Friday, May 8, 2009

Riflessioni sul contributo della tecnologia nell’opera di ricostruzione dopo il devastante terremoto in Abruzzo: il volontariato digitale

Un mese fa il terremoto ha devastato l’ Abruzzo ed ormai è cominciato il tempo della ricostruzione. Nei primi giorni occorreva che ci fossero braccia in grado di aiutare “fisicamente” nella corsa contro il tempo, rimuovere macerie e cercare superstiti, dove i mezzi meccanici non potevano operare o dove, peggio ancora, non erano ancora arrivati.

L’Italia tutta si è stretta intorno alle popolazioni colpite ed io con loro, con l’ansia di chi ha vissuto un’esperienza simile in Campania, quel maledetto 23 novembre. La mia città fu assalita dalla paura per gli enormi e prolungati sobbalzi del terreno, ma subimmo danni solo le abitazioni, mentre purtroppo nei giorni seguenti, nel cosiddetto cratere in Irpinia, ho visto il dolore disegnato sui volti delle persone che a mani nude cercavano almeno di dare sepoltura ad un genitore, ad un nonno. La mia prima esperienza con il dolore e la morte, in forme così profonde ed estese.

Eppure di quei giorni rimane vivo soprattutto il ricordo del senso di fratellanza spontanea che si instaura, il ricordo delle persone corse giù in una notte dal Friuli o dalla Sicilia. Una drammatica esperienza che instillava allo stesso momento un forte senso di fiducia nel genere umano, quella fiducia che nella vita quotidiana appare spesso perdersi. Preti e “comunisti”, giovani e meno giovani, scavare fianco a fianco e dormire spesso in auto. Tra una scossa qua e là.


La ricostruzione: un piatto per ingordi

Lo scempio della ricostruzione e della cementificazione successiva sono un ricordo altrettanto doloroso, pensando soprattutto al fiume di denaro che ha arricchito pochi ed ha creato posizioni di potere.

Mi sono fermato a riflettere a lungo su quali attività può svolgere un professionista dell’IT per contribuire in questa fase e non nego un po’ di frustrazione rispetto al contributo che può dare un medico, un ingegnere o un tecnico. Anche un cantante può fare molto.

Dopo lo Tsunami avevo cercato di organizzare una “colletta tecnologica” per contribuire alla costruzione di un sistema di alerting, sulla base della semplice considerazione che il mondo della finanza in cui lavoro è completamente interconnesso e che un ordine di borsa impiega frazioni di secondo ad essere eseguito . Le tecnologie di comunicazione distribuita sono disponibili ed abilitanti e alcune aziende private avevano accolto la mia richiesta. Inutile dire che la cosa si bloccò quando, passando al lato istituzionale, nazionale e/o europeo, capii che neppure la disponibilità di tecnologie innovative e di grande valore (ovviamente fornite a titolo gratuito) erano sufficienti ad innescare un ciclo virtuoso.


Cosa può fare chi scrive software?

Il terremoto inoltre rende inefficace un sistema di tal genere, perché non lascia il tempo di predisporre alcuna attività di mitigazione dei danni, in mancanza di comprensibili segnali premonitori, ed allora come si può concretizzare l’aiuto di persone che, come me, sanno mettere uno dietro l’altro i bit trattati da un processore?

Le polemiche successive all’evento mi hanno ricordato come un cataclisma del genere diventa un’opportunità per pochi, già pronti a spianare e cementificare luoghi che altrimenti non sarebbero stati toccati. La nascita del movimento (che in molti definiamo “democratico”) di generazione dei contenuti da parte degli utenti della rete mi porta a pensare che i tempi siano maturi per la costruzione di una “sentinella ambientale”, in grado di documentare, nel tempo, lo stato dei luoghi e creare luoghi di aggregazione in cui il cittadino abbia spazio per confrontarsi per difendere ciò che è patrimonio di tutti dall’ingordigia di pochi.

Una vecchia idea rielaborata, di costruire un archivio a due dimensioni, una timeline temporale ed una collocazione geografica, in grado di informare, ma anche di fornire un supporto per la ricostruzione di fatti. Le immagini poi delle opere e delle chiese sventrate, che probabilmente dovranno essere definitivamente abbattute, sono un terribile segno di come la nostra memoria e la bellezza dei luoghi risulterà irrimediabilmente privata di parti così significative. Doveroso per noi organizzare la conoscenza e per chi verrà dopo.

Non è complesso mobilitare l’impegno private e le tecnologie sono tutte disponibili, sarà possibile realizzarlo?

1 comment:

  1. Ciao, mi chiamo Guido Mastrobuono e sono un cacciatore di articoli e fotografie per un concorso che si chiama “Costruire Felicità” e mette a confronto articoli e foto che trattino il lavoro di chi dedica se stesso alla costruzione della felicità della sua gente (vedi l’indirizzo http://lavoristi.ning.com/forum/topics/concorso-di-idee-costruire-la )
    Il tema può essere trattato dal punto di vista poetico, filosofico, sociale o politico.

    A mio avviso, questa tua opera arricchirebbe il nostro concorso e volevo suggerirti di inserirla.

    Il concorso, in realtà, è una scusa per convincere la gente a metterci a disposizione spunti per la discussione. Noi poi ne parliamo e ci creiamo un’idea nostra sui più svariati argomenti.
    Infatti, la concorrenza tra autori non è una cosa che ci appartiene: noi creiamo nella collaborazione. E dal confronto con gli altri, noi aumentiamo il nostro sapere.
    Comunque la pubblicazione offerta in premio ai vincenti è vera ed effettiva.

    Se lo vorrai, potrai tranquillamente inserire, al piede degli articoli o come commento alle tue foto, un link al tuo blog o alle tue gallerie di immagini in modo da renderle più note e facilmente raggiungibili.

    Un saluto

    Guido Mastrobuono

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