Da un po’ di tempo il termine “Green” viene utilizzato in sempre più contesti e, seppure in molti casi il sapore è più quello di un slogan, è innegabile osservare che, nel complesso, sta crescendo una più concreta sensibilità ambientalista. La differenza sostanziale è la migrazione di concetti attinenti soprattutto alla sfera individuale (ancorché espressi in forma collettiva, politica o sociale) anche nell’approccio strutturato alla vita professionale.
Credo che questo salto sia decisamente importante perché gran parte del nostro tempo viene speso sul posto di lavoro e fino ad ora una errata interpretazione del concetto business is business ha rappresentato tale approccio verde soprattutto come un onere. Stiamo passando da come ciascuno di noi può imparare a "Salvare il mondo senza essere Superman" ad un approccio strutturato e collettivo.
Ora però anche il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barak Obama ha ripudiato la politica “petrolifera” del suo predecessore ed il mondo industriale comincia fare la sua parte, spinto da maggiore consapevolezza sedimentatasi nel tempo, piuttosto che da motivi di opportunità economica, come riduzione costi o politiche di marketing basate sulla Social Responsibility.
Questa mattina aprendo la mia posta mi sono trovato una newsletter della banca che mi raccontava dell’iniziativa www.ambiente.quiubi.it “nata per sensibilizzare i clienti del Gruppo UBI Banca sul tema della sostenibilità ambientale.” La newletter proseguiva “In primo luogo, utilizzando attivamente Qui UBI internet banking anche tu puoi partecipare in prima persona alla riduzione di emissioni di CO2 per minori spostamenti verso la filiale e alla diminuzione di consumi di carta, scegliendo di ricevere gratuitamente estratti conto e altri documenti tramite internet”.
Guardo con interesse queste iniziative perchè credo che ci sia ancora molto da fare a riguardo dell'alfabetizzazione "Verde" delle persone. Mi è venuto infatti in mente un articolo di qualche mese fa in cui, esaminando i dati sui comportamenti dei correntisti, si rilevava che, a fronte di un 43% di consumatori che dichiarano di preferire aziende con grande sensibilità ambientale, il 75% dei correntisti intrattiene con le proprie banche un rapporto ancora fortemente improntato allo scambio di documentazione scritta.
Evidenziata questa contraddizione da parte dei consumatori, l’articolo proseguiva esaminando alcune leve da utilizzare per ridurre l’impatto sull’ambiente, dall’ovvia smaterializzazione dei documenti, all’utilizzo più evoluto del mobile banking, al fine di ridurre trasferimenti verso filiali locali o ATM/bancomat e conseguentemente ridurre l’emissioni inquinanti.
Le banche sono tra i principali investitori in IT in tutto il mondo e portano forte la responsabilità di accelerare il processo attraverso comportamenti virtuosi, ma è altrettanto evidente che ciò passa per una effettiva e completa consapevolezza da parte dei consumatori che anche loro devono fare la propria parte.
Non a caso l’iniziativa di UBI si appoggia, come forma di comunicazione, ad un concorso, per favorire evidentemente la ricezione di un concetto probabilmente di grande impatto, ma che spesso non viene sempre tradotto in azioni concrete. Un po’ più di un anno fa notavo come ancora c’era molta ritrosia nell’utilizzo dei sistemi di internet banking da parte degli italiani, perché, evidentemente, i timori nell’utilizzo del web per transazioni finanziare sono più forti della volontà di mettere in campo comportamenti virtuosi. Anche i dati successivi confermano quell'analisi.
In un altro articolo di ZeroUno, si riferisce della ricerca di IDC “Green IT Barometer” da cui emerge che quasi la metà delle grandi aziende sta cominciando ad adottare una politica di investimenti nell IT ispirata ai concetti della crescita sostenibile. Le motivazioni, come detto, si collocano a metà tra le politiche di CSR, quindi marketing oriented, e ricerca di ottimizzare i costi.
Si osserva infatti nell’articolo che “ogni Euro investito in un server ne genera 7 per la sua gestione nell’intero ciclo di vita, e che la gestione dell’infrastruttura energetica diviene un fattore critico”. Nella nostra azienda la virtualizzazione dei server e l’utilizzo di altre attrezzature maggiormente eco-compatibili ha prodotto un risparmio del 5-6% sui costi energetici.
L'inchiesta evidenzia che non mancano ovviamente le voci contrarie, chi ritiene che ciò possa essere addirittura “rischioso” (19%) o comunque di non avere competenze a sufficienza (41%) per portare avanti un tale progetto.
Ma la capacità di intervento delle banche non si limita all’infrastruttura IT, in quanto soggetti in grado anche di finanziare e quindi promuovere la produzione di energia rinnovabile.
HSBC leader bancario e finanziario mondiale, dal 2007 ha dato inizio al progetto "Climate Confidence Index", per misurare l'attitudini dei consumatori, nel mondo e nel tempo, e molte altre iniziative stanno partendo in tutto il mondo, pinte sia da motivazioni reali che di opportunità
In Italia è nato anche un premio, il Green Globe Banking perche “Il sistema bancario può e deve assumere oggi un ruolo fondamentale nell’incentivare l’adozione di pratiche virtuose in campo ambientale, promuovendo temi della “finanza ecocompatibile” con politiche istituzionali, strategie di impieghi/raccolta e logiche di investimento che soddisfino bisogni di target sempre più trasversali”. La prima edizione del premio è stata vinta da Intesasanpaolo.
Uno dei suoi animatori il Professor Marco Fedeli, docente di Marketing ed Economia Aziendale dell’Università di Genova, parlando di Green Economy ricorda che “Qualcuno parla addirittura di rivoluzione ambientale dopo le due grandi rivoluzioni, agricola e industriale, che hanno segnato la storia dell’umanità”. Enfasi a parte, il mondo del lavoro sembra muoversi, forse ancora troppo lentamente, ma è compito di ciascuno di noi accelerare tale processo.
Altri articoli:
Green.IT, la tecnologia sostenibile
Una proposta per l'Ambiente
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment