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In questo lungo excursus sulle banche abbiamo potuto osservare come la rivoluzione in atto negli ultimi anni, grazie l’esplosione delle potenzialità della rete, abbia avuto sia impatti tecnologici che sociali.
Nel mondo delle banche e delle istituzioni finanziarie l’impatto non è stato travolgente come in altri comparti. Nei giorni scorsi, per citare un esempio, Repubblica dedicava un lungo articolo ad Elvis Costello che ha dichiarato che rinuncerà a produrre CD, per dedicarsi alla distribuzione digitale via internet o, in alternativa solo il nostalgico vinile. Non è l’unico artista, ma è il segno di una vera e propria rivoluzione in atto in quel settore.
Come dicevamo invece non sembra essere cambiato molto nelle banche e nel loro rapporto con la clientela il fenomeno “web 2.0”. Più volte ho riconosciuto che è oggettivamente non facile individuare meccanismi di coinvolgimento degli utenti, mentre molto più immediato immaginare che metodologie collaborative di lavoro possano contribuire a rendere più efficienti i processi interni.
Approccio collaborativo alla formazione interna
Infatti è proprio su questo fronte che osserviamo alcuni esperimenti nel mondo finanziario di cui parleremo di seguito.
Come abbiamo detto assistiamo ad una proliferazione dei social network, il che è sinonimo di potenzialità ma anche segnale di una altrettanto potenziale crisi di riflusso. La coltivazione di un social network richiede tempo ed energie e quindi è ovvio che l’adozione di tali schemi all’interno di una struttura operativa può far insorgere il dubbio che si corra il rischio di introdurre nuovi fenomeni di “distrazione”.
In realtà il fenomeno del social networking si appoggia in larga parte proprio su una teoria nata proprio in ambito industriale per rendere più efficiente il processo formativo del personale
Comunità di Pratica vs Specializzazione
La nozione è quella della di “comunità di pratica”, nata negli anni 80 e rilanciata all’inizio degli anno 90 da Wenger e Lave. Si basa sul superamento del concetto di relazione stretta e diretta, tra allievo ed esperto nell’apprendimento della conoscenza professionale.
Questo meccanismo della relazione stretta produce separazione e specializzazione, che se da un lato permette ad un soggetto di acquisire know how ed essere sempre più rapido nel lavoro dall’altro lo rende “schiavo della propria focalizzazione.
Un caso classico è quello del segmento in cui lavoro, ovvero l’IT.
La capacità di intervenire rapidamente su una procedura, della quale magari esiste poco know how aziendale e/o documentazione, costituisce spesso una penalizzazione per la partecipazione a nuovi progetti, per i quali paradossalmente sono avvantaggiati persone meno esperte e meno legate al processo produttivo. Come si sa la partecipazione a nuovi progetti è fonte di motivazione e quindi l’esperienza, legando persone a progetti in corso (come ahimé la manutenzione di vecchie procedure) poco motivanti, finisce per essere percepita come un handicap.
Più volte, in assenza di un adeguato turno-over aziendale sui progetti, ho visto ottimi professionisti cambiare azienda per “sfuggire” al proprio destino. In alcuni casi la perdita di tale know how ha determinato anche l’abbandono di sofwtare da parte di aziende per la sopraggiunta incapacità di gestirle. Questo indipendentemente dal valore rappresentato da queste procedure per l’azienda stessa.
Nel prossimo post cercherò di descrivere sinteticamente i principali concetti delle comunità di pratica
Leggi gli altri paragrafi....
1 - Contesto tecnologico generale
2 - La tecnologia ed il credito “social”di Zopa
3 - Il marketing nei blog
4 - Non solo Zopa, Boober e la banca dei poveri
5 - La prudenza delle Banche
6 - Esperienze utente, IWbank, BNL e Second Life
7 - Uso operativo: contesto, intelligence e mercato
8 - Monitoraggio, l'individuazione degli "Influencer"
9 - Monitoraggio e Social Network Analysis
10- Il web 2.0 e l’organizzazione interna
11- La comunità di pratica
12- Sviluppare Comunità di Pratica
Argomenti correlati:
-Intervista a Gianni Soreca IDC Consulting Director
-Focus su Zopa
-Focus su Boober, Intervista a Manolo Maffeis
-La percezione della comunicazione, R.Taverna
-Dati Abi 2007
Friday, March 28, 2008
Wednesday, March 26, 2008
La musica che gira intorno.... cambia velocemente il mercato dietro la spinta del web e dell'MP3
Elvis Costello ha deciso di non distribuire il suo prossimo Momofuke con i consueti CD, ma di affidarsi alla distribuzione sul web via download o puntando,sul un fascino un po’ nostalgico della vendita di dischi in vinile.
La notizia riportata da Repubblica ieri non di per se ne una novità assoluta, ne inaspettata, ma certamente è un segno del tempo e di come il web e l’Ipod abbiano rivoluzionato il mondo della musica. Solo pochi anni ci separano da Napster, uno dei primi siti di successo che con un meccanismo di peer to peer, rendeva disponibile musica gratis per milioni di giovani, eppure sembra passato un secolo.
In mezzo, molte leggi sui diritti di copyright e molte sentenze che hanno tentato di arginare un fenomeno che sarà moderato definitivamente solo quando i costi della musica saranno cosi bassi da essere accettati per quello che sono.
Il meccanismo in atto è quello della disintermediazione, già vissuto nel campo dei viaggi o del trading on line, senza che ovviamente siano scomparse ne banche ne agenzie.
Eppure le major della musica vedono nubi nere all’orizzonte e si confrontano con una contrazione del mercato, che, come ci dice Repubblica, tradotto in cifre indica una flessione delle vendite di dischi quest’anno di un ulteriore 18%, mentre i download crescono del 46%
MySpace è diventato uno degli attori di questa disintermediazione, come abbiamo avuto modo di riflettere a lungo in una discussione con una giovane band milanese, e ha determinato le condizioni per cui oggi esiste un palcoscenico globale, nel quale si può trovare spazio anche senza avere un’etichetta importante alle spalle. Il potere di queste grandi etichette non è ovviamente finito, ma dovranno certamente confrontarsi con il nuovo mercato ed adeguarsi.
Prima di Costello, RadioHead e Nine Inch Nails hanno puntato sul download e nel caso dei Nine hanno anche vinto, con un milione e seicentomila dollari incassati nella sola prima settimana di vendite. Forse nell’immediato sono scelte che possono permettersi sono cantanti e gruppi di questa tipologia, ma io credo che comunque, in questo momento, c’è una strada tracciata, che è legata solo ai tempi di ulteriore diffusione della rete.
Proprio la scelta di Costello sul vinile dimostra però che un altro “modo” è possibile, ovvero esistono spazi e nicchie in cui conta ancora il prodotto di qualità. Come giustamente ricorda Repubblica “il disco in vinile non è un supporto ma è l’opera”, la medesima differenza che c’è tra una foto digitale ed una litografia firmata.
Questa differenza non viene certamente percepita da tutti i consumatori, ma torna ad essere apprezzata: più 250 % in Italia o come indica in America South By Southwest ben 22% in più in un mercato in cui, a differenza dell’Italia, il vinile ha mantenuto comunque un proprio mercato.
D’altra parte ricordo ancora la gioia da giovanissimo, in un mercato molto meno globale di oggi, la gioia di ricevere da amici di ritorno dagli States o dall’Inghilterra le copie di dischi introvabili Italia. Dischi che ancora oggi custodisco con affetto
La notizia riportata da Repubblica ieri non di per se ne una novità assoluta, ne inaspettata, ma certamente è un segno del tempo e di come il web e l’Ipod abbiano rivoluzionato il mondo della musica. Solo pochi anni ci separano da Napster, uno dei primi siti di successo che con un meccanismo di peer to peer, rendeva disponibile musica gratis per milioni di giovani, eppure sembra passato un secolo.
In mezzo, molte leggi sui diritti di copyright e molte sentenze che hanno tentato di arginare un fenomeno che sarà moderato definitivamente solo quando i costi della musica saranno cosi bassi da essere accettati per quello che sono.
Il meccanismo in atto è quello della disintermediazione, già vissuto nel campo dei viaggi o del trading on line, senza che ovviamente siano scomparse ne banche ne agenzie.
Eppure le major della musica vedono nubi nere all’orizzonte e si confrontano con una contrazione del mercato, che, come ci dice Repubblica, tradotto in cifre indica una flessione delle vendite di dischi quest’anno di un ulteriore 18%, mentre i download crescono del 46%
MySpace è diventato uno degli attori di questa disintermediazione, come abbiamo avuto modo di riflettere a lungo in una discussione con una giovane band milanese, e ha determinato le condizioni per cui oggi esiste un palcoscenico globale, nel quale si può trovare spazio anche senza avere un’etichetta importante alle spalle. Il potere di queste grandi etichette non è ovviamente finito, ma dovranno certamente confrontarsi con il nuovo mercato ed adeguarsi.
Prima di Costello, RadioHead e Nine Inch Nails hanno puntato sul download e nel caso dei Nine hanno anche vinto, con un milione e seicentomila dollari incassati nella sola prima settimana di vendite. Forse nell’immediato sono scelte che possono permettersi sono cantanti e gruppi di questa tipologia, ma io credo che comunque, in questo momento, c’è una strada tracciata, che è legata solo ai tempi di ulteriore diffusione della rete.
Proprio la scelta di Costello sul vinile dimostra però che un altro “modo” è possibile, ovvero esistono spazi e nicchie in cui conta ancora il prodotto di qualità. Come giustamente ricorda Repubblica “il disco in vinile non è un supporto ma è l’opera”, la medesima differenza che c’è tra una foto digitale ed una litografia firmata.
Questa differenza non viene certamente percepita da tutti i consumatori, ma torna ad essere apprezzata: più 250 % in Italia o come indica in America South By Southwest ben 22% in più in un mercato in cui, a differenza dell’Italia, il vinile ha mantenuto comunque un proprio mercato.
D’altra parte ricordo ancora la gioia da giovanissimo, in un mercato molto meno globale di oggi, la gioia di ricevere da amici di ritorno dagli States o dall’Inghilterra le copie di dischi introvabili Italia. Dischi che ancora oggi custodisco con affetto
Tuesday, March 18, 2008
Le aziende italiane che innovano: Blogmeter, ovvero l'arte di sapere "ascoltare" la Rete.
Oggi dedico spazio ad un prodotto, Blogmeter, di cui ho già parlato ampiamente in altri post che hanno, tra l'altro, stimolato un dibattito interessante, segno di un forte interesse nei confronti di questo tipo di tecnologie. Rispondono insieme Vittorio di Tomaso e Sacha Monottti, di cui traccio alla fine un profilo sintetico.
CB: Cominciamo, come al solito, con il nome della società e del prodotto.
BM: Al momento Blogmeter non è ancora un'azienda, ma un prodotto sviluppato da una joint-venture, costituita da specialisti nello sviluppo di tecnologie di web intelligence, analisi semantica e media research.
CB: Ho avuto modo di vedere Blogmeter all'opera e come sai lo valuto molto positivamente, ritrovandovi molte caratteristiche che penso siano fondamentali. Bello per esempio il vostro monitoraggio della campagna elettorale che vi ha guadagnato anche un'autorevole citazione da parte di Repubblica.
E' sempre difficile fare sintesi in questi casi, ma riuscite a descriverlo in poche righe?
BM: Blogmeter è una piattaforma di market/web intelligence il cui obiettivo è la comprensione e l'analisi delle conversazioni che avvengono nei social media (non soltanto blog, ma anche forum, newsgoup e social networks).
Lo scopo di Blogmeter è mettere ordine, nel mare magnum della conversazione online, per fornire ad aziende o istituzioni marketing e consumer insight partendo da informazioni fornite liberamente e spontaneamente quali le conversazioni che si trovano all'interno dei social media.
CB: Quali i principali campi d'azione di Blogmeter, il segmento di mercato ed i vostri interlocutori?
BM: I nostri intelocutori principali sono le aziende che considerano lapropria reputazione un asset fondamentale e/o che hanno un marchio forte, riconoscibile e dunque chiaccherato. Per queste aziende la comunicazione è ovviamente fondamentale e strategica; Blogmeter è parte della più ampia strategia di comunicazione aziendale rivolta ai media digitali: fornisce uno strumento di verifica e di misura di come le strategie di marketing e comunicazione (e non solo!) dell'azienda incidono sul buzz generato sui social media.
CB: Possiamo scendere un po' più nel tecnico e descriverne le componenti architetturali e le principali inovazioni tecnologiche?
BM: All'interno di blogmeter vivono un sofisticato motore di crawling, che naviga la rete alla ricerca di fonti interessanti da analizzare (una fonte, per noi, è interessante quando è un luogo di conversazione) e un motore di analisi semantica, basato su tecnologie proprietarie, che consente l'analisi e la comprensione (almeno per quanto possibile) di quanto viene detto in rete.
Esteriormente blogmeter si presenta come un'applicazione di intelligence intuitiva e facile da usare, che consente sia viste di insieme (cruscotti e grafici) che viste specifiche (identificazione delle conversazioni da tracciare, estrazione di concept cloud), fino alla possibilità di leggere ciascun singolo messaggio grazie ad un motore di ricerca interno.
Ad oggi esistono verticalizzazioni di Blogmeter (che implicano specifiche configurazioni dei crawler e dell'analisi semantica) su settori che vanno dall'automotive alle banche, dalla salute / benessere al cinema, dalla moda alla politica. Le fonti monitorate portano un numero enorme di messaggi mensili e di post: la nostra proiezione 2008 è di indicizzare e analizzare diversi milioni di post per ciascuna verticalizzazione.
CB: Quale e' il vostro modello di business?
BM: Blogmeter è proposto come sas. il cliente acquista un abbonamento per avere accesso al prodotto attraverso un'interfaccia di analisi web based inclusiva di supporto ed aggiornamenti constanti su temi e fonti monitorati. Non sono richiesti investimenti hardware o software e il roll out su un settore monitorato è pressochè immediato.
Vittorio di Tomaso dopo gli studi all’Università di Torino e presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ha intrapreso un percorso accademico, come visiting researcher alla Brandeis University di Waltham, Massachussets, come docente presso l’Università del Piemonte Orientale e la Libera Università di Bolzano. Attualmente insegna Informatica Umanistica all’Università di Torino. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche in Italia e all’estero, è attualmente membro della redazione di Sistemi Intelligenti, rivista di Scienza Cognitiva edita da Il Mulino.
E’ Ceo e co-fondatore di CELI, azienda italiana specializzata in tecnologie automatiche di analisi del linguaggio.
Sacha Monotti Graziadei ha lavorato per Ernst & Young Consultants e AGB Nielsen Media Research, leader mondiale nella rilevazione dell’audience televisivo. Nel 2006 ha deciso di tornare ai media digitali fondando Me-Source, società specializzata nello sviluppo di soluzioni innovative nei settori della “web intelligence” e della “social media analysis”.
ARTICOLI CORRELATI:
La percezione della comunicazione, l'indice Hespi
Individuazione e monitoraggio degli influencers
banking 2.0: intelligence e confronto con il mercato
CB: Cominciamo, come al solito, con il nome della società e del prodotto.
BM: Al momento Blogmeter non è ancora un'azienda, ma un prodotto sviluppato da una joint-venture, costituita da specialisti nello sviluppo di tecnologie di web intelligence, analisi semantica e media research.
CB: Ho avuto modo di vedere Blogmeter all'opera e come sai lo valuto molto positivamente, ritrovandovi molte caratteristiche che penso siano fondamentali. Bello per esempio il vostro monitoraggio della campagna elettorale che vi ha guadagnato anche un'autorevole citazione da parte di Repubblica.
E' sempre difficile fare sintesi in questi casi, ma riuscite a descriverlo in poche righe?
BM: Blogmeter è una piattaforma di market/web intelligence il cui obiettivo è la comprensione e l'analisi delle conversazioni che avvengono nei social media (non soltanto blog, ma anche forum, newsgoup e social networks).
Lo scopo di Blogmeter è mettere ordine, nel mare magnum della conversazione online, per fornire ad aziende o istituzioni marketing e consumer insight partendo da informazioni fornite liberamente e spontaneamente quali le conversazioni che si trovano all'interno dei social media.
CB: Quali i principali campi d'azione di Blogmeter, il segmento di mercato ed i vostri interlocutori?
BM: I nostri intelocutori principali sono le aziende che considerano lapropria reputazione un asset fondamentale e/o che hanno un marchio forte, riconoscibile e dunque chiaccherato. Per queste aziende la comunicazione è ovviamente fondamentale e strategica; Blogmeter è parte della più ampia strategia di comunicazione aziendale rivolta ai media digitali: fornisce uno strumento di verifica e di misura di come le strategie di marketing e comunicazione (e non solo!) dell'azienda incidono sul buzz generato sui social media.
CB: Possiamo scendere un po' più nel tecnico e descriverne le componenti architetturali e le principali inovazioni tecnologiche?
BM: All'interno di blogmeter vivono un sofisticato motore di crawling, che naviga la rete alla ricerca di fonti interessanti da analizzare (una fonte, per noi, è interessante quando è un luogo di conversazione) e un motore di analisi semantica, basato su tecnologie proprietarie, che consente l'analisi e la comprensione (almeno per quanto possibile) di quanto viene detto in rete.
Esteriormente blogmeter si presenta come un'applicazione di intelligence intuitiva e facile da usare, che consente sia viste di insieme (cruscotti e grafici) che viste specifiche (identificazione delle conversazioni da tracciare, estrazione di concept cloud), fino alla possibilità di leggere ciascun singolo messaggio grazie ad un motore di ricerca interno.
Ad oggi esistono verticalizzazioni di Blogmeter (che implicano specifiche configurazioni dei crawler e dell'analisi semantica) su settori che vanno dall'automotive alle banche, dalla salute / benessere al cinema, dalla moda alla politica. Le fonti monitorate portano un numero enorme di messaggi mensili e di post: la nostra proiezione 2008 è di indicizzare e analizzare diversi milioni di post per ciascuna verticalizzazione.
CB: Quale e' il vostro modello di business?
BM: Blogmeter è proposto come sas. il cliente acquista un abbonamento per avere accesso al prodotto attraverso un'interfaccia di analisi web based inclusiva di supporto ed aggiornamenti constanti su temi e fonti monitorati. Non sono richiesti investimenti hardware o software e il roll out su un settore monitorato è pressochè immediato.
Vittorio di Tomaso dopo gli studi all’Università di Torino e presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ha intrapreso un percorso accademico, come visiting researcher alla Brandeis University di Waltham, Massachussets, come docente presso l’Università del Piemonte Orientale e la Libera Università di Bolzano. Attualmente insegna Informatica Umanistica all’Università di Torino. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche in Italia e all’estero, è attualmente membro della redazione di Sistemi Intelligenti, rivista di Scienza Cognitiva edita da Il Mulino.
E’ Ceo e co-fondatore di CELI, azienda italiana specializzata in tecnologie automatiche di analisi del linguaggio.
Sacha Monotti Graziadei ha lavorato per Ernst & Young Consultants e AGB Nielsen Media Research, leader mondiale nella rilevazione dell’audience televisivo. Nel 2006 ha deciso di tornare ai media digitali fondando Me-Source, società specializzata nello sviluppo di soluzioni innovative nei settori della “web intelligence” e della “social media analysis”.
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Friday, March 14, 2008
Una discussione sulle potenzialità dell' analisi semantica per il monitoraggio del web e sullo stato dell'arte
Si è sviluppato negli ultimi giorni su questo blog un micro dibattito sull'analisi semantica di testi a proposito del post sul prodotto Blogmeter.
Ho pensato di evidenziare questa discussione perchè tratta un tema che mi appassiona molto e quindi provo a sintetizzare le considerazioni. Il miniforum si è svluppato sul commento di Marlon (che ringrazio per il contributo) che esprimeva qualche perplessità :
"Ho visto il sito (di Blogmeter) e non c'è scritto molto di concreto sul prodotto. Personalmente non credo possa fare realmente ciò che promette ed in particolare l'analisi semantica del "parlato" .... attendo smentite".
La sua è un'opinione non di un neofita in quanto ci racconta che "a livello universitario ho lavorato a tematiche simili sia perché adesso opero nel settore dell'Information Technology".
In effetti le sue perplessità sono assolutamente giustificate, perchè l'analisi semantica non ha dato in passato grandi risultati, ma in questo momento mi sembra che si stiano facendo passi in avanti.
Nel campo dell'analisi del linguaggio i risultati devono essere rapportati alla enorme difficoltà del problema, a causa degli infiniti modi di rappresentare un concetto e della difficoltà di trasferire alla macchina l'informazione di contesto, che invece è patrimonio del lettore. Questo spiega perchè la medesima informazione può essere recepita in maniera positiva o negativa da due lettori diversi.
In ambiti verticali specifici e con adeguato training dei sistemi si possono però avere risultati interessanti. Ovviamente quanto più è ristretto il dominio di conoscenza da osservare tanto più è possibile ottenere risultati corretti.
Paradossalmente lo stimolo alla ricerca è arrivato dal più drammatico episodio di terrorismo accaduto, ovvero l'attentato alle torri gemelle.
L'esplosione del problema di Al Qaeda, come network di cellule che utilizzano anche il web per comunicare e per ricevere ordini, ha impresso un'accelerazione degli investimenti in ricerca da parte degli Stati Uniti, ma anche le politiche di investimento della Comunità Europea nel campo del software puntano oggi molto su questi aspetti, all'interno del settimo programma quadro.
Alla discussione è intervenuto Sacha Monotti di Blogmeter (monitoraggio accurato!!!) che ci fa notare che "per avere un evidenza pratica di cosa può fare blogmeter basta seguire il monitoraggio sul buzz politico che stiamo portando avanti con spindoc:
http://mediameter.wordpress.com/osservatorio-buzz-politico-online/
http://www.spindoc.it/2008/03/07/il-pd-e-in-un-post-su-due-e-sfida-online-berlusconi/
(vi anticipo che nei prossimi giorni andremo a valutare in dettaglio quali sono i TEMI più cari agli italiani ;-))"
Aggiungo poi, che di tutti i temi che ho trattato, questo è uno di quelli maggiormente interessanti per me, infatti dal 2005-2006 seguo con attenzione lanalisi semantica e per un periodo, nella nostra società, abbiamo lanciato un laboratorio su cui abbiamo investito per ottenere questi risultati. Il progetto è stato poi sospeso a causa di sopravvenuti impegni di lavoro che hanno dirottato le risorse, ma non certo per mancanza di interesse.
Quindi ho osservato Blogmeter con occhio critico e devo dire che è una interessante implementatione, va nella direzione verso la quale abbiamo cercato di andare.
Mi sento però di dover fare alcune osservazioni:
Allo stato (e ancora per molto), l'analisi semantica produce buoni risultati ma ovviamente non può spiegare nel dettaglio di cosa parla un certo post e non può farlo di qualunque argomento o contesto.
L'obiettivo ragionevole è quello di aiutare l'uomo ad organizzare la conoscenza nella maniera migliore possibile, in considerazione dell'enorme mole di informazioni disponibili, che rappresentano al tempo stesso informazione e "noise". Questo si ottiene "facilitando" l'individuazione dell'informazione significativa ai nostri fini.
Un altro obiettivo è quello di desumere informazioni statistiche, che, in quanto tali, possono anche non essere corrette in un singolo dettaglio/post, ma hanno valore proprio nella loro visione di insieme.
A questo proposito il test sulla politica è esemplificativo. Aggiungo che se fossimo già in un mondo in cui il web rappresenta il principale canale di comunicazione, oggi saremmo in grado di avere delle proiezioni su un campione enorme e quindi molto affidabile.
Marlon poi sottolineava altri aspetti che sono:
- quali sono gli algoritmi di analisi semantica utilizzati ?
- quanto tempo "macchina" ci vuole per analizzare i blog ?
- quanto intervento umano di fine tuning è necessario ?
- ecc. ecc.
Qualche risposta cercherò di darla nell'intervista a Sacha e Vittorio che pubblicherò domani ma ovviamente li invito ad intervenire anche sugli altri aspetti.
Concludo con l'ultima considerazione, oggi la rete vede affermarsi fenomeni di conoscenza collettiva, da Wikipedia al social bookmarking. E' dall'integrazione di strumenti automatici con politiche e strumenti di collaboration che dobbiao di aspettarci di ottenere il risultato migliore nel campo della condivisione della conoscenza.
grazie a tutti per la discussione.
Ho pensato di evidenziare questa discussione perchè tratta un tema che mi appassiona molto e quindi provo a sintetizzare le considerazioni. Il miniforum si è svluppato sul commento di Marlon (che ringrazio per il contributo) che esprimeva qualche perplessità :
"Ho visto il sito (di Blogmeter) e non c'è scritto molto di concreto sul prodotto. Personalmente non credo possa fare realmente ciò che promette ed in particolare l'analisi semantica del "parlato" .... attendo smentite".
La sua è un'opinione non di un neofita in quanto ci racconta che "a livello universitario ho lavorato a tematiche simili sia perché adesso opero nel settore dell'Information Technology".
In effetti le sue perplessità sono assolutamente giustificate, perchè l'analisi semantica non ha dato in passato grandi risultati, ma in questo momento mi sembra che si stiano facendo passi in avanti.
Nel campo dell'analisi del linguaggio i risultati devono essere rapportati alla enorme difficoltà del problema, a causa degli infiniti modi di rappresentare un concetto e della difficoltà di trasferire alla macchina l'informazione di contesto, che invece è patrimonio del lettore. Questo spiega perchè la medesima informazione può essere recepita in maniera positiva o negativa da due lettori diversi.
In ambiti verticali specifici e con adeguato training dei sistemi si possono però avere risultati interessanti. Ovviamente quanto più è ristretto il dominio di conoscenza da osservare tanto più è possibile ottenere risultati corretti.
Paradossalmente lo stimolo alla ricerca è arrivato dal più drammatico episodio di terrorismo accaduto, ovvero l'attentato alle torri gemelle.
L'esplosione del problema di Al Qaeda, come network di cellule che utilizzano anche il web per comunicare e per ricevere ordini, ha impresso un'accelerazione degli investimenti in ricerca da parte degli Stati Uniti, ma anche le politiche di investimento della Comunità Europea nel campo del software puntano oggi molto su questi aspetti, all'interno del settimo programma quadro.
Alla discussione è intervenuto Sacha Monotti di Blogmeter (monitoraggio accurato!!!) che ci fa notare che "per avere un evidenza pratica di cosa può fare blogmeter basta seguire il monitoraggio sul buzz politico che stiamo portando avanti con spindoc:
http://mediameter.wordpress.com/osservatorio-buzz-politico-online/
http://www.spindoc.it/2008/03/07/il-pd-e-in-un-post-su-due-e-sfida-online-berlusconi/
(vi anticipo che nei prossimi giorni andremo a valutare in dettaglio quali sono i TEMI più cari agli italiani ;-))"
Aggiungo poi, che di tutti i temi che ho trattato, questo è uno di quelli maggiormente interessanti per me, infatti dal 2005-2006 seguo con attenzione lanalisi semantica e per un periodo, nella nostra società, abbiamo lanciato un laboratorio su cui abbiamo investito per ottenere questi risultati. Il progetto è stato poi sospeso a causa di sopravvenuti impegni di lavoro che hanno dirottato le risorse, ma non certo per mancanza di interesse.
Quindi ho osservato Blogmeter con occhio critico e devo dire che è una interessante implementatione, va nella direzione verso la quale abbiamo cercato di andare.
Mi sento però di dover fare alcune osservazioni:
Allo stato (e ancora per molto), l'analisi semantica produce buoni risultati ma ovviamente non può spiegare nel dettaglio di cosa parla un certo post e non può farlo di qualunque argomento o contesto.
L'obiettivo ragionevole è quello di aiutare l'uomo ad organizzare la conoscenza nella maniera migliore possibile, in considerazione dell'enorme mole di informazioni disponibili, che rappresentano al tempo stesso informazione e "noise". Questo si ottiene "facilitando" l'individuazione dell'informazione significativa ai nostri fini.
Un altro obiettivo è quello di desumere informazioni statistiche, che, in quanto tali, possono anche non essere corrette in un singolo dettaglio/post, ma hanno valore proprio nella loro visione di insieme.
A questo proposito il test sulla politica è esemplificativo. Aggiungo che se fossimo già in un mondo in cui il web rappresenta il principale canale di comunicazione, oggi saremmo in grado di avere delle proiezioni su un campione enorme e quindi molto affidabile.
Marlon poi sottolineava altri aspetti che sono:
- quali sono gli algoritmi di analisi semantica utilizzati ?
- quanto tempo "macchina" ci vuole per analizzare i blog ?
- quanto intervento umano di fine tuning è necessario ?
- ecc. ecc.
Qualche risposta cercherò di darla nell'intervista a Sacha e Vittorio che pubblicherò domani ma ovviamente li invito ad intervenire anche sugli altri aspetti.
Concludo con l'ultima considerazione, oggi la rete vede affermarsi fenomeni di conoscenza collettiva, da Wikipedia al social bookmarking. E' dall'integrazione di strumenti automatici con politiche e strumenti di collaboration che dobbiao di aspettarci di ottenere il risultato migliore nel campo della condivisione della conoscenza.
grazie a tutti per la discussione.
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Wednesday, March 12, 2008
Serve MySpace ai piccoli e grandi gruppi musicali? L'opinione di chi lo vive in prima persona: The Sunnation, giovane band milanese
MySpace è l'esempio più rappresentativo del fenomeno del Social Networking e la musica il segmento, che al suo interno, ne ha determinato più d'altri il successo. Oggi ne parliamo con Simone Pase dei The Sunnation, per capire la novità che MySpace ha significato per quelle micro-aziende che sono i gruppi musicali emergenti.
CB: Ciao Simone, direi come prima cosa di cominciare ad inquadrare il contesto. Chi sono the Sunnation e chi è Simone?
SP: I Sunnation non sono altro che uno dei tanti gruppi musicali italiani, precisamente di Milano, che hanno l’obiettivo di riuscire, un giorno, a “sfondare” nell’industria discografica.
Questo è l’unico aspetto in comune con le altre band. Le differenze consistono essenzialmente nello stile, nel genere, e nella fiducia pressoché nulla nella discografia italiana.
Simone è il sottoscritto, nonché frontman di questo gruppo e persona molto eclettica e curiosa.
Ovviamente oltre alle velleità musicali mi dedico a quella che rappresenta la mia principale occupazione, ossia lo studio della facoltà di Scienze della Comunicazione all’università Iulm di Milano. Dovrei conseguire la Laurea tra meno di un anno.
CB: Facciamo anche un po’ di pubblicità... quale è il pezzo dei Sunnation che consigli di ascoltare nel vostro Spazio?
(http://www.myspace.com/thesunnation)
SP: “Disco Paradise”. E’ quello che meglio rappresenta la nostra identità oggi.
CB: MySpace è nato come un grande social network generalista, ma mi sembra che in realtà, sempre di più, diventa un canale tematico su musica, arte ed entertainment, seguendo una tendenza di verticalizzazione che sembrava valere per tutti, ma non per MySpace. Nella tua doppia veste, di musicista e appassionato di comunicazione, condividi questa analisi?
SP: Ragionando in maniera molto sintetica non mi sento di dissentire. Tuttavia credo che la sua essenza principale sia “pubblicitaria”, nel senso etimologico della parola e inerente a tutto l’ ”universo” di collegamenti che tale definizione comprende.
Quindi il fatto rendere pubblico ed accessibile ai più qualsiasi tipo di aspetto che i suoi utenti vogliono mostrare. Da loro stessi, alla musica, al cinema, agli spettacoli, alla promozione generica in generale.
CB: Ad un complesso giovane e poco conosciuto serve veramente essere su MySpace? In fondo richiede un certo impegno, quali sono i vantaggi ed il rapporto costi/benefici? Quali sono materialmente le attività che garantiscono un certa visibilità?
SP: Sicuramente serve. E dirò di più. Non solo a un gruppo giovane, ma serve soprattutto ai gruppi affermati che così si ritrovano con un canale in più e più diretto grazie al quale elargire e veicolare le informazioni che lo riguardano. Compreso il contatto più veloce e informale con il proprio pubblico, con l’enorme possibilità di arrivare anche a frange sempre nuove.
Ovviamente una così grande potenzialità richiede, dalla sua, pure un impegno notevole.
Infatti, oltre all’aggiornamento continuo - giornaliero direi - del proprio spazio, immaginiamo solo il tempo necessario per rispondere a tutti i messaggi o per farsi conoscere grazie ai “biglietti da visita”, commenti, messaggi personali ecc…
Si può dire che questo sia il costo principale da sostenere per un gruppo giovane. Il proprio tempo. La propria dedizione, niente di più. Il che non significa che non ci sia spazio per pubblicità a pagamento. Ovviamente ne usufruisce chi ha i mezzi, quindi non è il nostro caso.
CB: Ma è proprio vero che si può diventare famosi dal nulla?
SP: Io alle favole col lieto fine credo e mi piace crederci. Non vedo perché vorrei escluderlo. Alla fine il business coinvolge ogni ramo, quindi non vedo perché un gruppo senza etichetta su myspace, ma enormemente seguito e apprezzato, non possa rivelarsi appetibile per una major. Sarebbe un controsenso economico. E’ semplicemente cambiato il modo di proporsi. Non si spedisce più la cassettina marciona alla casa discografica, si da semplicemente il contatto myspace. Con la consapevolezza che in quella paginetta si debba rappresentare al meglio tutto il “mondo” e le peculiarità che il gruppo vuole trasmettere.
La casa discografica, così, si ritrova in mano molte più informazione rispetto alla sola cassetta con 4 canzoni.
CB: Mi raccontavi qualche giorno fa che dagli inizi MySpace è molto cambiato, riesci a tracciare un profilo di questo cambiamento?
SP: La peculiarità principale di MySpace è quella di essere in completa e continua evoluzione. Di essere sempre “work in progress”, al fine di adattarsi a tutti i cambiamenti e alle nuove necessità comunicative dei singoli utenti e non.
Solo due anni fa si presentava come una finestra che definirei alquanto “casereccia”, spoglia e standardizzata nelle sue parti - molto emblematica la foto di Tom, suo padre fondatore e primo “Top Friend” per tutti, in maniche corte davanti al mobiletto del PC di casa -
Oggi invece, dopo il suo boom di accessi - prima americano del 2005, e poi, mondiale del 2006 – MySpace si è riempito logicamente di pubblicità, links e attività di promozione parallele.
Per non parlare della grafica, enormemente migliorata, come pure la sua gestibilità e le possibilità che offre.
CB: Oltre MySpace... il web, come viene definito oggi, 2.0.... quali strumenti offre per promuovere se stessi ed il proprio prodotto musicale, qual’è il lavoro necessario per questo tipo di attività e quali i benefici che se ne possono trarre?
SP: Gli strumenti sono plurimi. La differenza non è in quello che offre, piuttosto al fatto che offre tutto il possibile CONTEMPORANEAMENTE. Grazie soprattutto alla sua collaborazione con altri social network come YouTube o iTunes.
Per questo motivo è più facile organizzare una vera e propria campagna pubblicitaria improntata su tutti i fronti e le su tutte, o quasi, le possibilità comunicative di cui l’uomo nel 2008 dispone.
Concretamente: audio musicali, filmati, banner, links, finestre, foto, ecc…
CB: La comunicazione è cambiata, l’on-line sta diventando uno dei canali principali e per settori come la musica probabilmente lo è già. In quali altri segmenti pensi sia più facile utilizzare il web come canale di comunicazione?
SP: A mio parere non è un discorso di facilità o in che cosa sia più facile.
Inesorabilmente il web arriverà ad essere strumento principale e fondamentale in ogni attività e settore. Il web è una rete nel mondo ramificatissima oramai. Ne ricopre la maggior parte.
Se sei fuori dal web, non esisti.
CB: Ora la sfera di cristallo.... quale futuro per: social network, Sunnation e Simone?
SP: Questo lo ignoro.
CB: Ciao Simone, direi come prima cosa di cominciare ad inquadrare il contesto. Chi sono the Sunnation e chi è Simone?
SP: I Sunnation non sono altro che uno dei tanti gruppi musicali italiani, precisamente di Milano, che hanno l’obiettivo di riuscire, un giorno, a “sfondare” nell’industria discografica.
Questo è l’unico aspetto in comune con le altre band. Le differenze consistono essenzialmente nello stile, nel genere, e nella fiducia pressoché nulla nella discografia italiana.
Simone è il sottoscritto, nonché frontman di questo gruppo e persona molto eclettica e curiosa.
Ovviamente oltre alle velleità musicali mi dedico a quella che rappresenta la mia principale occupazione, ossia lo studio della facoltà di Scienze della Comunicazione all’università Iulm di Milano. Dovrei conseguire la Laurea tra meno di un anno.
CB: Facciamo anche un po’ di pubblicità... quale è il pezzo dei Sunnation che consigli di ascoltare nel vostro Spazio?
(http://www.myspace.com/thesunnation)
SP: “Disco Paradise”. E’ quello che meglio rappresenta la nostra identità oggi.
CB: MySpace è nato come un grande social network generalista, ma mi sembra che in realtà, sempre di più, diventa un canale tematico su musica, arte ed entertainment, seguendo una tendenza di verticalizzazione che sembrava valere per tutti, ma non per MySpace. Nella tua doppia veste, di musicista e appassionato di comunicazione, condividi questa analisi?
SP: Ragionando in maniera molto sintetica non mi sento di dissentire. Tuttavia credo che la sua essenza principale sia “pubblicitaria”, nel senso etimologico della parola e inerente a tutto l’ ”universo” di collegamenti che tale definizione comprende.
Quindi il fatto rendere pubblico ed accessibile ai più qualsiasi tipo di aspetto che i suoi utenti vogliono mostrare. Da loro stessi, alla musica, al cinema, agli spettacoli, alla promozione generica in generale.
CB: Ad un complesso giovane e poco conosciuto serve veramente essere su MySpace? In fondo richiede un certo impegno, quali sono i vantaggi ed il rapporto costi/benefici? Quali sono materialmente le attività che garantiscono un certa visibilità?
SP: Sicuramente serve. E dirò di più. Non solo a un gruppo giovane, ma serve soprattutto ai gruppi affermati che così si ritrovano con un canale in più e più diretto grazie al quale elargire e veicolare le informazioni che lo riguardano. Compreso il contatto più veloce e informale con il proprio pubblico, con l’enorme possibilità di arrivare anche a frange sempre nuove.
Ovviamente una così grande potenzialità richiede, dalla sua, pure un impegno notevole.
Infatti, oltre all’aggiornamento continuo - giornaliero direi - del proprio spazio, immaginiamo solo il tempo necessario per rispondere a tutti i messaggi o per farsi conoscere grazie ai “biglietti da visita”, commenti, messaggi personali ecc…
Si può dire che questo sia il costo principale da sostenere per un gruppo giovane. Il proprio tempo. La propria dedizione, niente di più. Il che non significa che non ci sia spazio per pubblicità a pagamento. Ovviamente ne usufruisce chi ha i mezzi, quindi non è il nostro caso.
CB: Ma è proprio vero che si può diventare famosi dal nulla?
SP: Io alle favole col lieto fine credo e mi piace crederci. Non vedo perché vorrei escluderlo. Alla fine il business coinvolge ogni ramo, quindi non vedo perché un gruppo senza etichetta su myspace, ma enormemente seguito e apprezzato, non possa rivelarsi appetibile per una major. Sarebbe un controsenso economico. E’ semplicemente cambiato il modo di proporsi. Non si spedisce più la cassettina marciona alla casa discografica, si da semplicemente il contatto myspace. Con la consapevolezza che in quella paginetta si debba rappresentare al meglio tutto il “mondo” e le peculiarità che il gruppo vuole trasmettere.
La casa discografica, così, si ritrova in mano molte più informazione rispetto alla sola cassetta con 4 canzoni.
CB: Mi raccontavi qualche giorno fa che dagli inizi MySpace è molto cambiato, riesci a tracciare un profilo di questo cambiamento?
SP: La peculiarità principale di MySpace è quella di essere in completa e continua evoluzione. Di essere sempre “work in progress”, al fine di adattarsi a tutti i cambiamenti e alle nuove necessità comunicative dei singoli utenti e non.
Solo due anni fa si presentava come una finestra che definirei alquanto “casereccia”, spoglia e standardizzata nelle sue parti - molto emblematica la foto di Tom, suo padre fondatore e primo “Top Friend” per tutti, in maniche corte davanti al mobiletto del PC di casa -
Oggi invece, dopo il suo boom di accessi - prima americano del 2005, e poi, mondiale del 2006 – MySpace si è riempito logicamente di pubblicità, links e attività di promozione parallele.
Per non parlare della grafica, enormemente migliorata, come pure la sua gestibilità e le possibilità che offre.
CB: Oltre MySpace... il web, come viene definito oggi, 2.0.... quali strumenti offre per promuovere se stessi ed il proprio prodotto musicale, qual’è il lavoro necessario per questo tipo di attività e quali i benefici che se ne possono trarre?
SP: Gli strumenti sono plurimi. La differenza non è in quello che offre, piuttosto al fatto che offre tutto il possibile CONTEMPORANEAMENTE. Grazie soprattutto alla sua collaborazione con altri social network come YouTube o iTunes.
Per questo motivo è più facile organizzare una vera e propria campagna pubblicitaria improntata su tutti i fronti e le su tutte, o quasi, le possibilità comunicative di cui l’uomo nel 2008 dispone.
Concretamente: audio musicali, filmati, banner, links, finestre, foto, ecc…
CB: La comunicazione è cambiata, l’on-line sta diventando uno dei canali principali e per settori come la musica probabilmente lo è già. In quali altri segmenti pensi sia più facile utilizzare il web come canale di comunicazione?
SP: A mio parere non è un discorso di facilità o in che cosa sia più facile.
Inesorabilmente il web arriverà ad essere strumento principale e fondamentale in ogni attività e settore. Il web è una rete nel mondo ramificatissima oramai. Ne ricopre la maggior parte.
Se sei fuori dal web, non esisti.
CB: Ora la sfera di cristallo.... quale futuro per: social network, Sunnation e Simone?
SP: Questo lo ignoro.
Auguri Giovanni !!!
Questo post non c'entra nulla con le banche, ma è mio saluto ad un caro amico, il giornalista e scrittore Giovanni Bernuzzi, che ha messo on line il suo sito/blog www.giovannibernuzzi.net.
Come in occasione di ogni nuova nascita mi precipito a fare gli auguri a Giovanni, che aggiungerà quindi alla carta stampata anche il web quale media di comunicazione. Un parto il suo annunciato e vissuto nei mesi scorsi, tra una pedalata sofferta sotto sforzo, o una più conviviale serata in compagnia.
Giovanni si occupa spesso di aziende e quindi il suo sito diventerà anche una nuova fonte di ispirazione e riflessione, anzi comincio subito... rubo dal suo libro Solo ma vero (2007) una frase sul mare che racconta molto anche di me..
"Amo il mare: quello azzurro dei Greci, il Mediterraneo, e quello verde dei Celti, dalla Lombardia all’Irlanda. Vorrei abitare in ogni isola, in ogni borgo e città di questi e di altri mari: essere altrove, più che viaggiare"
Come in occasione di ogni nuova nascita mi precipito a fare gli auguri a Giovanni, che aggiungerà quindi alla carta stampata anche il web quale media di comunicazione. Un parto il suo annunciato e vissuto nei mesi scorsi, tra una pedalata sofferta sotto sforzo, o una più conviviale serata in compagnia.
Giovanni si occupa spesso di aziende e quindi il suo sito diventerà anche una nuova fonte di ispirazione e riflessione, anzi comincio subito... rubo dal suo libro Solo ma vero (2007) una frase sul mare che racconta molto anche di me..
"Amo il mare: quello azzurro dei Greci, il Mediterraneo, e quello verde dei Celti, dalla Lombardia all’Irlanda. Vorrei abitare in ogni isola, in ogni borgo e città di questi e di altri mari: essere altrove, più che viaggiare"
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Monday, March 10, 2008
Il banking 2.0, il nuovo web per le Banche:(parte nona) monitoraggio e Social Network Analysis
Vai all'indice dei paragrafi....
Riprendo dopo un po' l'approfondimento sulla necessità di monitoraggio della rete. Nell'ultimo post avevo accennato al fatto di essere stato contattato dopo aver parlato di prestiti tra privati proprio da due player del settore. L' esempio mi serve ad introdutrre anche un’altro tema che è quello degli interventi dei comunicatori istituzionali nei confronti dei blogger.
Escludendo alcuni casi, coloro i quali scrivono sul web lo fanno senza obiettivi specifici e quindi sono forti di una grande indipendenza. Impossibile, se non controproducente, cercare di indirizzarli, mentre molto più utile informarli correttamente, affinchè, sulla base di informazioni o deduzioni non corrette, possano esprimere opinioni negative. Come hanno fatto, devo riconoscere, tutti quelli che mi hanno contattato.
A maggior ragione, l’intervento in forum pubblici e/o gruppi, deve essere ispirato a grande trasparenza, perché ogni intervento teso a manipolare il dibattito viene spesso individuato, finendo per produrre un pessimo effetto boomerang.
Un ulteriore aspetto da considerare è che l’informazione sul web esiste solo se è visibile al maggior numero di utenti. Come ogni media l'informazione ha valore solo in relazione al numero di persone che riescono ad accedervi.
Una strategia indispensabile è quindi quella di produrre informazione e mettere in campo tutte quelle strategie che consentono una migliore indicizzazione e diffusione. Ovviamente lo snodo centrale rimangono comunque i motori di ricerca. Ma non solo.
I "Reputation Cleaner"
Sappiamo che esistono servizi che sono finalizzati a migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, ma siamo arrivati all'evoluzione di servizi specializzati nel favorire la creazione di un sentiment positivo nei confronti del committente, azienda o individuo che sia. Si tratta di creare le condizioni migliori affinché i search engine propongano, nelle prime pagine di risultati, solo siti che parlano in maniera favorevole, spingendo in pagine successive di risultati meno graditi. Si sa, la maggior parte delle ricerche si esaurisce a scorrere le prime pagine di risultati.
I più famosi reputation cleaner sono “Tiger Two”, “Reputation Defender” e “Distilled”, i clienti ovviamente soprattutto uomini d’affari o dello spettacolo fortemente impattati dal problema.
Questi servizi sono ovviamente costosi ma non illudetevi che siano sufficienti... sono utili nei confronti dei navigatori occasionali e non per chi fa ricerche accurate , inoltre sono assolutamente inutili per gli "abitanti" del web, quelli che "cercano" l 'informazione, la diffondono e ne discutono.
La Social Network Analysis
Abbiamo detto che non tutta l’informazione ha lo stesso peso sul web, osservazione abbastanza banale in quanto vera per ogni tipo di media. La differenza sostanziale è nella dinamicità che si può riscontrare sul web. Assistiamo a fenomeni che esplodo da un giorno all’altro e viceversa blogger famosi, con un discreto seguito di lettori che invece, ad un certo punto interrompono la loro attività.
Il monitoraggio del Web da parte di una azienda deve essere quindi costante e dinamico, non può essere solo relativo alla qualità o ai contenuti delle informazioni, ma anche al potenzialità che questa informazione ha di propagarsi nella rete. La scoperta della rete personale di chi ha prodotto l’informazione è essenziale per capire quali possono essere gli eventi da monitorare con maggiore efficacia o per il quale intraprendere azioni (per favorire /contrastare la diffusione di informazioni).
La Social Network Analysis è uno studio che può riservare sorprese importanti, ovvero permette di scoprire quella rete di link che costituiscono il trust di cui gode un produttore di informazioni e quindi la sua capacità di fare “opinione”.
Da Wikipedia traiamo questa definizione:
"Nella teoria delle reti sociali (social network theory) la società è vista e studiata come rete di relazioni, più o meno estese e strutturate. Il presupposto fondante è che ogni individuo (o attore) si relaziona con gli altri e questa sua interazione plasma e modifica il comportamento di entrambi. Lo scopo principale dell'analisi di network è appunto quello di individuare e analizzare tali legami (ties) tra gli individui (nodes)."
Cito un esempio personale. Con un premessa.
Il mio blog non appartiene alla categoria dei blog curati da “professionisti” del blogging ed inoltre è fortemente verticale in un segmento che ovviamente non appartiene alla comunicazione di massa. Ne tanto meno perseguo strategia di reciproco riconoscimento con altri blogger.
Questo si traduce in un numero di accessi non elevatissimo, ma spero qualificato, almeno rispetto ai temi trattati.
Uso alcuni siti che favoriscono la popolarità di una notizia, da quelli di social journalism o di social bookmanrking come Diggita, Oknotizie o Segnalo di Alice, Fai informazione, Wikio solo per citare alcuni italiani. Però è bastata una segnalazione su Punto Informatico a farmi avere una punta di accessi N volte superiore a quelle abituale, assestando per il periodo successivo un raddoppio degli accessi giornalieri.
In maniera molto minore, ma comunque percepibile, è accaduto nelle due citazioni da Blogosfere e Pandemia.
La social network analysis è quindi uno strumento importante per capire le vere connessioni che esistono tra le diverse entità e come queste entità costruiscono la forza di una relazione, per chi vuole approfondire consiglio un lungo articolo di Nicola Antonucci su ZeroUno.
Leggi gli altri paragrafi....
1 - Contesto tecnologico generale
2 - La tecnologia ed il credito “social”di Zopa
3 - Il marketing nei blog
4 - Non solo Zopa, Boober e la banca dei poveri
5 - La prudenza delle Banche
6 - Esperienze utente, IWbank, BNL e Second Life
7 - Uso operativo: contesto, intelligence e mercato
8 - Monitoraggio, l'individuazione degli "Influencer"
9 - Monitoraggio e Social Network Analysis
10- Il web 2.0 e l’organizzazione interna
11- La comunità di pratica
12- Un esercizio di web 2.0 per le banche (coming soon)
Argomenti correlati:
-Intervista a Gianni Soreca IDC Consulting Director
-Focus su Zopa
-Focus su Boober, Intervista a Manolo Maffeis
-La percezione della comunicazione, R.Taverna
-Dati Abi 2007
Riprendo dopo un po' l'approfondimento sulla necessità di monitoraggio della rete. Nell'ultimo post avevo accennato al fatto di essere stato contattato dopo aver parlato di prestiti tra privati proprio da due player del settore. L' esempio mi serve ad introdutrre anche un’altro tema che è quello degli interventi dei comunicatori istituzionali nei confronti dei blogger.
Escludendo alcuni casi, coloro i quali scrivono sul web lo fanno senza obiettivi specifici e quindi sono forti di una grande indipendenza. Impossibile, se non controproducente, cercare di indirizzarli, mentre molto più utile informarli correttamente, affinchè, sulla base di informazioni o deduzioni non corrette, possano esprimere opinioni negative. Come hanno fatto, devo riconoscere, tutti quelli che mi hanno contattato.
A maggior ragione, l’intervento in forum pubblici e/o gruppi, deve essere ispirato a grande trasparenza, perché ogni intervento teso a manipolare il dibattito viene spesso individuato, finendo per produrre un pessimo effetto boomerang.
Un ulteriore aspetto da considerare è che l’informazione sul web esiste solo se è visibile al maggior numero di utenti. Come ogni media l'informazione ha valore solo in relazione al numero di persone che riescono ad accedervi.
Una strategia indispensabile è quindi quella di produrre informazione e mettere in campo tutte quelle strategie che consentono una migliore indicizzazione e diffusione. Ovviamente lo snodo centrale rimangono comunque i motori di ricerca. Ma non solo.
I "Reputation Cleaner"
Sappiamo che esistono servizi che sono finalizzati a migliorare il posizionamento sui motori di ricerca, ma siamo arrivati all'evoluzione di servizi specializzati nel favorire la creazione di un sentiment positivo nei confronti del committente, azienda o individuo che sia. Si tratta di creare le condizioni migliori affinché i search engine propongano, nelle prime pagine di risultati, solo siti che parlano in maniera favorevole, spingendo in pagine successive di risultati meno graditi. Si sa, la maggior parte delle ricerche si esaurisce a scorrere le prime pagine di risultati.
I più famosi reputation cleaner sono “Tiger Two”, “Reputation Defender” e “Distilled”, i clienti ovviamente soprattutto uomini d’affari o dello spettacolo fortemente impattati dal problema.
Questi servizi sono ovviamente costosi ma non illudetevi che siano sufficienti... sono utili nei confronti dei navigatori occasionali e non per chi fa ricerche accurate , inoltre sono assolutamente inutili per gli "abitanti" del web, quelli che "cercano" l 'informazione, la diffondono e ne discutono.
La Social Network Analysis
Abbiamo detto che non tutta l’informazione ha lo stesso peso sul web, osservazione abbastanza banale in quanto vera per ogni tipo di media. La differenza sostanziale è nella dinamicità che si può riscontrare sul web. Assistiamo a fenomeni che esplodo da un giorno all’altro e viceversa blogger famosi, con un discreto seguito di lettori che invece, ad un certo punto interrompono la loro attività.
Il monitoraggio del Web da parte di una azienda deve essere quindi costante e dinamico, non può essere solo relativo alla qualità o ai contenuti delle informazioni, ma anche al potenzialità che questa informazione ha di propagarsi nella rete. La scoperta della rete personale di chi ha prodotto l’informazione è essenziale per capire quali possono essere gli eventi da monitorare con maggiore efficacia o per il quale intraprendere azioni (per favorire /contrastare la diffusione di informazioni).
La Social Network Analysis è uno studio che può riservare sorprese importanti, ovvero permette di scoprire quella rete di link che costituiscono il trust di cui gode un produttore di informazioni e quindi la sua capacità di fare “opinione”.
Da Wikipedia traiamo questa definizione:
"Nella teoria delle reti sociali (social network theory) la società è vista e studiata come rete di relazioni, più o meno estese e strutturate. Il presupposto fondante è che ogni individuo (o attore) si relaziona con gli altri e questa sua interazione plasma e modifica il comportamento di entrambi. Lo scopo principale dell'analisi di network è appunto quello di individuare e analizzare tali legami (ties) tra gli individui (nodes)."
Cito un esempio personale. Con un premessa.
Il mio blog non appartiene alla categoria dei blog curati da “professionisti” del blogging ed inoltre è fortemente verticale in un segmento che ovviamente non appartiene alla comunicazione di massa. Ne tanto meno perseguo strategia di reciproco riconoscimento con altri blogger.
Questo si traduce in un numero di accessi non elevatissimo, ma spero qualificato, almeno rispetto ai temi trattati.
Uso alcuni siti che favoriscono la popolarità di una notizia, da quelli di social journalism o di social bookmanrking come Diggita, Oknotizie o Segnalo di Alice, Fai informazione, Wikio solo per citare alcuni italiani. Però è bastata una segnalazione su Punto Informatico a farmi avere una punta di accessi N volte superiore a quelle abituale, assestando per il periodo successivo un raddoppio degli accessi giornalieri.
In maniera molto minore, ma comunque percepibile, è accaduto nelle due citazioni da Blogosfere e Pandemia.
La social network analysis è quindi uno strumento importante per capire le vere connessioni che esistono tra le diverse entità e come queste entità costruiscono la forza di una relazione, per chi vuole approfondire consiglio un lungo articolo di Nicola Antonucci su ZeroUno.
Leggi gli altri paragrafi....
1 - Contesto tecnologico generale
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Tuesday, March 4, 2008
La Fonte degli Angeli: il network dei bambini e degli angeli con Sabino Ventura e Yumiko Tachimi per parlare di pace e di arte
Il blog è nato come diario e mi piace oggi raccontare di una piacevole serata trascorsa in compagnia di amici. In realtà non lontana dall'oggetto abituale delle riflessioni che fermo sul mio blog, ieri sera infatti si è parlato di etica ed etica nel lavoro.
L'incontro è stato voluto da due dolcissimi amici, gli artisti Sabino Ventura e Yumiko Tachimi, che sono i promotori di una bellissima iniziativa che stiamo tentando di far conoscere. Colpiti dalla strage di bambini a San Giuliano, uccisi dal terremoto e dall'incuria dell'uomo, stanno dedicando tantissime energie a raccogliere disegni di Angeli per convogliare le loro energie e proteggere i bambini, proprio dalle malefatte dei grandi. Ne hanno già raccolti migliaia.
Ognuno di noi ha incrociato il proprio angelo e forse Sabino è uno di loro, con la sua forza e la sua innocenza.
Ho cercato di aiutarli e la società per cui lavoro mi ha dato una mano, insieme ad alcuni amici di Roma, nel realizzare il sito, che vi invito a visitare. Tanti altri amici hanno aiutato Sabino, compreso il celebre "patch Adams" che ha testimoniato il suo affetto.
In www.fontedegliangeli.org troverete tanti Angeli ad aspettarvi, bellissimi come questo in coda al post, realizzato da una bimba di solo 3 anni. A giudicare dall'arte che pervade questo disegno questa bimba il suo angelo lo vede tutti i giorni, e riesce a rappresentarlo.
Questo post però serve anche a chiedervi una mano.... per ora solo a far conoscere l'iniziativa a raccontarla agli amici, affinchè un giorno si parli di più di pace, di rispetto per l'ambiente e di cultura. Un link o una mail agli amici non costa nulla... sarà un aiuto al network degli Angeli.
Sabino ha re-interpretato alcuni dei dipinti, come quello che vedete, in maniera molto fedele, per far esplodere l'energia su grandi tele.
L'incontro è stato voluto da due dolcissimi amici, gli artisti Sabino Ventura e Yumiko Tachimi, che sono i promotori di una bellissima iniziativa che stiamo tentando di far conoscere. Colpiti dalla strage di bambini a San Giuliano, uccisi dal terremoto e dall'incuria dell'uomo, stanno dedicando tantissime energie a raccogliere disegni di Angeli per convogliare le loro energie e proteggere i bambini, proprio dalle malefatte dei grandi. Ne hanno già raccolti migliaia.
Ognuno di noi ha incrociato il proprio angelo e forse Sabino è uno di loro, con la sua forza e la sua innocenza.
Ho cercato di aiutarli e la società per cui lavoro mi ha dato una mano, insieme ad alcuni amici di Roma, nel realizzare il sito, che vi invito a visitare. Tanti altri amici hanno aiutato Sabino, compreso il celebre "patch Adams" che ha testimoniato il suo affetto.
In www.fontedegliangeli.org troverete tanti Angeli ad aspettarvi, bellissimi come questo in coda al post, realizzato da una bimba di solo 3 anni. A giudicare dall'arte che pervade questo disegno questa bimba il suo angelo lo vede tutti i giorni, e riesce a rappresentarlo.
Questo post però serve anche a chiedervi una mano.... per ora solo a far conoscere l'iniziativa a raccontarla agli amici, affinchè un giorno si parli di più di pace, di rispetto per l'ambiente e di cultura. Un link o una mail agli amici non costa nulla... sarà un aiuto al network degli Angeli.
Sabino ha re-interpretato alcuni dei dipinti, come quello che vedete, in maniera molto fedele, per far esplodere l'energia su grandi tele.
Grazie ad Andrea e Cristiano, quelli che... il marketing è "dueZero" !!!
Ho concluso da poco un lungo excursus sul prestito tra privati, con le interviste a Boober e Zopa e con una simulazione di vantaggi per il richiedente. Ho già detto che sono stato contattato da loro perchè "pescato" a parlare di Social Lending e questa mi era già sembrato un buon modo per gestire la comunicazione sul solo mercato primario.
Ma dal momento che le aziende sono fatte di uomini, spero di non fare un torto a nessuno ringraziando Andrea Girelli e Cristiano, il mitico Zio Burp, per lo spirito collaborativo e la rapidità che hanno dimostrato in occasione delle interviste.
Grazie sinceramente e compliment per il vostro lavo
Ma dal momento che le aziende sono fatte di uomini, spero di non fare un torto a nessuno ringraziando Andrea Girelli e Cristiano, il mitico Zio Burp, per lo spirito collaborativo e la rapidità che hanno dimostrato in occasione delle interviste.
Grazie sinceramente e compliment per il vostro lavo
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