Ricordate quella vecchia canzone dei Buggles negli anni 80 che diceva "Video killed the Radio Stars..." oggi forse potremmo cominciare a cantare "Web killed the Video Stars"... ma forse è proprio questo scenario che rappresenta un ulteriore ostacolo allo sviluppo del web in Italia, ovviamente oltre ai tradizionali ed ahimé usuali limiti infrastrutturali italiani.
Lo Iab Forum 2009 a Milano ha regalato una nuova fotografia dello stato del web, in particolare Guy Phillipson ha descritto come Inghilterra la raccolta pubblicitaria sul web ha superato per volumi quella della TV.
Non è una novità, perchè ne hanno già parlato in molti, ma è l'occasione per mettere a confronto la situazione italiana con il resto d'Europa. Solo nel 2006 leggevamo la notizia del superamento della quota della raccolta dei giornali da parte della pubblicità on line e poco dopo quella che Google UK aveva superato i ricavi di ITV, una delle televisioni commerciali britanniche. Ricordo di aver utilizzato queste due notizie in alcune presentazioni insieme ai dati relativi alla crescita esponenziale dei Social Network proprio per dare evidenza della forza del fenomeno e dei possibili risultati a cui avrebbe portato.
Eppure questi dati sembrano archeologia già oggi ma li possiamo utilizzare per cogliere le reali proporzioni della velocità e della crescita del web quale media, salvo poi ripiombare in un Evo antico quando si parla dell'Italia, tristemente fanalino di coda in Europa (tranne Malta), con un modesto +10% di crescita e per un attuale, altrettanto modesto, 7% di ricavi pubblicitari nell'on line sul totale.
Considerazioni un po' amare in questo articolo di Repubblica, sopratutto se messe in relazione con i dati contenuti proprio in questo articolo e relativi al gran numero di utenti che si informano sul web.
Altro dato desolante riguarda la distanza che ci separa dagli investimenti previsti per lo sviluppo della rete in Italia rispetto ad altri paesi europei. Alcune promesse sono state fatte dai nostri politici ma, alla luce della particolare situazione politica italiana, non sembrano essere credibili perchè, a prescindere da qualunque considerazione politica, sembra difficile che in Italia possano essere investite risorse nello sviluppo di canali di comunicazione diversi da quello televisivo e che possano nuocere proprio allo sviluppo della televisione commerciale.
Giova a questo proposito infatti ricordare lo sforzo fatto per stimolare la diffusione del digitale terrestre, con investimenti nei confronti di una tecnologia non particolarmente significativa per la modernizzazione del paese, soprattutto se comparata agli effetti (positivi!!!) che medesimi investimenti avrebbero prodotto se eventualmente indirizzati verso la diffusione della banda larga via ADSL o fibra ottica.
La giustificazione fu quella di garantire il pluralismo informativo, anche se per molti fu soprattutto la volontà di scongiurare il passaggio forzato di alcune emittenti alla trasmissione satellitare e la creazione di una alternativa al monopolio della più famosa pay per view.
Il motore dell'innovazione è rappresentato sempre ahimè dai soldi nel nostro sistema economico e sul web, come nella televisione, il maggior flusso di risorse arriva dalla pubblicità al momento, quindi più soldi conquista la pubblicità on line più sarà facile vedere nascere servizi innovativi e qualificati.
Temo quindi che di investimenti per lo sviluppo della rete per ora, ahimè, non se ne parli, un nuovo handicap nel rincorrere il livello di innovazione raggiunto dagli altri paesi.
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