Monday, November 26, 2007

La conoscenza del web sembra sconfinata, in realtà è sintetica e pilotata. Come affrontarla ed il contributo del social networking (seconda parte)

Nel post di ieri abbiamo osservato che ci sono quattro concetti che apparentemente danno una connotazione, se non altro non positiva, alla “nuova” conoscenza.

> Brevità, il concetto deve essere espresso nel minor numero di righe possibile
> Ampiezza della ricerca, una pagina, per “esistere” realmente sul web, deve essere correttamente indicizzabile. Da questo derivano in cascata:
>>> Un contenuto presentato nelle primissime pagine è in se considerato autorevole
>>> Un contenuto presentato sufficientemente bene, su un sito sufficientemente adeguato al tema in questione, può essere considerato autorevole.

Questa considerazioni appena fatte sulla conoscenza nell’era del web però non sono intrinsecamente negative nel complesso, anzi.

Dobbiamo infatti considerare che possiamo avere informazioni più velocemente e su di un maggior numero di temi, inoltre questa fase di approfondimento così rapida favorisce anche la possibilità di ripetere l’operazione più frequentemente, tattica questa che aiuta nella ricerca. Ad ogni step, infatti acquisirò pochi concetti per volta, e quindi presumibilmente meglio, inoltre ai successivi approfondimenti partirò da una knowledge base già acquisita che mi permetterà una ricerca ed una analisi maggiormente responsabile dei contenuti.

E’ un poco come la questione, emersa da tempo, delle calcolatrici e dei fogli di calcolo che per riflesso hanno ridotto la nostra capacità di fare calcoli “manualmente”. Questo è sicuramente vero, ma hanno dilatato la nostra capacità di ottenere risultati complessi. Fondamentale a questo punto mettere in atto tutte quelle precauzioni che ci consentano di non subire danni da questo vulnus acquisito.

La definizione delle best practise per giovarci solo dei pregi della situazione e non subirne le conseguenze negative.

Ciò che sta accadendo quindi non è di per se un fatto positivo o negativo ma è sicuramente un fattore di cui tenere conto, deve cambiare la nostra abilità di produrre informazione.

L’informazione deve essere sintetica e ricca di approfondimenti che non espandano direttamente il contenuto principale del post (lunghezza del testo), ma piuttosto utilizzano la struttura ramificata abilitata dai link, per lasciare all’utente la possibilità di navigare l’informazione in relazione ai temi di suo maggiore interesse e pertinenza ed in relazione alla propria capacità di acquisizione di quantità rilevanti o meno di informazioni.

Queste considerazioni danno maggior risalto alle possibilità di utilizzo dei sistemi di social networking nel campo della conoscenza condivisa, sia essa aziendale o meno.

Il tagging, il social bookmarking etc. diventano sistemi eccellenti che coadiuvano la semplice pubblicazione o ricerca di contenuti. Infatti, in relazione alla mappa mentale che ciascuno degli utenti si costruisce a riguardo dell’attendibilità degli altri utenti in un network, o semplicemente all’importanza che egli attribuisce alla numerosità di segnalazioni su un dato argomento, è ovvio che ogni utente trae un enorme giovamento dagli ambienti collaborativi.

Questo mutuo supporto permette di trovare più facilmente i contenuti obiettivo di una ricerca, perché il supporto degli utenti permette di evidenziare, con maggiore semplicità, cluster di informazioni pertinenti e non, informazioni banalmente somiglianti. Se ricerco il mio nome in rete scopro informazioni su un rimorchiatore, Carlo Bruno affetto da SLA (a cui va tutta la mia solidarietà), un celebre musicista, uno un po' meno celebre ecc..

È chiaro che in un ambito ristretto, la mia azienda o i miei rapporti professionali, ha senso solo ciò che è relativo alla mia attività. L’esempio è banale ma mi serve per chiarire che una ricerca, supportata da meccanismi collaborativi evidenzia solo i risultanti interessanti in un dominio specifico, seppure questi, come nel mio caso, non siano di rilevanza assoluta.

il contributo del socal network verticale supporta questa necessità di far emergere conoscenza, altrimenti probabilmente nascosta.

carlo bruno
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