Monday, August 2, 2010

Gli Spime. Lo Spazio il Tempo e l'Internet delle cose, ovvero quando le mie chiavi salveranno il mondo

Spime, un termine ancora non molto conosciuto ma che forse nei prossimi anni avrà una grande diffusione.

O meglio… Non so in verità se useremo mai correntemente questo termine o sene nasceranno nel frattempo altri simili e di maggior diffusione ma quello che questa parola intende descrivere è sicuramente già un pezzo del nostro futuro ed in fondo anche del nostro presente. Il concetto che identifica infatti sicuramente diventerà familiare, perché siamo inevitabilmente proiettati in un mondo sempre più interconnesso.

Ma andiamo con ordine. Bruce Sterling, scrittore e futurologo ha coniato il termine SPIME come contrazione dei vocaboli inglesi che indicano lo spazio ed il tempo, SPace e tIME. SPIME sta ad indicare oggetti la cui progressione spazio temporale viene completamente tracciata.


Ma cosa indica ciò?


Sterlling parte da alcuni concetti (desiderio di conoscere origine e fine di ciò che compriamo, desiderio di costruire un futuro sostenibile) e da tecnologie esistenti (RFID, tecnologia per l’identificazione automatica degli oggetti) e futuribili (sensori sempre più miniaturizzati per raccogliere dati ambientali) per ipotizzare un futuro in cui saranno disponibili chip che potranno essere inglobati all’interno di prodotti e colloquiare tra loro. La finalità è duplice, da un lato tracciare come e dove un oggetto è stato prodotto, arricchendo quindi l’oggetto di un carico di informazioni che ci permetta scelte responsabili, dall’altro questi miliardi di oggetti mobili, con a bordo chip in grado raccogliere dati (dall’ambiente per esempio CO2, temperatura), si configureranno come terminali mobili che trasformeranno la rete come la intendiamo oggi (virtuale) in una rete pervasiva nella realtà di tutti i giorni, il concetto di Internet of Things, cui appunto arriva, alla fine, Sterling.

Questo scenario mi fornisce già un paio di spunti di interesse, molto personale, con connotati molto positivi: potrò finalmente smettere di girare in tondo per casa alla ricerca di portafoglio e chiavi, il mio motore di ricerca delle cose mi dirà dove li avrò lasciati, cosa che tra l’altro oggi riesco già a fare con il mio cellulare (lo faccio squillare!!).

Torno ad essere serio… il futuro prossimo descritto è veramente prossimo e non sembra così fantasioso come lo fu la celebre previsione di Orwell, già oggi esistono RFID evolutissimi, taluni addirittura commestibili, ed il loro utilizzo è legato solo alla fantasia dei progettisti e alla profittabilità della loro implementazione in ambiti particolari. I cellulari sono SPIME prodromici, in grado di localizzare nel tempo e nello spazio l’oggetto stesso, trasferendo, in qualche modo, questa proprietà al legittimo (o meno) possessore. La Nikon anche dota alcune sue fotocamere di un accessorio per la geolocalizzazione GPS delle foto.

Come al solito occorre aspettare che i prezzi degli RFID scendano un poco per vedere la prima parte di questa rivoluzione, ovvero quando buona parte dei prodotti sarà dotato di questi tag sicuramente un esperto di domotica mi darà uno strumento per cercare le mie chiavi ed i cellulari saranno dotati di una funzione di localizzazione e lettura di tag RFID.

La seconda parte di questa storia si potrà scrivere più in la, quando saranno disponibili a basso costo (e spazio) tecnologie di rilevamento che permetteranno di raccogliere e studiare miliardi di dati puntuali il cui studio con tecnologie di intelligenza artificiale ci permetteranno studiare sistemi predittivi accurate su fenomeni naturali o meno, come la propagazione di gas tossici in caso di incidenti o magari (finalmente) i terremoti.

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