati in un mondo sempre più interconnesso.

Ma andiamo con ordine. Bruce Sterling, scrittore e futurologo ha coniato il termine SPIME come contrazione dei vocaboli inglesi che indicano lo spazio ed il tempo, SPace e tIME. SPIME sta ad indicare oggetti la cui progressione spazio temporale viene completamente tracciata.


Ma cosa indica ciò?


Sterlling parte da alcuni concetti (desiderio di conoscere origine e fine di ciò che compriamo, desiderio di costruire un futuro sostenibile) e da tecnologie esistenti (RFID, tecnologia per l’identificazione automatica degli oggetti) e futuribili (sensori sempre più miniaturizzati per raccogliere dati ambientali) per ipotizzare un futuro in cui saranno disponibili chip che potranno essere inglobati all’interno di prodotti e colloquiare tra loro. La finalità è duplice, da un lato tracciare come e dove un oggetto è stato prodotto, arricchendo quindi l’oggetto di un carico di informazioni che ci permetta scelte responsabili, dall’altro questi miliardi di oggetti mobili, con a bordo chip in grado raccogliere dati (dall’ambiente per esempio CO2, temperatura), si configureranno come terminali mobili che trasformeranno la rete come la intendiamo oggi (virtuale) in una rete pervasiva nella realtà di tutti i giorni, il concetto di Internet of Things, cui appunto arriva, alla fine, Sterling.

Questo scenario mi fornisce già un paio di spunti di interesse, molto personale, con connotati molto positivi: potrò finalmente smettere di girare in tondo per casa alla ricerca di portafoglio e chiavi, il mio motore di ricerca delle cose mi dirà dove li avrò lasciati, cosa che tra l’altro oggi riesco già a fare con il mio cellulare (lo faccio squillare!!).

Torno ad essere serio… il futuro prossimo descritto è veramente prossimo e non sembra così fantasioso come lo fu la celebre previsione di Orwell, già oggi esistono RFID evolutissimi, taluni addirittura commestibili, ed il loro utilizzo è legato solo alla fantasia dei progettisti e alla profittabilità della loro implementazione in ambiti particolari. I cellulari sono SPIME prodromici, in grado di localizzare nel tempo e nello spazio l’oggetto stesso, trasferendo, in qualche modo, questa proprietà al legittimo (o meno) possessore. La Nikon anche dota alcune sue fotocamere di un accessorio per la geolocalizzazione GPS delle foto.

Come al solito occorre aspettare che i prezzi degli RFID scendano un poco per vedere la prima parte di questa rivoluzione, ovvero quando buona parte dei prodotti sarà dotato di questi tag sicuramente un esperto di domotica mi darà uno strumento per cercare le mie chiavi ed i cellulari saranno dotati di una funzione di localizzazione e lettura di tag RFID.

La seconda parte di questa storia si potrà scrivere più in la, quando saranno disponibili a basso costo (e spazio) tecnologie di rilevamento che permetteranno di raccogliere e studiare miliardi di dati puntuali il cui studio con tecnologie di intelligenza artificiale ci permetteranno studiare sistemi predittivi accurate su fenomeni naturali o meno, come la propagazione di gas tossici in caso di incidenti o magari (finalmente) i terremoti.

Tuesday, June 15, 2010

Banking 2.0 - 2010 Survey: Flash and the Rich Internet Applications

Nel post precedente ho introdotto l'analisi delle tecnologie maggiormente utilizzate nella realizzazione di RIA, ma per non rimanere nel vago desidero a questo punto fare uno zoom su quali sono i risultati, a partire da Flash per poi proseguire con Ajax. Su Silverlight nel mondo Banking non ho trovato esperienze significative.

All’epoca delle tabelle HTML nidificate l’una dentro l’altra per costruire piacevoli pagine web Flash è stata probabilmente la prima tecnologia a mettere a disposizione strumenti per costruire interfacce più evolute.

In particolare Flash superava, per prima, il limite tradizionale del primo paradigma internet, ovvero quello di essere un protocollo essenzialmentepull” e stateless, quindi poco adatto a costruire applicazioni con una forte interazione tra server ed utente remoto.

Flash inoltre ha introdotto funzionalità quali il Drag & Drop e la personalizzazione del desk, fino a poco tempo fa non disponibili con le tradizionali tecnologie web. Oggi queste differenze con L’HTML più evoluto si sono notevolmente ridotte e la scelta di una tecnologia piuttosto che un’altra è fortemente influenzata da come ciascuna di esse realizza particolari funzionalità, ovvero in maniera più adeguata agli obiettivi finali del cliente.


Flash: Contesto Tecnologico

Adobe Flash (in precedenza Macromedia Flash) è una piattaforma multimediale originariamente distribuita da Macromedia ed oggi nel portafoglio prodotti di Adobe Systems.

Flash è diventato, sin dagli inizi, un metodo diffuso per aggiungere animazioni e regalare maggiore interattività alle pagine web. Flash è per questo fortemente utilizzato per creare animazioni, pubblicità, integrare video nelle pagine web, e, più recentemente, per sviluppare Rich Internet Application. Flash è in grado di manipolare grafica vettoriale, bidirezionale, supporta lo streaming di audio e video e contiene un linguaggio di scripting denominato ActionScript.

Flash è molto diffuso, tant’è che ad oggi molti pacchetti prodotti software, sistemi e dispositivi sono in grado di creare o visualizzare i contenuti Flash, il più celebre è probabilmente Adobe Flash Player, il player universale introdotto da Adobe, completamente cross-browser e cross-piattaforma, disponibile free per i browser web più comuni, alcuni telefoni cellulari ed altri dispositivi elettronici (utilizzando Flash Lite).

Un applicazione Flash può essere sviluppata a partire da due differenti ambienti di sviluppo: Adobe Flex ed il più datato IDE Flash. Adobe Flex è una piattaforma Open Source supportata da una libreria molto vasta di componenti che permette lo sviluppo di applicazioni.


I Pro ed i Contro

Flash fornisce un universal-runtime, e così Adobe ha fatto sì che le applicazioni Flash non fossero impattate dai problemi di incompatibilità, cui spesso assistiamo, nel rendering della medesima applicazione da parte di browser diversi, anche se permangono alcuni problemi di compatibilità con sistemi operativi linux. Le Animazioni 2D e 3D sono inoltre supportate in maniera da fornire ampie possibilità di sviluppo.

Di contro i tempi di apprendimento delle tecnologie (ma ovviamente si tratta di valutazioni personali) sembrano più lunghi rispetto ad AJAX, anche se successivamente lo sviluppo di un’applicazione risulta altrettanto veloce, richiedendo però una specifici componenti architetturali.

Persiste inoltre qualche problema di indicizzazione da parte di motori di ricerca come Google o Yahoo, hanno alcune limitazione nell’ indicizzare pagine con contenuti Flash a meno dell’introduzione ad parte degli sviluppatori di meta-tag utili. E’ anche vero che una cattiva (sotto il profilo SEO) realizzazione AJAX può avere analoghi problemi di ricercabilità.


Flash: Best Cases

Adobe dedica un ampio approfondimento ai best cases Flash in ambito Banking e Financial Services, grazie alla quale è possibile farsi un quadro piuttosto preciso del suo utilizzo nel settore. Per correttezza occorre sottolineare che potrebbero essere non riportati casi utili alla nostra analisi, magari per mancata autorizzazione del cliente, o per progetti in corso, come ci risulta essere per progetti importanti in Italia. Ma lo scenario è sufficientemente chiaro.

L’esperienza Flash nel settore Banking non riguarda essenzialmente l’on line banking, anzi l’analisi evidenzia come esistano limitate esperienze nel settore dell’On Line Banking, soprattutto se legate ad un uso estensivo della tecnologia. Più utilizzata invece sembra questa tecnologia nel campo delle applicazioni orientate ad un uso interno o per funzionalità specifiche che richiedano

1.Interattività spinta
2.Pushing
3.Capacità grafiche evolute (advertising)

Le implementazioni Flash non sembrano orientate (se non limitatamente) ad un uso retail, o per lo meno per un uso retail esteso, quanto piuttosto orientate ad una utenza essenzialmente di professionisti o di utenti retail estremamente evoluti. Troviamo infatti applicazioni di ATM locator e cose simili, ma applicazioni complesse ed articolate solo per heavvy trader, quindi se non proprio operatori professionali nel senso stretto, certamente assimilabili a questa categoria.

Alcuni esempi rintracciabili sul sito Adobe:

E*TRADE Germany

Leading online financial services provider uses Adobe Flex to develop dynamic applications that give customers real-time access to financial data
http://192.150.18.200/showcase/casestudies/etrade/casestudy.pdf (Trading –RIA + Pushing)

NASDAQ

Adobe AIR application will enable brokers to show their customers exactly what was going on in the market at the time a trade happened.
http://www.adobe.com/cfusion/showcase/index.cfm?event=casestudydetail&casestudyid=384066 (Trading)

optionMONSTER/ tradeMONSTER

Financial media group optionMONSTER redefines online trading with online broker tradeMONSTER, developed using the Adobe Flash Platform
http://www.adobe.com/cfusion/showcase/index.cfm?event=casestudydetail&casestudyid=645327&loc=en_us (Trading)

SkyGrid

Dynamic, intelligent online application built with Adobe Flex 2 enables financial professionals to locate, prioritize, and analyze critical investment data in seconds
http://www.adobe.com/cfusion/showcase/index.cfm?event=casestudydetail&casestudyid=347574&loc=en_us (Informazioni finanziarie Professionals)

Zip2Zap Communications Limited

Adobe Flex enables development of innovative online analysis tool to provide real-time, interactive investment knowledge and trusted references for retail investors in Greater China
http://www.adobe.com/cfusion/showcase/index.cfm?event=casestudydetail&casestudyid=347354&loc=en_us (Trading)

Robeco

Investment leader uses Adobe Flex to develop a rich, interactive online application that gives institutional investors rapid, reliable access to vital product information
http://www.adobe.com/cfusion/showcase/index.cfm?event=casestudydetail&casestudyid=343780&loc=en_us (Trading)

Standard Chartered Bank

One of the world's largest banks uses Adobe Flex to give its customers a richer online experience
http://www.adobe.com/ap/showcase/casestudies/standardchartered/print_standardchartered.pdf (On line Bankingfinancial check – ATM position)

Rheinischer Sparkassen- und Giroverband

Adobe Flex portal application allows Rheinischer Sparkassen- und Giroverband to optimize customer services
http://www.adobe.com/showcase/casestudies/rheinischerspark/casestudy.pdf (Retail Financial Planning)

Berliner Sparkasse

The Savings Bank of Berlin processes financial transactions and streamlines routine processes using Adobe LiveCycle ES solutions
http://blogs.adobe.com/security/2010/01/adobe_secured_customer_showcas_8.html (Gestione cicli di approvazione e documentazione)

Investment Café

Groundbreaking Investment Café platform uses Adobe LiveCycle ES and the Adobe Flash Platform to accelerate and improve fund administration for alternative asset firms
http://www.adobe.com/cfusion/showcase/index.cfm?event=casestudydetail&casestudyid=756892&loc=en_us (Gestione cicli di approvazione e documentazione)


seguirà AJAX...

Wednesday, May 19, 2010

La responsabilità sociale, la crescita sostenibile, i social network e le grandi aziende: un workshop organizzato da Barilla sul cambiamento climatico

Zio Burp mi ha invitato ad un evento ben conoscendo la mia attenzione al tema della responsabilità sociale e dell'ambiente.

Barilla una delle (poche?) aziende italiane che si impongono nel mondo (28% del mercato della pasta negli USA) ha organizzato un workshop aperto su "Scarsità delle risorse e cambiamento climatico. Le priorità di intervento."

Questo incontro, cui parteciperanno esperti internazionali del settore, è interessante per alcuni motivi: dimostra per esempio che le aziende possono investire parte dei loro budget di comunicazione in iniziative che danno un profitto non solo a chi le promuove (le aziende), ma anche alla collettività, perchè stimolano la discussione e migliorano il grado di sensibilità delle aziende e delle persone sul tema della crescita sostenibile. Guido Barilla ha ricordato in un comunicato "i percorsi avviati con il Barilla Laboratory for Knowledge and Innovation - laboratorio aziendale per lo sviluppo della cultura, della conoscenza, dell’innovazione e delle competenze manageriali - ed il Barilla Center for Food & Nutrition - centro di pensiero indipendente e multidisciplinare che ha come obiettivo affrontare e fare informazione sui temi dell’alimentazione e della nutrizione".

Ecco speriamo che questi siano permanenti prese di coscienza e che anche le più aziende piccole, stimolate dai buoni esempi, si rendano sempre più consapevoli del ruolo fondamentale di ciascuno di noi nella difesa della nostra stessa sopravvivenza.

Per quanto riguarda poi i temi che seguo più da vicino c'è da rilevare (ma ormai non è più una novità) come i social network siano ormai fondamentali nella strategia di comunicazione delle aziende, a giudicare dalla promozione di questo evento (su facebook) ma anche dagli strumenti che saranno usati per superare le limitazioni fisiche nella fruizione dell'evento (diretta streaming sul web e su Twitter).

Chi lo diceva solo qualche anno fa veniva preso per una persona troppo facile agli entusiasmi ed alle mode...

Monday, April 26, 2010

Banking 2.0 - Survey 2010: Ajax vs. Flash vs. Silverlight! Chi vince la guerra delle RIA??

In questa serie di post stiamo esaminando quanto il cosidetto web 2.0 sia stato recepito e/o abbia impattato sul banking, nei precedenti post abbiamo visto soprattutto aspetti legati alla modifica della proposizione dell’offerta mentre ora vorremmo soffermarci su alcuni aspetti tecnologici.

Abbiamo più volte osservato che il web 2.0 è sia un fenomeno di crescita tecnologica che di evoluzione sociale ed il suo impatto può essere considerato pari a quelli di altri grandi eventi che hanno rivoluzionato le nostre abitudini. E’ difficile dire oggi quale aspetto dei due conti di più, ma è certo che la rivoluzione digitale, cominciata negli anni 80, si sta finalmente trasformando in un fenomeno di massa.


Fattori abilitanti e preminenza dell’aspetto sociale nella fase attuale

A titolo personale però credo di poter affermare oggi il fenomeno di modifica delle capacità relazionali “digitali” delle persone sia l’aspetto più interessante, ciò non di meno ogni fase evolutiva (legata alla tecnologia) deve essere interpretata come il coincidente accadimento di tre tipologie di fenomeni variamente bilanciati:

1. Modifica di rilevanti comportamenti umani e sociali.
Ovvero l’esistenza della domanda implicita, intesa soprattutto come maturità degli utenti nel percepire l’utilità dell’offerta a loro rivolta.

2. Disponibilità di tecnologie innovative.
Strumenti adatti a soddisfare la domanda di cui sopra rendono possibile una realizzazione applicativa probabilmente non implementabile in precedenza.

3. Esistenza di adeguati canali di distribuzione.
La facilità di accesso alla tecnologia ed ai servizi ne decreta il successo, la ridotta presenza di ostacoli iniziali, infatti, permette ai neofiti la riduzione della percezione delle difficoltà legate comunque al cambiamento.


RIA

In questa ottica le RIA (Rich Internet Application) sono il mezzo (tecnologico) che maggiormente ha influenzato l’attuale fase evolutiva del web. In realtà la naturale crescita tecnologica non ha introdotto innovazioni realmente significative negli ultimi anni, ma è sicuramente aumentata la consapevolezza che la tecnologia richieda facilità d’uso per essere utilizzata. Proprio in questa ottica canto i produttori di software hanno cercato di dare risposta a questa domanda, sfruttando al massimo le potenzialità offerte da altri fattori collegati:

1. Aumento della familiarità con cui un numero crescente di utenti vive il proprio rapporto con le applicazioni web
2. Aumento della disponibilità di connessione a banda larga che rende efficace la customer experience.

Parlando di RIA abbiamo fatto riferimento nella nostra analisi alle tre tecnologie che, meglio di altre hanno trovato riscontri positivi sul mercato e tra gli esperti:

1. Tecnologie riconducibili alla famiglia di prodotti Flash di Adobe
2. Tecnologie riconducibili alla famiglia di prodotti Silverlight di Microsoft
3. Tecnologie riconducibili allo standard AJAX


Adobe Flash, è stata tra le prime tecnologie ad offrire la possibilità di costruire interfacce realmente interattive, ma Ajax ha dalla sua il vantaggio di non essere una tecnologia proprietaria, quanto piuttosto la definizione di standard. Per questo ha goduto di un’ampia diffusione nella comunità di sviluppatori java, risultando più familiare (e quindi affidabile) a software architect ed engineer.

Silverlight, nel suo caso il vantaggio è determinato dalla diffusione del mondo Microsoft e delle legioni di programmatori specializzati in questo mondo e dall’ovvia facilità di integrazione con esso.


MA.... chi vince?

Riferendoci al mercato di cui siamo osservatori potremmo dire o nessuna delle tre o forse ...Ajax ai punti.

Infatti se Ajax è molto probabilmente (non dispongo di dati oggettivi) la tecnologia più utilizzata nello sviluppo di framework per il front end è indubbio che la realizzazione di gadget particolari (per interattività o gradevolezza estetica) o di banner pubblicitari è appannaggio delle tecnologie riconducibili (con semplificazione) alla denominazione “Flash”. In ambito bancario e finanziario sembra in decisamente inferiore l’utilizzo di Silverlight

Ho quindi provato ad osservare cosa è successo nel mondo banking, la mia ricerca si è sviluppata sull’analisi dei siti dei produttori della specifica tecnologia per individuare case studies relativi al banking o, nel caso delle tecnologie standard, sui siti di riferimento delle medesime. Successivamente la mia survey mi ha condotto all’analisi (esterna) delle maggiori realtà di banking on line nel mondo, prediligendo quelle che, per dimensioni o capacità di business, sono riconosciute per essere Top Performer.

Vedi anche: Flash, Case Studies

Tuesday, April 6, 2010

Steve Jobs il grande affabulatore colpisce ancora, dopo la grande attesa per il lancio sul mercato di iPad i grandi numeri nelle vendite


Leggo su Repubblica
che Steve Jobs è stato definito "il più grande contastorie dei nostri tempi, un affabulatore magico, l' imprenditore che ha trasformato il lancio di un prodotto in una forma d' arte".

Questo è abbastanza verosimile, a patto che non serva a sminuire l'impatto della tecnologia prodotta dalla casa di Cupertino. Nei giorni scorsi è partita la commercializzazione di iPad e probabilmente vedremo di nuovo il cammino positivo delle precedenti esperienze di mr.Jobs.

L'azienda di Steve gode dell'ammirazione incondizionata di molti appassionati di tecnologia (fatto non usuale, in quanto in genere questi personaggi sono portati più alla critica che all'apprezzamento) ma ovviamente, dall'altro lato, tanta ammirazione suscita un contrapposto senso di diffidenza. Quando qualche tempo fa ho parlato (bene) di iPhone mi sono guadagnato gli strali di un sito dall'esplicito nome "iPhone ti odio".

Oggi parliamo di iPad, appena messo in commercio da Apple e già uno oggetto di culto (700.000 pezzi venduti). Molti obiettano che come gli altri vari "I"... pod, phone e pad non è una invenzione innovativa, ma solo sagace rielaborazione di idee altrui. Molti dimenticano il contenuto tecnologico di questi oggetti, ma non voglio entrare in dispute per specialisti.

Mi piacerebbe invece esaminare il perchè di tanta popolarità e perchè per molti il successo di Apple sembra basato solo sull'offerta di cose già viste, con un nuovo packaging, e che nulla di innovativo vi è realmente contenuto. Io credo che molti però dimenticano che se oggetti simili erano già presenti sul mercato, senza riscuotere successo, qualcosa deve essere intervenuto con il lavoro di Apple. Questa cosa si chiama "semplificazione"...

La difficoltà di essere semplici

I progettisti di i-Pod/Phone/Pad hanno messo al centro del loro studio l'utente medio ed hanno cercato di capire come aiutarlo ad usare la tecnologia ribaltando anche certezze consolidate. Molti designer di interfacce si sono negli anni cullati sul consolidato modello windows-like per assorbire l'effetto novità di una applicazione al primo uso. Si copiava un modello di navigazione per apparire familiari. Alla Apple no, hanno capito che il tempo è passato ed occorre fare nuove esperienze.

Come su iPhone anche su iPad è tutto "semplicemente" più semplice. Per tanti osservatori questo è troppo poco, mentre per me questa è la vera innovazione e mette la tecnologia nella mani di tutti; non è un caso se dopo iPhone quasi tutti hanno inseguito il suo modello di funzionamento. Se realmente fosse stato così semplice inventarlo prima perchè gli altri non lo hanno realizzato tempo addietro?

Questo fa un po' rabbia ad alcuni, perchè è come l'uovo di Colombo, moltissimi stanno chiedendosi ma perchè non ci ho pensato prima, forse una buona dose di invidia influisce anche su tutti i commenti "contro". Non voglio intonare un peana a mr.Jobs, anzi mi fanno un po' sorridere i toni enfatici della Apple (magico, rivoluzionario), ma voglio solo sottolineare che la cosa più complessa, a riguardo della tecnologia, è proprio la progettazione della semplicità, mentre spesso gli ingegneri sono troppo focalizzati sull'ottenimento delle migliori performance. Questo interessa una ristrettissima casta di utenti, mentre il 90% delle persone userà di un oggetto tecnologico al massimo il 10% delle sue funzionalità.

Credo che alla fine sarà il mercato a sancire chi aveva ragione e se iPad è solo una moda temporanea tra un po' ne parleremo come una meteora, altrimenti diventerà un modello. Di tablet se ne parla da tempo e molte esperienze sono già state fatte, ma occorre notare che proprio in questi periodo HP presenta il suo prodotto, nelle strade di Milano grandi pubblicità murali fanno leva sulla sinergia con Microsoft e sull'effetto "touch". Per ora non possiamo far altro che cercare di capire se iPad ci può servire o no, magari ascoltano il keynote in cui è stato presentato ed in particolare questa parte segnalatami dal mio amico Gianluca in cui viene mostrato il funzionamento di alcune applicazioni su iPad.

Thursday, March 25, 2010

L'assalto della vecchia guardia!! Il rapporto ABI / Eurisko certifica che anche i meno giovani utilizzano il banking on line

Il titolo ovviamente non vuole essere offensivo nei confronti dei meno giovani anzi! Fa riferimento al glorioso comportamento della Vecchia Guardia Napoleonica che a Waterloo, quando la Giovane Guardia viene travolta dal feldmaresciallo Blucher a Plancenoit , guidata dal generale Morand, riprende la posizione e resiste fino all'arrivo dell'arrivo degli inglesi, alleati dei prussiani; ma i veterani delle vittorie di Napoleone, resistono eroicamente fino alla morte per consentire la fuga dell'imperatore.

Ma torniamo all'on line banking... :)

Oggi sono stati presentati i dati dell'osservazione condotta dall'ABI e devo dire che contiene l'interessante informazione che la crescita nell'utilizzo dell'internet banking vede un gran balzo in avanti del numero di utenti nella fascia oltre i 55 anni, con aumenti, a seconda delle fasce dal 16% al 25%. Una buona notizia perchè dimostra una penetrazione dei servizi on line in segmenti che venivano ritenuti irrimediabilmente un po' fuori da questo fenomeno.

Lascerei alla personale valutazione di tutti le cifre riportate nel report ( http://www.abi.it/doc/125145838240651_g__servizi_1.pdf ) o nell'esame più o meno critico che ne hanno fatto i giornali (http://www.repubblica.it/economia) e mi concentrerei su questo fenomeno.

Il direttore generale ABI, Sabatini, ne ascrive, ovviamente, il merito al Sistema che lui rappresenta ("Gli investimenti effettuati dalle banche per rendere sempre piu' vicina la banca ai clienti stanno consentendo una grande liberta' di accesso ai servizi finanziari" - http://it.advfn.com/notizie/Banche-Abi-i-sessantenni-alla-scoperta-dellhome-banking_42122213.html).

In verità questo si inserisce nel più generale avvicinamento al mondo web in atto negli ultimi tre anni, grazie alla popolarità crescente dei social network, che incidendo sulla capacità di favorire le facoltà realzionali nella sfera amici/parenti sta rendendo familiare il web a fasce crescenti di utenti. Anzi probabilmente valutando i tassi di crescita generali del web forse scopriremmo percentuali di crescita maggiore.

Preoccupante il dato relativo alla tipologia di utenti, che è ancora molto orientata a fasce di cultura elevata, un segnale che c'è ancora molto da lavorare sul processo di semplificazione nell'accesso ai servizi finanziari, che evidentemente oggi avviene con ridotta intermediazione ancora solo per specifiche fasce di utenti.

Friday, March 12, 2010

Anche per la Business Intelligence esistono ottime soluzioni Open Source, un possibile vantaggio per progettare la crescita aziendale (Parte seconda)

Nel post precedente ho cominciato un breve excursus sui prodotti di Business Intelligence open source, abbiamo iniziato dal plug in di Eclipse e proseguiano ora con gli altri prodotti che possono essere considerati i più diffusue e conosciuti.

Pentaho

Pentaho forse è la piattaforma più conosciuta per la Business Intelligence, merito della forte campagna di autopromozione e marketing del produttore e di oggettivi riconoscimenti esterni, come nel 2008, quando è risultata vincitrice nella sua categoria come miglior prodotto Open Source.

Non si tratta di un unico prodotto ma di una serie di soluzioni messe insieme per costruire una suite, tra questi:

1. Mondrian per l'OLAP,
2. JfreeReports per la reportistica,
3. Kettle per l'ETL.

Pentaho copre tutti i principali aspetti della Business Intelligence,proponendo oltre alla Community Edition Open Source una versione Enterprise a pagamento con funzionalità aggiuntive ed ovviamente supporto. Per lo sviluppo di nuovi documenti anche Pentaho fa uso di un designer basato su Eclipse e i documenti una volta sviluppati vengono caricati all'interno della piattaforma web per l'esecuzione.

I server web preferiti sono Tomcat o JBoss, ma teoricamente qualunque altro web server Java, mentre per l’ETL viene proposto Pentaho Data Integration (già conosciuto come Kettle).



I prezzi della versione enterprise non sono esorbitanti, ma in ogni caso, a giudicare dai commenti nei forum degli sviluppatori, la CE sia di ottima qualità e buone potrenzialità tale da renderla già interessante per sviluppi significativi.


JasperSoft

JasperSoft è conosciutissima tra gli sviluppatori grazie al software di reporting Open Source JasperReport. Per ilmercato della Business Intelligence ha rilasciato JasperServer cha fa uso di JasperReport per la reportistica, di Mondrian/JPivot per l’ OLAP e di Talend Open Studio per l'ETL.

JasperServer viene descritto come un sistema semplice ma intuitivo e ben sviluppato, con delle API web service per integrarla in prodofindità. Come gli altri prodotti JasperServer è disponibile nella versione Open Source o a pagamento che è leggermente più potente della versione free. Gira su web server Java come Tomcat ma, data la buona aderenza agli standard, è teoricamente semplice farla girare sugli altri server.


Esistono delle implementazioni particolari come quella disponibil a questo link http://dynamicjasper.sourceforge.net/, nate per semplificare ulteriormente l’utilizzo di questo prodotto.


Spago BI

SpagoBI è la prima piattaforma open source di Business Intelligence italiana. E' stata rilasciata da Engineering ed ha una architettura con i componenti principali programmati in Java:

• SpagoBI Server, la piattaforma che comprende tutti gli strumenti analitici, la gestione della sicurezza e delle regole di visibilità, i tools di amministrazione
• SpagoBI Studio, l'ambiente di sviluppo integrato
• SpagoBI Meta, l'ambiente dei metadati
• SpagoBI SDK, il layer di integrazione per usare SpagoBI da applicazioni esterne
• SpagoBI Applications, che accoglie tutti i modelli analitici verticali sviluppati con SpagoBI

Viene dichiarato che si installa su qualsiasi sistema operativo che supporti java e l'accesso alla piattaforma da parte dei client avviene con un normale browser.


Ha una gestione integrata di utenti (amministratori/sviluppatori/utenti comuni) ed è compatibile Oracle, MySQL e postgresql. Spago BI consente differenti tipi di reporting con diverse modalità di estrazione dei dati. Come altri prodotti del genere permette di scegliere il tipo di report per la presentazione e personalizzarele procedure di elaborazione ed estrazione dei dati.

Il sito ufficiale di SpagiBi è http://www.spagoworld.org/xwiki/bin/view/SpagoWorld/ da dove è possibile scaricare l'applicazione, il manuale e testare la piattaforma .

Tra i case studies citati FIAT Group Automobiles “ha scelto SpagoBI come piattaforma di Business Intelligence open source per realizzare link.e.intelligence, la componente analitica del prodotto .link, sviluppato per supportare i processi di vendita della rete internazionale di distribuzione”.

Tuesday, March 2, 2010

Anche per la Business Intelligence esistono ottime soluzioni Open Source, un possibile vantaggio per progettare la crescita aziendale (Parte prima)

Ho affrontato spesso in passato il tema della business intelligence e della sua applicazione all’interno di contesti aziendali.

Un po’ più che in altri segmenti applicativi nella Business Intelligence esiste un problema di implementazione, legato da un lato agli alti costi dei prodotti commerciali, dall’altro alla particolarità delle risorse umane necessarie, non solo esperti IT e funzionali ma anche statistici e matematici.

Aspetti decisamente critici, sopratutto se messi in relazione alla potenzialità di imprimere una svolta alla crescita di una azienda. Oggi il primo problema, quello del costo delle piattaforme, sembra cominciare a trovare se non la soluzione, almeno una risposta anche per gli utenti con esigenze più elementari.

Il movimento Open Source da tempo propone soluzioni di questo tipo, ma ora sembrano arrivate ad un sufficiente livello di maturità ed anche gli analisti cominciano a dare grosso credito a questa tipologia di prodotti. Da un articolo di Data Manager Online leggiamo che “soluzioni low cost che potrebbero ridurre il TCO di una infrastruttura di IT. Gartner prevede che l’utilizzo dei tool di Business Intelligence Open Source aumenterà di cinque volte entro il 2012”.

Leggiamo ancora che il mercato si è polarizzato su alcuni leader ma che"L’adozione di strumenti di Business Intelligence Open-source è aumentata nel corso degli ultimi pochi anni. Fino al 2004 difficilmente le aziende guardavano al mondo open-source per soddisfare esigenze di BI, soprattutto quelle con un grande numero di utenti; questo sottomercato ora si è ben sviluppato, ed oggi registra tassi di crescita costante (Andreas Bitterer, Research Vice President di Gartner) ... ... in Italia società come Cap Gemini già oggi offrono ai propri clienti soluzioni basate su Pentaho, segno che anche in quest'ambito l'open offre soluzioni 'disruptive'”.

Abbiamo realizzato una personale ricerca per capire cosa offre il mercato e dall’analisi delle risorse via web emerge la presenza di prodotti Open Source sufficientemente referenziati da poter essere presi in considerazione. Di seguito riportiamo quelli che da questa analisi sembrano i più diffusi ed affidabili.

• Pentaho www.pentaho.org http://en.wikipedia.org/wiki/Pentaho
• Jaspersoft www.jaspersoft.com/jaspersoft-business-intelligence-suite
• Eclipse Birt www.eclipse.org/birt/phoenix/
• SpagoBI www.spagoworld.org/xwiki/bin/view/SpagoWorld/

Un indicatore di misura della popolarità può essere dato dal numero di utenti della community di sviluppatori ed in questo senso Pentaho è il più popolare (a giudicare dai numeri trovati in rete) o dai risultati della ricerca di Google (349.000) contro i 149.000 di Jaspersoft, i 118.000 di Eclipse Birt ed i 29.100 di SpagoBI.

Eclipse BIRT

BIRT è è un sistema di reportistica open source sviluppato all’interno dell’iniziativa che fa capo alla Fondazione Eclipse. BIRT è integrabile con applicazioni web al fine di fornire funzionalità come quelle l’impostazione del layout dei report, i grafici, l’accesso ai dati e la gestione di script.
BIRT mette a disposizione diversi formati per i report possono dall’ HTML al PDF.

Ricordiamo che Eclipse era un IDE (Integrated Development Environment) della grande famiglia IBM che lo aveva acquisito da Object Technology International, ma che successivamente è stato collocato all’interno di un grande progetto Open Source supportato da molte aziende di grande caratura internazionale tra le quali appunto la stessa IBM.

Il limite rintracciabile in Eclipse potrebbe essere proprio quello che Eclipse stesso non è uno strumento user-friendly per gli utenti finali e fortemente orientato ad operare sul client. BIRT è costituito da un designer di report ed un componente di runtime che è possibile aggiungere alla propria applicazione.

Con BIRT è possibile creare:

• Elenchi e report complessi– da semplici elenchi a report più complessi di dati. con raggruppamenti di dati correlati, con la possibilità di funzioni algebriche su dati numeric, quali somme ed altre operazioni .
• Grafici a torta, a linea, a barre e molti altri. I grafici BIRT possono essere rappresentati in SVG e supportano gli eventi.
• Matrici – strutture di datiti in due dimensioni:
• Lettere e documenti – format di documentazione con testi e dati.

Una descrizione del funzionamento è inclusa in questo articolo ed aiuta a capirne il funzionamento oppure è possibile osservare la demo.


segue la seconda parte...

Wednesday, February 24, 2010

Inchiesta Banking 2.0 2010. (Addendum): beccato da Webank!!! Tu chiamalo se vuoi... web 2.0

Eh si.. non ho fatto a tempo a criticare una scelta a riguardo del restyling di Webank che subito mi hanno beccato!

Nel precedente post ho obiettato che la citazione "on line dal 1999" stonava un po' con il ringiovanimento in atto in Webank, (www.webank.it) passano poche ore e mi arriva una mail da Francesco, new media specialist di Webank, che mi ringrazia per il post e mi segnala l'iniziativa www.onlinedal1999.it.

Il suo tono è gentile e non fa riferimento alla mia affermazione, ma mi invita a curiosare in questo sito "la nostra [loro] nuova iniziativa per ripercorrere gli ultimi 10 anni della Rete, attraverso i ricordi, le emozioni, le parole di chi vive nell’online. Dopo una breve registrazione è possibile iniziare a pubblicare la propria storia (nella sezione “Storytelling“) e/o la propria timeline interattiva (nella sezione “Timeline“)".

Quando si dice il web 2.0!!!

... e non posso dire nulla... da sempre sostenitore della "rivoluzione del web"!



Effettivamente 10 anni importanti anche per me... 10 anni in cui ho veramente cambiato la mia carriera professionale, trovandomi coinvolto in progetti di trading e banking on line per i più dinamici protagonisti del web finanziario, tra loro proprio Webank, Fineco, Intesa Trade.

Il Trading in particolare rappresentò, a mio giudizio, anche la killer application che fece conoscere a tutti Internet, quello che negli ultimi due hanni ha fatto il social netwotking per il definitivo lancio di Internet come strumento di comunicazione di massa. A guardarli oggi sembrano tempi un po' eroici, in cui la risoluzione dei monitor metteva a dura prova gli occhi ed i modem a 56k la nostra pazienza. I back office delle banche si fermavano alle 5 per logorroiche operazioni batch, e noi con un gruppo di ragazzi in gamba (ma alle prime armi) sviluppammo un sistema per operare anche dopo quell'orario.

La curiosità non è solo femmina e sono andato a registrarmi, a girovagare tra le storie e nella timeline... può sembrare poco romantico che temi come il banking on line si colorino di nostalgiche sensazioni ma è così, è un pezzo importante della mia vita. Un pezzo molto piacevole sopratutto.

Mi sa che scriverò qualcosa... :)

Wednesday, February 17, 2010

Inchiesta Banking 2.0 2010. In Italia si rivede Webank, new look ma anche qualche novità

Nei post precedenti siamo andati in giro a curiosare nei siti di banking-like anglosassoni, rammaricandoci del fatto che questi concetti siano quasi completamente ignorati in Italia.

Oggi mi tocca fare un piccolo dietro front, le mie incursioni notturne nei siti di home banking (si lo so… detta cosi sembra una vera perversione!) mi hanno fatto scoprire che la mia affermazione non era completamente esatta. In particolare stavo riguardando il sito di Webank, in quanto banca che recentemente è intenzionata a rimettersi in moto, dopo qualche anno di gestione ordinaria.

Ma partiamo dall’inizio. Un po’ di storia.

Nei mesi scorsi il gruppo BPM ha acquisito IntesaTrade, l’emanazione del gruppo IntesaSanpaolo per il trading on line e denominata ora WeTrade. IntesaTrade e Webank erano nate più o meno nello stesso periodo con l’obiettivo di cavalcare il fenomeno trading on line, poi, con lo scoppio della bolla, Webank si è posizionata più sul banking on line per il Gruppo mentre IntesaTrade ha continuato a focalizzarsi esclusivamente sul TOL.

Negli scorsi anni (2008) Webank è diventata realtà autonoma da BPM, che ha creato per i propri clienti BPMbanking, una versione del banking on line destinata a rimanere più tradizionale. Con la recente acquisizione BPM conferma la propria volontà di diventare banca nazionale sfruttando il canale on line, come dichiarato nel recente piano industriale, e di riprendere con vigore la competition in un segmento dove la Fusione Xelion-Fineco ha consolidato la leadership di Fineco. A Webank erano sfuggiti i Trader più incalliti ed ecco che l’acquisizione completa l’offerta di Webank.

Parallelamente era stata avviata una operazione di “ringiovanimento” focalizzata ovviamente molto sul fenomeno del social networking e Webank (già We@bank) diventa Webank.it, con un logo molto più essenziale; l’odierna Home Page si presenta sobria e sulla destra offre i primi segnali “Social”, tre tasti laterali permettono:
  • di accedere alle pagine Webank sui vari Social Network,
  • segnalare la pagina,
  • inviare un suggerimento (“la banca che vorrei”)
Poco sotto la sezione "social media", dedicata all’informazione su temi legati al banking ed al risparmio

Questa contiene la sezione podcast (Radio Webank) con le lezioni di trading, la sezione immagini dove si può trovare la copertina del libro dell’AD Cardamone con tanto di prefazione di Carlo Massarini, gli immancabili video, la community TalkWebank ed il blog InSoldoni

Forse stona un po’, in questa operazione, il richiamo alla “storia”, quel “on line dal 1999” presente sotto il logo e nel Title, ha un po’ il sapore demodè della “Premiata Ditta” di un tempo, poco in linea le aspirazioni al social networking, del quale uno dei campioni, Facebook, è nato solo nel 2005.

Segnali di Banking.

La mia prima ricognizione si era fermata li e mi era sfuggita la parte credo più sostanziale. Senza voler togliere nulla all’utilizzo di link al social networking, ho sempre pensato che questi, lasciati fini a se stessi, mancassero l’obiettivo che intendevano raggiungere (quanti utenti realmente attivi hanno le varie community bancarie?), o meglio, utili a dare una immagine diversa, poco utili a creare una reale esperienza di social networking di successo nel banking.

Diverso è invece se il nuovo approccio viene utilizzato per offrire un servizio di social banking, come ho personalmente individuato nei vari Mint, Wesabe e Smartypig (oltre ai vari siti di social lending).

Ma ieri con un po’ di attenzione in più scopro che Webank è andata un po’ in quella direzione… legato al lancio del Conto di Deposito Webank offre una mini gestione personale del risparmio, con grafici ed obiettivi, come si evidenzia negli screenshot riportati di seguito. Un inizio? Speriamo!



Friday, February 12, 2010

Inchiesta Banking 2.0 2010. Smartypig!! anche il salvadanio a forma di porcellino arriva in formato web 2.0

Smartypig it’s like no other Piggy bank… questa è la frase con cui questo sito australiano cerca di affermare la propria identità differenziandosi dal resto.

Ma cos’è Smartypig? Ci siamo occupati nei precedenti post di Personal Finance, una tipologia di applicazione legata al mondo bancario, diffusa nei paesi anglosassoni ma inesistente in Italia. Il nome si rifà al Piggy Bank, il classico salvadanaio a forma di porcellino e serve ad evidenziare qual è la finalità di questo sito, aiutare a definire degli obiettivi di risparmio e perseguirli, contaminando la classica gestione finanziaria personale con concetti legati al networking e potenziandola con le nuove funzionalità offerte dalla tecnologia che, semplificando, definiamo 2.0.

Da dove si parte?

Dal concetto ovviamente più interessante “It’s FREE”, …a differenza di alcuni competitor, questo, come Wesabe, è gratuito.

Poi ?

It’s SOCIAL”… come evidenzia la home la gestione finanziaria esce dalla ristretta visione di un servizio estremamente riservato e si apre alla collaborazione ed alla condivisione, si può decidere infatti di rendere parzialmente pubblica una serie di obiettivi, scegliendo tra amici e parenti quelli che, attraverso il sistema di collaboration, possono aiutarci a raggiungere gli obiettivi stessi.

Da rete di utenti a reti di applicazioni.

Sotto l’aspetto “social“ viene poi cavalcato un’altro dei trend, ovvero il mash up informativo realizzato attraverso l’integrazione di informazioni (feed RSS o pubblicazione sui social network) o di applicazioni (i widget). È forse questo uno dei passaggi più significativi del cambiamento al web 2.0. Un website non è più una entità unica gestita completamente dal suo ideatore e promotore, ma si arricchisce di funzionalità messe a disposizione da terzi. In questo campo è stato Facebook a fare da first mover e questa è stata l’arma vincente per scalzare MySpace dal trono dei social network.

Le famose applicazioni, i test, i baci e tutta la pletora di attività, realizzate su Facebook da terze parti, ha conferito al network quella dinamicità che le è propria, il “ritmo” di cui parla la teoria delle Comunità di Pratica, da cui sono stati tratti molti concetti alla base degli attuali SN.
Se all’inizio il WEB era una rete di nodi corrispondenti ad entità (istituzioni, Aziende etc.) si è passati alla rete di individui ed ora alla rete di applicazioni ed individui. La rete delle reti è il web stesso (globale) e supera in estensione e concetti la community privata il social network chiuso, per cui solo una strategia di apertura, integrazione, e disponibilità di servizi (anche elementari) ed applicazioni rende un sito interessante per gli Internauti.

Sotto questo profilo il campione di integrazione ed integrabilità è iGoogle dove ogni contenuto può essere visualizzato, tant'è che alcuni giganti del mondo bancario americano hanno recepito questo trend e realizzato widget proprio per iGoogle, come USAA, oppure in altri casi per Facebook o iPhone.

I vantaggi per gli utenti

Un altro concetto fatto proprio dal management di Smartypig è in qualche modo riconducibile a quello dei “gruppi d’acquisto”, o più in generale le convenzioni offerte per esempio dai CRAL o dalle carte di credito. Vengono definiti infatti accordi per ottenere per gli utenti sconti da parte di importanti aziende di viaggi o retailers, quale la famosissima Macy’s, grande catena americana della distribuzione oppure per negoziare favorevoli tassi sui prestiti.


Nel prossimo post cercherò di dare un’occhiata in dettaglio a come si traduce in funzionalità questa sequenza di buone intenzioni, ma per ora vi lascio riportando il testo della pagina Inspiration, che vuole dare corpo all’approccio con cui affrontare questa attività:
"There’s nothing more optimistic than creating a goal, working toward that goal and finally reaching that goal! People often tell us we’ve helped them get out of the habit of using plastic they can no longer afford, basically helping them rethink their relationship with their money. They are inspired to simply change their ways, get off on the right foot, or to dream big about the things they want to do and the places they want to go. We asked our customers to share why they use SmartyPig. What they sent us tells our story better than we ever could".

Godetevi uno dei videocontest presenti nella pagina!!

Saturday, January 23, 2010

Inchiesta Banking 2.0 2010. Le novità arrivano dall'esterno del mondo bancario, i siti di Personal Finance Management: Wesabe

Seconda puntata dell’inchiesta web 2.0 nella banche versione 2010

...dopo lo scetticismo della prima occorre dare un po’ di sale a questa osservazione, ma per farlo dobbiamo ricorrere a situazioni esterne al circuito bancario tradizionale.

Abbiamo introdotto come il Personal Financing sia una pratica estremamente diffusa negli Stati Uniti, tant’è che tutte le grandi banche ne offrono una propria versione ai propri clienti, da Bank of New York, al gigante Wachovia/Well Fargo a Fidelity e USAA a Save your Money di ING. Ognuna con le proprie peculiarità e aggiungendo qua e la funzionalità innovative quale USAA che consente l'accredito di un assegno attraverso la semplice upload dell'immagine.

Questa propensione degli utenti americani ha fatto si che nascessero anche prodotti di mercato indipendenti come Quicken ed i prodotti di Intuit, ma l’evoluzione web ha fatto si aprisse ovviamente la via dei servizi on line, gratuiti.


Mint e Wesabe... come Avatar...

I più celebri sono Mint e Wesabe che però hanno seguito strade diverse, la prima dopo un grande successo è stata acquisita proprio da Intuit che, dopo aver tentato in proprio (come Microsoft) di costruire una propria versione, ha ripiegato sul fagocitare il suo concorrente, regalando con 170 milioni di dollari una serena vecchiaia al suo fondatore, Aaron Patzer.

Dopo aver girato sull' i-banking di tante banche visitare Wesabe ha lo stesso effetto di vedere Avatar con gli occhialini in tridimensionale dopo aver visto Via col Vento. L'uso della tecnologia e delle funzionalità possibili allo stato dell'arte, ma senza la debolezza di una trama vista e rivista come quella del film di Cameron!

Wesabe resiste ed è il sito di maggior fama tra i socialnetworkisti e se anche il suo boss Hedlund non si sbottona sui numeri una sua frase può essere esplicativa "we are well within hundreds of thousands of users now, and we've been growing at an average rate of about 20 to 35 percent every month”.


Wesabe, approccio Open e Social

La natura Open di Wesabe la si apprezza da subito, mentre Mint ti ferma sullo scoglio dell’indicazione di almeno un account bancario (cosa non possibile per noi italiani in quanto Mint gestisce solo banche USA ed anche il mio tentativo con American Expres si è incagliato su un problema di credenziali), Wesabe ti permette di registrarti liberamente.

La Home è costruita per ridurre la diffidenze di chi vi si imbatte, aspetto friendly, immagini spensierate, informazioni su cos’è Wesabe e recensioni. Anche la registrazione è essenziale, pochi dati e nessuno ostacolo per poter partire immediatamente, solo successivamente una procedura guidata ti aiuta a familiarizzarti con il servizio e, al tempo stesso, a registrare le informazioni personali.


Dashboard per il risk management familiare

Il sito permette di registrare diversi account bancari in maniera tale da avere su una unica dashboard tutta la propria situazione finanziaria.

L’infrastruttura del network bancario americano rende fortunatamente possibile questa aggregazione di dati grazie a diversi standard, quali OFX, e Wesabe mette a disposizione diversi metodi di caricamento delle informazioni, a secondo del grado di confidenza nei livelli di sicurezza del servizio:
  • caricamento manuale di file,
  • attraverso applicativi desktop o plug in di Firefox
  • oppure al massimo livello delegando completamente Wesabe alla sincronizzazione.
Non manca il caricamento di singole transazioni da interfaccia attraverso twitter o email. L’obiettivo è quello di offrire all’utente la possibilità di registrare le spese nel momento stesso in cui vengono fatte per non perderne traccia.


Funzionalità moderne al passo con la nostra attitudine all'uso del web

Ma è il resto che fa la differenza, posso taggare spese ed incassi per ricondurli a categorie predefinite e quindi osservarne l’andamento, posso definire degli obiettivi di spesa e contestualizzarli rispetto ai tag definiti, per capire il livello di risparmio ottenuto rispetto ad obiettivi prefissati.

Una dashboard piena di grafici e progress bar mi aiuta a valutare la mia propensione alla spesa, la mia situazione finanziaria complessiva, mentre sono in arrivo anche l’integrazione con gli impegni a venire, per fare misurazioni e valutazioni sul futuro.


Ajax per l'interazione ed il Real Time

Il tutto è corredato da un uso intensivo di Ajax per l’auto-completamento dei campi di ricerca (come la funzione per individuare il merchant con cui ho sostenuto la spesa), l’aggiornamento in real time di grafici e tabelle di riepilogo, la presenza di tips e tabelle informative di dettaglio, visibili al passaggio del mouse su grafici e torte.

Tecnologicamente poi le funzionalità sono completate dai widget disponibili per Iphone.

Social Banking and Networking

Da un punto di vista “social” invece Wesabe prevede buona parte del campionario disponibile, blog, gruppi di discussione e l’immancabile Twitter, ma la sua vera particolarità è di creare statistiche dai dati degli utenti anonimizzati, per confrontare le proprie abitudini di spesa con gli altri utenti del network .

Thursday, January 21, 2010

Inchiesta Banking 2.0, due anni dopo. 2010 Cosa è successo… o sarebbe meglio dire.. cosa non è successo??

Due anni fa, proprio all’inizio di Gennaio, avevo cominciato a scrivere una serie di post sul Banking 2.0, ovvero su cosa avrebbe potuto significare, per il banking on line, l’adozione di concetti web 2.0, sia per quanto riguardava le enormi potenzialità che vengono offerte da tecnologie quali Flash o Ajax, sia per quanto riguarda i nuovi modelli di comportamento indotti dalla diffusione del social networking.

Due anni che valgono quanto decenni

Parlo di soli due anni fa eppure sembra che sia già passato qualche decennio… il social networking passava da trend a fenomeno di massa, Facebook aggrediva il monopolio di MySpace e … …e non era ancora esplosa in tutta la sua virulenza la Grande Crisi.

Le artefici e le vittime di questa crisi sono state le grandi banche americane e, con effetto dominio, tutto il sistema bancario e finanziario mondiale: Lehman Brothers era (prima di fallire) una delle 5 temutissime banche d’investimento (tutte ridimensionate) Maddoff era un guru della finanza prima di essere denunziato da figli e dipendenti e (tutte) le più celebri corporation di analisti, esperti di “prediction” vedevano un massiccio utilizzo del web 2.0 anche nelle banche many banks recognise the need to embrace Web 2.0 but only a handful of early movers are currently showing signs of next-generation offerings and it will take 18 months before real progress is made.

Il banking 2.0 oggi.

I 18 mesi sono passati e la crisi sembra avere lasciato sul terreno le buone intenzioni di cui era alimentato quell’inizio del 2008. Il Web 2.0 è solo timidamente usato dalle banche sotto il profilo tecnico, quasi nulla sotto il profilo "social". Oggi nuove ricerche (un po’ interessate??) prevedono uno sviluppo di questi temi per il 2010… conviene utilizzare qualche rito scaramantico e sperare che vada meglio che nel 2008…

Il mio viaggio nel web 2.0 non mi ha fatto scoprire innovazioni stupefacenti nel settore o una larga diffusione di questi strumenti, solo esperienze a macchia di leopardo e le più interessanti vengono al di fuori del tradizionale circuito bancario. Forse si tratta solo di aspettare il web 3.0!!!

Difficile dire se ha avuto più impatto la crisi e la conseguente contrazione degli investimenti o il tradizionale approccio delle banche che, nella maggior parte dei casi, pur contribuendo significativamente allo sviluppo delle tecnologie, sono abituate ad introdurre le innovazioni con una certa prudenza.

I trend in America: Personal Finance Management

Tra le cose interessanti alcuni siti di Personal Finance indipendenti che hanno abbracciato la filosofia social del nuovo web. Negli Stati Uniti è forte la cultura della gestione finanziaria familiare, tant’è che gia negli anni precedenti erano diffusi strumenti desktop quali Quicken, acquisito da Intuit. L’evoluzione del web ha portato alla nascita anche di applicazioni browser based ed ora tutte le principali banche USA offrono un servizio di questo genere, più o meno evoluto.

Il tutto è favorito anche da una più diffusa attitudine alla “circolarità” delle informazioni bancarie, tant’è che è possibile avere su un unico desk la situazioni su conti su più banche diverse. Un po’ come in Italia è possibile fare al momento solo con i servizi di Corporate Interbancario.

Parallelamente si sono nati siti dedicati, indipendenti dalle banche, che hanno offerto servizi molto più smart ed innovativi. Le funzionalità offerte sono interessanti e molto utili, si è per esempio mutuato il concetto di "tagging" per connotare meglio i movimenti, consentendone l’organizzazione secondo criteri differenti, il raggruppamento delle spese in categorie permette un’analisi delle proprie propensioni di spesa ed alcuni siti forniscono spesso statistiche e report di sintesi per facilitare l’analisi personale, un vero e proprio cruscotto per il Controllo di Gestione.

La possibilità di definire obiettivi e relative percentuali di raggiungimento degli stessi sono altre abituali features di questi portali, ma la traslazione dei concetti di social networking si realizza con funzioni che sfruttano la potenza della collettività. La comparazione con dati di sintesi di gruppi omogenei di utenti ne è un esempio, serve per verificare quanto i personali trend di spesa di un individuo si differenziano dalla media di utenti simili, oppure la condivisione di strategie, di obiettivi in ambiti familiari o lo sharing di conoscenza su possibili ottimizzazioni di bilancio.

Piccoli desk che sconfinano quasi nel risk management familiare ed evidentemente sono visti come la risposta giusta ad una domanda di governo delle finanze personali, probabilmente ora più sentita di prima, proprio a causa della crisi perdurante. Nei prossimi post cercheremo di vedere insieme alcuni di questi siti quali Mint o Wesabe per valutarne l’efficacia.

segue...