Friday, February 29, 2008

Ma quanto si rispamia con il prestito tra privati? Un piccolo esercizio utile, in considerazione del boom dei prestiti in Italia

Ho approfondito a lungo con Boober e Zopa la questione del social lending, che si presenta come una bella novità, già solo per la sua componente “social”.

Però ovviamente occorre dare un peso concreto agli aspetti positivi per il consumatore e quindi ho chiesto a Zopa di aiutarmi a fare un simulazione di risparmio tra prestiti tradizionali e social lending. Ci tengo a precisare che la scelta di chiederlo solo a uno dei due non ha alcuna motivazione specifica e non indica una preferenza. La collaborazione di entrambi, in occasione delle interviste, è stata molto positiva e quindi si è trattato solo di una questione di “tempi”.

E’ doveroso ribadire che si tratta una simulazione e come tale deve essere presa, però è sicuramente un esperimento significativo.

Per un prestito prestito di 3000 € per 36 mesi da una finanziaria (tasso medio rilevato da Banca Italia ai fini della legge antiusura) con Taeg 16,9% la rata risulta circa di 105€

Mentre per il medesimo importo e sempre 36 mesi su Zopa ai tassi medi attuali, Taeg 7,4% , la rata viene all’incirca 93€ per un risparmio nei 36 mesi di 435 circa.

Un dato interessante, alla luce del dossier di Repubblica di oggi, dedicato proprio al boom dell’indebitamento degli italiani.

Rispetto a 3 anni fa sono raddoppiati gli importi medi dei prestiti, dagli 8.555 eur del 2005 ai 17.079 di oggi. Repubblica, che riporta i dati di PrestitiOnLine, afferma che questa crescita ha comportato anche un allungamento dei tempi di restituzione, con un ovvia crescita degli oneri derivanti dagli interessi, ovvero il costo del prestito che il social lending si propone di abbattere.

Solo per completare il quadro si osserva, disaggregando il dato per aree geografiche, una maggiore crescita al sud che per la prima volta supera il nord. Segno probabilmente di una maggiore necessità legata forse alla congiuntura attuale.

Tuesday, February 26, 2008

Sale la febbre del blog politico.... il monitoraggio del web restituisce risultati interessanti

E' partita una interessante iniziativa in occasione di questa campagna elettorale.

Gli amici di BlogMeter stanno sondando il web per rilevare temi e personaggi trattati in campagna elettorale, questa iniziativa è rafforzata dalla collaborazione con Spindoc per l'analisi contestuale dei temi. Direi che è un significativo esempio di quale informazione può essere estratta dalla "lettura" web.

Si tratta di competitive intelligence applicata alla politica, anche se ovviamente le potenzialità di uno strumento come BlogMeter permettono analisi ancora più approfondite. Tra qualche giorno spero di pubblicare un approfondimento sul tema.

Engagement Roi di Microsoft

Abbbiamo trattato spesso il tema delle pubblicità on line, la nuova iniziativa di Microsoft, Engagement Roi, va proprio in questo senso.

Un approfondimento su Visionpost

Presente e futuro prossimo di Zopa raccontati da Maurizio Sella (seconda parte)




Leggi la prima parte...

CB:
In precedenti post, analizzando le differenze con i competitor, ho definito più "social" l'approccio della libera scelta, da parte del finanziatore, di individuare il beneficiario. Di contro però Zopa contribuisce a Kiva qual è il peso della social Responsibility nell'avventura di Zopa?

MS: Zopa è "social" nella sua essenza: è una community in cui si svolgono conversazioni e in cui avvengono transazioni tra i membri in modo strutturato e sicuro. In ogni momento poi il Prestatore sa a chi (con la protezione del nickname) sono andati i propri soldi e per quale scopo sono stati utilizzati. Tornando alla sua domanda, l'iniziativa a favore di Kiva non è da inquadrare in un mero ambito di Social Responsibility - se ci pensa Kiva è un nostro competitor lato Prestatori. Vogliamo far conoscere le buone pratiche che sono a noi affini. La nostra community ha molto apprezzato l'iniziativa e c'è ora chi presta anche con Kiva oltre che con noi.


CB: Che aspettative ci sono per il social lending in Italia? Siamo in procinto di assistere ad una nuova rivoluzione come fu quella del trading on line, che ha eliminato l'intermediazione del personale di filiale ed ha abbattuto i costi?

MS: Le potenzialità ci sono e il terreno è fertile. Dipenderà molto dalla capacità degli attuali e futuri player di creare conoscenza e fiducia su un fenomeno di per sé rivoluzionario.


CB: A quale "sentiment" sono improntate le reazioni che percepite da parte del mondo bancario "tradizionale"? Vi aspettate iniziative in questo campo anche da parte di grandi banche per contrastare la vostra concorrenza ?

MS: Per ora siamo oggetto di curiosità, studio e attenzione. Non a caso ci invitano ai loro convegni a raccontare cosa è Zopa. Sicuramente se il social lending dovesse evolversi da fenomeno marginale verso dimensioni di una qualche rilevanza, cercheranno di metabolizzare il fenomeno entrando anche loro in campo.


CB: Cosa cambia nelle strategie di comunicazione prevalentemente indirizzate al web? Il vostro marketing è concentrato su iniziative e strumenti specializzati o avete in cantiere iniziative diverse?

MS: ll web è naturalmente centrale nella nostra comunicazione e lo stiamo approcciando con schemi non convenzionali. Sappiamo però che la strada da fare per raggiungere un buon livello di notorietà e di comprensione di Zopa e del social lending è ancora lunga. Tra l'altro a breve annunceremo un'importante iniziativa in tal senso. Credo poi che sia importante dare fisicità a Zopa e quindi promuoveremo anche eventi sul territorio.


CB: Quando si parla di soldi e di prestiti il pensiero corre rapidamente al "rischio". Leggendo qua e là sembra che le percentuali di fault in caso di prestiti "sociali" sia inferiore a quello dei prestiti tradizionali. C'è realmente una componente psicologica favorevole o dipende dai numeri ancora relativamente bassi?

MS: Ovviamente non c'è uno storico in Italia, ma abbiamo il riscontro di tre anni di esperienza di Zopa UK con un tasso d'insolvenza dello 0,2%, del tutto trascurabile. Quindi sì, c'è un effetto community molto significativo e ci riproponiamo di renderlo oggetto di studi e ricerche.


CB: I prestiti peer to peer sembrano essere per ora l'unica novità significativa del cosiddetto web 2.0 per quanto riguarda le banche. Da un osservatorio internazionale come il vostro si possono scorgere altre novità sul mercato? Quali possono essere altri scenari per il banking 2.0?

MS: In questo momento l'attenzione è focalizzata sul prestito personale e stanno fiorendo a decine aziende in ogni parte del globo che lo propongono. Dalla naturale selezione emergeranno dei player globali, tra cui sicuramente Zopa (le anticipo che stiamo aprendo in Giappone e a breve in un altro grande paese del Far East) che porteranno a maturazione il mercato dei prestiti peer to peer. A quel punto il mercato vero diventerà quello della finanza personale e chi saprà leggere meglio il mercato anticipando le esigenze di un consumatore sempre più consapevole, sarà premiato.

CB: grazie a Maurizio Sella.

Domani mi eserciterò a calcolare il risparmio nel chiedere un prestito "social"!!!

Monday, February 25, 2008

Presente e futuro prossimo di Zopa raccontati da Maurizio Sella

Maurizio Sella è Amministratore Delegato di Zopa, dopo una lunga esperienza nel banking a livello internazionale principalmente con Citigroup a Londra.



CB:
Come è nata l'idea di portare in Italia Zopa? Chi sono i promotori e quale la motivazione che vi ha fatto propendere per la partnership con Zopa piuttosto che con altri soggetti internazionali

MS: L'idea è venuta a un piccolo gruppo di soci promotori, tra cui il sottoscritto, che era venuto a conoscenza dell'iniziativa Zopa in UK. Con l'appoggio nell'azionariato di un fondo privato estero e di alcuni imprenditori italiani non del settore, abbiamo deciso di importare in franchise il modello Zopa in Italia. I nostri primi contatti con Zopa sono stati precedenti all'ingresso di altri player con altri modelli di social lending, ma abbiamo deciso di continuare con Zopa perché il suo modello borsistico rispetto al modello "ad asta" di Prosper, che è l'altro punto di riferimento a livello mondiale nel social lending, si adatta meglio alla mentalità italiana. Infatti in Italia non si ama proprio mettere in piazza le proprie necessità di denaro, spesso si tiene nascosta la richiesta di un prestito addirittura all'interno della propria famiglia. Con Zopa la privacy del Richiedente è completamente tutelata.


CB: Zopa ha avuto in Italia un grande riscontro sui media fin dal suo esordio, ma in Italia non siete i soli a fare Social Lending. Ho parlato anche con i vostri competitor e credo sia giusto farvi domande per esprimere la differenza che c'è tra Zopa e Boober, dal vostro punto di vista ovviamente.

MS: Ben volentieri. Una prima differenza è che prima di aprire il nostro mercato abbiamo costruito una forte community che abbiamo ascoltato e con cui abbiamo dialogato. È un processo lungo che è durato quasi un anno, ma è stato strategico e decisivo per il nostro grande successo iniziale: 10.000 iscritti, un milione e mezzo di euro messi in offerta dai Prestatori a cui fanno fronte 600mila euro di prestiti approvati e 420 mila euro di prestiti erogati in meno di un mese.


CB: Quali sono invece le differenze per finanziatori e richiedenti?

MS: Dal lato Prestatore Zopa si distingue per la semplicità operativa e la sicurezza. Si scelgono somma e durata del prestito, più il tasso che si vuole ottenere: automaticamente il sistema trova i Richiedenti con le caratteristiche desiderate, senza dover controllare ogni giorno, fino alla sua chiusura, l'esito dell'asta. Il Prestatore poi è molto tutelato, in primis dai controlli approfonditi che svolgiamo sui Richiedenti prima di erogare il prestito e poi, per ridurre i rischi, il prestito viene suddiviso su almeno 50 diversi Richiedenti. Il tasso a cui andrà a prestare, come ulteriore protezione, includerà il tasso di insolvenza atteso nel mercato in cui avviene il prestito. Se poi non si verifica alcuna insolvenza ciò si traduce in un maggior guadagno per lui. Per i Richiedenti, invece, al di là della convenienza - i tassi su Zopa sono attualmente più bassi, le commissioni inferiori di un punto, non ci sono costi di ingresso né costi bancari per le rate mensili - il valore sta nella tutela della privacy, come dicevo prima, e nell'immediatezza: so immediatamente, online, se posso avere il prestito. Zopa è in grado di erogarlo in 24 ore, sempre che ci vengano inviati subito i documenti necessari.


CB: Avete un inequivocabile vantaggio, Zopa ha un brand molto forte all'estero, e mi sembra che questo abbia di riflesso contribuito a darvi maggiore visibilità anche in Italia , chiedo anche a voi, senza scoprire troppo le vostre strategie, su quali fattori puntate per superarli nella competizione commerciale?

MS: In realtà, la visibilità ce la siamo creata da soli, muovendo i passi giusti dentro e fuori dal web per costruire una community di zopiani. Siamo partiti con un minisito nell'aprile 2007, abbiamo monitorato con attenzione le reazioni del web, abbiamo coinvolto i blogger nella fase a invito, dialogando con tutti coloro che si sono dimostrati interessati. Abbiamo usato le newsletter per raccontare i nostri progressi, abbiamo lanciato Zopacontest (www.zopacontest.it), un concorso creativo per creare l'immaginario di Zopa, che ha avuto ottimi risultati in termini di partecipazione e di opere prodotte. Abbiamo aperto un blog (http://blog.zopa.it) molto partecipato che in pochi mesi è entrato tra i primi 15 della classifica BlogBabel per i blog aziendali/commerciali. Il vantaggio vero - tornando alla sua domanda - è che abbiamo potuto beneficiare dell'esperienza fatta da Zopa UK in tre anni di attività e di una piattaforma stabile e collaudata. Il nostro percorso pluriennale, in termini di nuovi prodotti e servizi, è già ben delineato e tiene conto proprio dei suggerimenti che abbiamo ricevuto dalla community, la cui centralità è il nostro tratto distintivo.


CB: Rispetto alle banche "tradizionali" come sperate di erodere quote di mercato ? E' più importante il messaggio "sociale" o la componente "risparmio"?

MS: Innanzitutto non dimentichiamo che il competitor reale del social lending sono le finanziarie che detengono il 75% del mercato del credito al consumo. Direi che per ora la componente "sociale" e la componente "risparmio" siano entrambe rilevanti, vediamo una leggera predominanza della componente sociale in questa fase iniziale, ma ci aspettiamo che il fattore convenienza aumenterà d'importanza in un prossimo futuro.

continua....





Friday, February 22, 2008

[Errata Corridge] La comunicazione e la difficoltà di sintesi.

Rileggendo il post di ieri mi sono accorto di dover fare una precisazione sulla frase con cui ho chiuso l’intervento: “Non mi considero uno di questi “influencer” ma è bastato che io parlassi di alcune iniziative nel settore del banking on line per essere stato contattato da alcuni dei player del settore. La preoccupazione ovvia è che io possa produrre informazione non coerente con le loro aspettative.”

La necessità di sintesi forse ha probabilmente un po’ celato il concetto che realmente volevo esprimere. L’aumento del numero di “autori” sul web ha fatto emergere la necessità, da parte di chi fa comunicazione, di contattarli per “informare”, in quanto aumentata la possibilità che qualcuno esprima commenti e concetti, sulla base di informazioni imprecise. Inoltre la sostanziale indipendenza dei blogger ha determinato che l’atteggiamento giusto è quello di “informare” solamente, perchè qualunque atteggiamento, anche solo velatamente “mistificatorio”, produrrebbe molto facilmente un esito negativo.

E’ quello che è successo a me, ovvero sono stato contattato e messo in condizione di scrivere sulla base di informazioni complete, fornitemi da persone disponibili e professionali che però non hanno cercato di influenzarmi. Questo è il modo più proficuo di approcciare le relazioni con il web. Secondo il mio parere...

In realtà mi hanno sicuramente influenzato... ma inconsapevolmente, nel senso che proprio la chiarezza di rapporti e la disponibilità ha probabilmente contribuito a rendermi più ricettivo nei confronti delle informazioni che mi venivano presentate. Ma questo credo sia un fatto positivo.

Thursday, February 21, 2008

Il banking 2.0, il nuovo web per le Banche:(parte ottava) individuazione e monitoraggio degli influencers

Vai all'indice dei paragrafi....

Abbiamo raccontato che l’innovatività della rete come media di comunicazione è costituita sopratutto dalla crescita esponenziale del numero delle fonti di informazione e di conseguenza la difficoltà di controllare ed influenzare la diffusione dell’informazione.

Una delle fonti informative alternative è il mondo dei blog. La forza del blogger è la sua reputazione, misurata dal numero di link di altri blogger, che creano una ragnatela in grado di diffondere l’informazione non più facilmente controllabile. Come ricorderete fu su un blog italiano che è comparve il rapporto sul caso Calipari, privo di omissis, che permise di individuare il responsabile della sparatoria. L’importanza del contenuto ne ha fatto esplodere la diffusione anche se non era prodotta da una agenzia di stampa ufficiale. Due quindi le variabili in gioco:

  • Ampiezza del network personale del blogger
  • Importanza e qualità dell’informazione

E’ nata una categoria nuova, generalmente riservata in precedenza a fonti informative ufficiali, gli “influencers”.

Essi non sono più solo opinionisti e giornalisti ma anche blogger. Esistono milioni di blog, la maggior parte dei quali non significativi, ma alcuni possono avere un grande peso nella comunicazione.

Ma nel trattare con questa nuovi “comunicatori” occorre tenere presente che nei casi più eclatanti non si tratta solo di dilettanti e/o appassionati, ma di professionisti che possono perseguire obiettivi ben precisi, dalla costruzione di un proprio network professionale e reputazione fino, e non è un caso infrequente, si tratta di vere e proprie iniziative di nanopublishing.

E’ evidente che il più famoso blogger italiano, Bebbe Grillo, non è più solo un singolo che esprime le sue, quanto si vuole autorevoli, opinioni, ma un’organizzazione che ha un obiettivo ben preciso nel panorama, anche politico, italiano.

Basta consultare la classifica dei blogger tenuta da BlogBabel e visitare i top player per capire che non c'è nulla di improvvisato, che in alcuni casi l'attività di pubblicazione è sostenuta da un team e/o giornalisti professionisti. In alcuni casi, la molla che spinge queste iniziative è economica, ovvero la pubblicità che il blog riesce a veicolare. Per chiarezza però aggiungo che probabilmente sono pochissimi i blogger in grado di avere un riscontro economico importante, a causa proprio della lingua che rende gli italiani poco "globali".

In ogni caso si tratta di una categoria dinamica e poco controllabile, ma non per questo meno temibile per la comunicazione di una azienda che opera nel settore finanziario (in qualunque settore...), dove è un fatto riconosciuto che esiste un rapporto diretto tra informazione e quotazione dei titoli.

La capacità di opinion making di alcuni soggetti diventa un fenomeno che va oltre il confini del web stesso.

L’utenza media del web è un’utenza relativamente giovane tra i 18 e i 45 anni, mediamente con una scolarizzazione superiore e questo fa si che le valutazione e le opinioni che si formano nella consultazione delle fonti web hanno poi una ulteriori capacità di penetrazione nel mondo delle relazioni personali al di fuori del web.

Il controllo dell’informazione ed il rilevamento della percezione della comunicazione si devono quindi necessariamente aggiornare in relazione a nuovi strumenti e variazioni sociali da esse indotte.

--> È determinante il monitoraggio e la capacità di intervento sugli influencers

Non mi considero uno di questi “influencer” ma è bastato che io parlassi di alcune iniziative nel settore del banking on line per essere stato contattato da alcuni dei player del settore. La preoccupazione ovvia è che io possa produrre informazione non coerente con le loro aspettative.

Leggi gli altri paragrafi....

1 - Contesto tecnologico generale
2 - La tecnologia ed il credito “social”di Zopa
3 - Il marketing nei blog
4 - Non solo Zopa, Boober e la banca dei poveri
5 - La prudenza delle Banche
6 - Esperienze utente, IWbank, BNL e Second Life
7 - Uso operativo: contesto, intelligence e mercato
8 - Monitoraggio, l'individuazione degli "Influencer"
9 - Monitoraggio e Social Network Analysis
10- Il web 2.0 e l’organizzazione interna
11- La comunità di pratica
12- Sviluppare Comunità di Pratica

Argomenti correlati:

-Intervista a Gianni Soreca IDC Consulting Director
-Focus su Zopa
-Focus su Boober, Intervista a Manolo Maffeis
-La percezione della comunicazione, R.Taverna
-Dati Abi 2007

Sunday, February 17, 2008

Aziende Italiane che innovano: Sadas, un database organizzato in colonne e 100 volte più veloce dei competitor

L'Ing. Mauro Pelissetti, VP Business Development di Sadas ci parla di un prodotto estremamente innovativo, nato non nella Silicon Valley ma a Napoli. Un database organizzato su colonne e non su righe. (www.sadasdb.com)


CB: Nome della società?

MP: Advanced Systems srl


CB: Qual'è l'attività della società

MP: Siamo focalizzati nello sviluppo di soluzioni software ad elevata performance per ambienti Data Warehouse


CB: il nome del prodotto?

MP: SADAS


CB: Ci descrive le caratteristiche del prodotto cercando di approfondire le caratteristiche architetturali e tecniche? In cosa si differenzia dai database tradizionali?

MP: Si tratta di un DBMS esplicitamente progettato per ambienti Data Warehouse, dove gli archivi dati hanno da un lato grosse dimensioni ma sono dall’altro essenzialmente statici (es. grossi archivi storici). E' stato quindi possibile utilizzare per l'organizzazione di dati ed indici tecniche specifiche che non sarebbero viceversa state raccomandabili in un contesto dove fossero previsti anche aggiornamenti di tipo transazionale.


CB: E'possibile dare un'idea del miglioramente nelle performance di SADAS rispetto ai suoi concorrenti?

MP: Grazie alla sua elevata specializzazione Sadas permette di migliorare i tempi di accesso di 10/100 volte rispetto a quanto ottenibile con i sistemi DBMS tradizionali (che nascono in funzione di un utilizzo più generalista e quindi meno ottimizzato sul caso specifico).

Come già detto, il miglioramento ottenibile è di uno-due ordini di grandezza in dipendenza del tipo di query che viene effettuato. Questo significa nella pratica tempi di risposta di secondi vs. minuti, o di minuti vs. ore, per complesse applicazioni di Business Intelligence.


CB: Quali sono i principali campi di applicazione di Sadas? A chi è rivolto il prodotto

MP: Il campo di applicazione riguarda tutte le situazioni dove il cliente debba mantenere grossi volumi di dati di tipo storico ed accedere a questi secondo criteri di volta in volta differenti. Ad esempio: movimentazione di conti correnti bancari, dettagli di chiamate telefoniche, etc.


CB: Come è nata l'idea di SADAS? E' difficile fare innovazione in un distretto come quello di Napoli?

MP: L'idea di Sadas deriva dagli ormai 25 anni di esperienza di Advanced Systems nel settore specifico. In passato le nostre soluzioni erano sempre state di tipo verticale e la tecnologia di accesso ai dati era sostanzialmente "annegata" all'interno di una applicazione chiusa di tipo bancario, finanziario, etc.

Con Sadas si è deciso di realizzare un DBMS aperto a sé stante, che attraverso una compatibilità SQL potesse essere integrato con qualunque strumento o applicazione di Business Intelligence il cliente ritenesse validi per la propria attività.


CB: Quali sono i principali competitor? Ne esistono in Italia?

MP: L'idea che è alla base di Sadas (quella dei database ad organizzazione colonnare) è documentata in letteratura ma ha finora trovato pochissime realizzazioni pratiche a livello industriale. In realtà non ci sono pertanto sul mercato italiano concorrenti diretti (che risolvano cioè lo stesso problema in modo analogo al nostro) e la vera concorrenza da vincere per noi è rappresentata dallo "status quo" esistente presso il cliente e cui il cliente è ormai abituato.


CB: Quali sono quindi i vantaggi che dovrebbero convincere un cliente a cambiare la propria attuale piattaforma per passare a Sadas?

MP: Innanzitutto chiariamo che Sadas non vuole essere un rimpiazzo per i DBMS oggi comunemente in uso (es. Oracle, DB2, SQL server, etc.) ma solamente uno strumento specifico da utilizzare all’interno delle poche applicazioni che abbiano le giuste caratteristiche. Quindi l’impatto sull’ambiente esistente sarà comunque minimale.

Le motivazioni della scelta vedono spesso, ovviamente, la possibilità di ridurre sensibilmente i tempi di risposta di applicazioni OLAP divenute troppo pesanti: questo è fondamentale per consentire all’utente un effettivo accesso ai dati in “tempo reale” e non confinarlo in un ambito di reportistica batch come accade quando i tempi di risposta diventano di decine di minuti o di ore.

CB: Sadas ha un impatto anche in altri ambiti oltre al miglioramento dei tempi?

MP: Certo! Vanno inoltre considerati i sensibili risparmi in termini di infrastruttura hardware e software resi possibili dall’utilizzo di Sadas, che grazie all’utilizzo di algoritmi più specializzati richiede una potenza elaborativa molto inferiore a quella normalmente necessaria con altri strumenti.



CB: Sadas è la dimostrazione che l'innovazione tecnologica è possibile in Italia, anche in un distretto come quello di Napoli, che i giornali descrivono spesso solo per i suoi tanti problemi. E' la dimostrazione che le idee, l'impegno e professionalità dei tecnici ma soprattutto il coraggio del management consentono di raggiungere obiettivi importanti. Ringrazio Roberto Goglia per la collaborazione nella realizzazione di questa intervista.

Thursday, February 14, 2008

Boober risponde... intervista a Manolo Maffeis, direttore generale di Centax: (parte II) Basilea 2, i partner ed il futuro del social banking








www.boober.it

Leggi la prima parte....

CB: Comincerei questa seconda parte con una domanda è un po’ tecnica. Le Istituzioni Europee hanno meglio regolamentato il mondo del credito con la nota normativa Basilea 2. L’obiettivo è quello di dare più trasparenza ai meccanismi di erogazione. Come impatta questa normativa sul social lending? L’anomalia è che i finanziatori sono privati in questo caso.

MM: Basilea 2 è una normativa rivolta a banche e finanziarie, che sono impattate soprattutto per quanto riguarda il credito verso le aziende. Noi non siamo direttamente coinvolti, ma possiamo dire di essere quantomeno in linea con le più avanzate procedure bancarie di erogazione di credito al consumo, poiché ogni utente richiedente viene analizzato e, se accettato, la sua affidabilità viene classificata su 6 livelli di rischio.


CB: L’approccio innovativo di Boober ed altre iniziative simili è l’avere colto la maturazione del fenomeno “contributivo” del web e questo potrebbe significare che solo il web è il vostro mercato. Il vostro marketing è concentrato su strumenti di comunicazione della rete o avete in cantiere iniziative diverse?

MM: Sicuramente il cuore dell’iniziativa è e rimarrà internet. Riteniamo comunque che ci possa essere spazio per iniziative di marketing non su internet per fare conoscere l’iniziativa, che non è facilmente spiegabile con un banner o uno slogan. Per esempio recentemente siamo stati presenti al torneo Internazionale di Tennis di Bergamo, un importante torneo secondo in Italia solo agli ATP di Roma e che ha avuto un successo ed un’affluenza di pubblico straordinaria.


CB: Ad eccezione dei prestiti peer to peer il cosidetto web 2.0 sembra avere un impatto limitato sul Banking. Da esperti di entrambi i settori vedete qualche novità all’orizzonte?

MM: Riteniamo che il peer to peer possa avere altre applicazioni in ambiti simili, ad esempio mutui, finanziamenti ad imprese ecc.. Per quanto riguarda questi ed ulteriori sviluppi è pero’ necessario tenere in considerazione i vincoli normativi, che in Italia e negli altri paesi europei sono molto stringenti e limitano certe attività ai soli istituti bancari.


CB: Credo che la legittima curiosità per i non addetti ai lavori è conoscere “chi ci è dietro”. Se non erro Centax è nata come azienda tecnologica, ma poi ha cominciato ad offrire anche servizi finanziari e ora è approdata anche al social lending. Come mai questo percorso?

MM: In effetti non direi che Centax è nata come azienda tecnologica, in quanto Centax è nata 20 anni fa portando in Italia il Servizio di Garanzia Assegni, quindi un servizio finanziario. Ancora oggi siamo leader in questo segmento ed abbiamo via via esteso l’operatività alla gestione di transazioni di pagamento con elevato contenuto innovativo o tecnologico ed alla gestione di pagamenti con incasso differito. Il p2p lending non è molto dissimile da questo: in fin dei conti si tratta di un sistema evoluto di gestione del rischio e di gestione di incassi e pagamenti effettuato sul mezzo di comunicazione più innovativo quale è Internet 2.0.


CB: La tecnologia, l’IT in generale, sembra essere considerata soprattutto una voce di costo, invece rappresenta una leva di business per supportare l’innovatività dei prodotti “immateriali” come quello finanziari. L’anima tecnologica di Centax vi ha favoriti nella vostra scelta del social lending?

MM: Come dicevo Centax punta su sistemi di pagamento ad alto contenuto di innovazione e tecnologia: riteniamo quindi che la tecnologia sia un vero e proprio strumento di differenziazione in positivo rispetto all’offerta dei competitor. Sicuramente questa è stata una delle leve che ci ha spinti verso il social lending.


CB: Da quali valutazioni è dipesa la scelta di Boober come partner anziché altre analoghe iniziative internazionali?

MM: I motivi sono prevalentemente due: per prima cosa preferiamo il meccanismo di social lending di Boober a quello di Zopa, in quanto più trasparente e libero per gli utenti, secondo Boober International rappresenta un partner affidabile, con un’esperienza già avviata in Olanda e che ha risposto con molto entusiasmo ed interesse alla nostra proposta di espansione in Italia. Tanto è vero che il primo incontro è avvenuto a luglio ed a novembre siamo stati in grado di aprire il sito. Tra queste due date sono stati necessari approfondimenti e modifiche legali, organizzative e tecnologiche, inoltre abbiamo presentato l’iniziativa a Banca d’Italia e recepito le loro indicazioni. Posso dire che i due partner hanno fatto un ottimo lavoro, per certi aspetti persino più velocemente di quanto ci aspettassimo.

Wednesday, February 13, 2008

Boober risponde... intervista a Manolo Maffeis, direttore generale di Centax: (parte prima) la competition in Italia

Dal 1999 Manolo Maffeis ricopre la carica di Consigliere e Direttore Generale di Centax S.p.A. la società che ha portato Boober in Italia. In passato ha ricoperto cariche in qualità di Consigliere per società legate al mondo della finanza. (www.boober.it)

CB : In Italia, nello stesso giorno, sono sbarcati sia Boober che Zopa, leader olandesi ed inglesi del Social Lending, obbligatorio a questo punto chiedere che differenza c’è tra Zopa e Boober. Cominciamo da cosa cambia per i richiedenti...

MM: Su Boober chi richiede un prestito decide tutte le condizioni del finanziamento che gli serve. Ammontare, durata e, soprattutto tasso di interesse. Poi pubblica on-line la sua richiesta. Per rispondere alla sua domanda, direi che è la libertà degli utenti a fare la differenza. Boober ritiene che il richiedente sia in questo momento l’utente più “in difficoltà” e quindi preferisce assegnare a lui questa libertà.


CB : Quali sono invece le differenze per i finanziatori?

MM: Insisto sul tema libertà, o meglio, autonomia. Il finanziatore decide egli stesso quale richiesta finanziare e per quale importo, stabilendo e creando cosi il proprio profilo di rischio. Puo’ scegliere tra le richieste pubblicate online e offrire denaro solo a quelle che ritiene vantaggiose. Boober non funziona per incroci automatici.

Altro punto fondamentale: il trasferimento di denaro avviene solo quando una richiesta di prestito è totalmente finanziata. In altre parole, Boober non chiede ai suoi utenti di trasferire il denaro su un conto corrente in attesa di impiegarlo. Così, il denaro rimane a disposizione dell’utente fino alla fine, e inoltre, matura sempre interessi.


CB : Ho letto su Osservatorio Finanziario una sua lunga e dettagliata intervista. Lei spiega in dettaglio le caratteristiche di Boober e quindi per non ripetere cose già dette consiglio la lettura di quell'articolo mentre provo ad esplorare altri angoli del mondo Boober.

Zopa ha un brand molto forte all’estero, almeno nella percezione dall’Italia, senza scoprire troppo le vostre strategie, su quali fattori puntate per superarli nella competizione commerciale?

MM: Boober punta a costruire un network europeo, per cui siamo al lavoro per aprire in Belgio, Germania e Spagna. Più difficile la situazione in Francia dove la normativa rende obiettivamente difficile l’apertura di tali iniziative. In Italia sarà importante vedere quale modello operativo sarà preferito dagli utenti; peraltro riteniamo obiettivamente che in un mercato dei prestiti personali che vale in Italia circa 16 miliardi di Euro e cresce con tassi oltre il 10% all’anno ci sia spazio per entrambi.


CB : L’altro competitor sono le banche “tradizionali”, nei loro confronti invece come vi rapportate? Su quali armi puntate?

MM: Vogliamo costituire un canale alternativo di accesso al credito, dedicato soprattutto a un determinato tipo di utenti, che opera con familiarità su internet. Dal punto di vista dei costi siamo assolutamente vincenti rispetto a banche e finanziarie e soprattutto siamo “social”, quindi chi finanzia ottiene un rendimento e aiuta i richiedenti a realizzare i loro progetti. Ora dobbiamo conquistarci la fiducia degli utenti, che sono tipicamente un po’ timorosi quando compare un nuovo strumento nel mondo finanziario, ma il passaparola dei primi iscritti sarà sicuramente favorevole.


CB : Il mondo delle banche è per tradizione abbastanza prudente nei confronti delle novità, figuriamoci nei confronti del social networking che è esploso in fretta ed è soprattutto una rivoluzione culturale. Quali sono le loro reazioni nei vostri confronti?

MM: Come accennato prima il mercato vale 16 miliardi di Euro e il social lending è ancora un fenomeno assolutamente limitato in termini di volumi. Sicuramente rappresenta una rivoluzione ed ha attirato molto l’attenzione, per cui ci aspettiamo che ci tengano sotto osservazione. Posso anche dire che abbiamo visto le prime reazioni da parte di alcune finanziarie per quanto riguarda l’indirizzamento di parole chiave su internet in Google AdWords.


CB : Vi aspettate iniziative nel campo del social lending anche da parte di grandi banche per contrastare l’erosione di fette di mercato?

MM: E’ ancora presto per dirlo. Sicuramente dovranno adeguare la propria offerta, eventualmente abbassando i costi. E questo sarebbe comunque un successo del social lending.


leggi la seconda parte... Basilea 2, gli scenari del Banking 2.0 ed il partner italiano di Boober

Monday, February 11, 2008

E' nato oggi West Journal, un'integratore di informazioni dedicato al welfare

Da questa notte è on line una nuova iniziativa editoriale molto interessante perchè dedicata al welfare, ovviamente è on line ed altrettanto ovviamente è gratuito, si chiama West (http://www.west-info.eu)

West è l'acronimo di WElfare-Society-Territory e si presenta come un integratore di notizie legate al Welfare in un contesto internazionale, tant'è che uno dei servizi offerti dalla redazione è quello di scovare i contenuti, selezionarli ed eventualmente tradurli. Anche West è basato su user generated contents, dove però in questo caso gli "user" sono in genere soggetti istituzionali.

Come si legge nel comunicato:

"West dà notizia, Senza opinioni né commenti,in italiano e in inglese, di:

-decisioni (direttive, leggi, sentenze, piani di investimenti, bandi programmi)
-eventi (seminari, incontri, manifestazioni, ricerche)

sulle politiche sociali e socio-assistenziali, dell’UE e delle diverse realtà nazionali, regionali e locali:

-governance e fondi politiche sociali
-immigrazione e asilo
-pari opportunità’
-famiglia
-povertà’ e inclusione sociale
-anziani
-minori
-persone con disabilità’
-dipendenze
-giovani
-responsabilità sociale imprese
-società’ civile"

La regione Puglia è stata tra le prime istituzioni a sottoscrivere un accordo di collaborazione con West.

Il direttore è Guido Bolaffi, da anni impegnato sulle tematiche del Welfare, e tra le prime iniziative di lancio un concorso fotografico aperto a tutti i suoi lettori. La piattaforma tecnologica è propritaria fornita da Regesta.exe.

Thursday, February 7, 2008

Il banking 2.0, il nuovo web per le Banche:(parte settima) uso operativo, intelligence e confronto con il mercato

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Siamo quindi giunti all’analisi dell’aspetto che ritengo meglio si presti all’introduzione del Banking 2.0, ovvero i processi operativi.

In questo caso, sono molti gli ambiti in cui è possibile ipotizzare l’uso di tecnologie tipiche del web 2.0, o meglio ancora nei quali trascurare l’innovazione introdotta dal nuovo approccio al web può rappresentare un “minus” nei confronti di competitor più intraprendenti. Perchè è infatti bene notare che il web 2.0 è si un'opportunità, ma ha introdotto nel mercato anche la necessità di tener conto dell'innovazione introdotta.

Connesse alle tematiche citate possiamo citare a titolo esemplificativo:

-Comunicazione, ovvero web scanning a fini di monitoraggio della percezione del brand e della comunicazione
-Relazioni, la social networking analysis e la scoperta delle vie di diffusione delle informazioni.
-Marketing, ovvero la sentiment analysis attraverso ciò che gli utenti dicono o l'identificazione delle necessità degli utenti finalizzata a strategie di event based marketing(EBM) e Real Time Business Intelligence
-Analisi del Mercato, mediante tecniche di competitive intelligence web based
-Produzione, il coinvolgimento degli utenti nella definizione dei requirements di prodotto e verifica delle aspettative.
-Risorse Umane, miglioramento dei processi lavorativi interni attraverso piattaforme che abilitino meglio le capacità collaborative ed il knowledge sharing

Osserviamo che si tratta di funzioni di intelligence più che di proposizione, come sostiene l’IDC Consulting Director, Gianni Soreca: “Sono più che altro i concetti stessi di organizzazione e gestione della conoscenza che possono fungere da architrave per la creazione di dinamiche d'interazione "a la Web 2.0". Che, sottolineo ancora una volta, non è assolutamente una tecnologia o un'architettura tecnologica, ma un approccio concettuale, una "filosofia" d'interazione tra parti. Far entrare in un'azienda il concetto di "rete sociale" significa essere disposti, in termini di management, a lasciare per strada il "controllo" dell'organizzazione e, invece, assumerne l'osservazione”.

A questo punto mi occorre fare un breve excursus a ritroso, parlando di alcune caratteristiche del web 2.0, che sono probabilmente note ai più, ma credo che sia utile presentare per rendere più organica la presentazione.

Premessa: il contesto 2.0

Gli ultimi due anni hanno consolidato quella che può essere intesa come la principale caratteristica del web odierno:

  • Internet, la rete, intesa come new media di comunicazione.

Si è passati dall’interpretare la Rete da luogo per la generazione di fantastiche opportunità di business (spessissimo non realizzatesi) a spazio di comunicazione innovativo rispetto a quelli tradizionali a cui eravamo abituati: televisione, radio e carta stampata.

Ma da dove deriva “l’innovatività” del new media? Essenzialmente dal rovesciamento del paradigma broadcasting dei suoi illustri predecessori, si passa dalla comunicazione uno a molti, controllata “dall’uno” attraverso le scelte editoriali del suo giornale/televisione, ad una comunicazione bilaterale, molti a molti, dove la caratteristica principale è appunto la possibilità dell’individuo da un lato di cercare l’informazione che ritiene più credibile, ma dall’altra anche di partecipare al processo di generazione della nuova informazione: gli ormai noti user generated contents.

L’affermarsi di questo nuovo paradigma ha prodotto una variazione significativa che ha due caratteristiche principali:

-Lo sviluppo di informazione non tradizionale, prodotta dalla caratteristica “contributiva” del web
-L’aumento esponenziale dell’informazione stessa, e quindi del conseguente “rumore” di fondo che impedisce di distinguere tra informazione utile e non

Il Web: Media e Dominio.

Al contempo il media però è “mezzo” e “contenuto”, infatti attraverso la Rete raggiungo utenti diversi, ma anche i miei comportamenti in Rete ed i contenuti che propongo, o ricerco, diventano un potenziale campo di osservazione.

Per un’azienda è questa la novità essenziale, la capacità di osservare il proprio target di utenti e reagire in real time ai loro comportamenti, un’azione preclusa dai media tradizionali che fanno leva sul meccanismo brodacasting e sono "mezzo puro", disgiunto dalla platea cui si rivolgono.

Qualcuno obietterà che internet è ancora solo una parte dei mercato, ma come fa notare Gartner a riguardo della “comsumerizzazione”, quando ai "Migrantes", i nati nell’era pre diffusione del web, si aggiungeranno i "Natives", le generazioni cresciute con la tecnologia, la forbice si ridurrà di colpo.

Leggi gli altri paragrafi....

1 - Contesto tecnologico generale
2 - La tecnologia ed il credito “social”di Zopa
3 - Il marketing nei blog
4 - Non solo Zopa, Boober e la banca dei poveri
5 - La prudenza delle Banche
6 - Esperienze utente, IWbank, BNL e Second Life
7 - Uso operativo: contesto, intelligence e mercato
8 - Monitoraggio, l'individuazione degli "Influencer"
9 - Monitoraggio e Social Network Analysis
10- Il web 2.0 e l’organizzazione interna
11- La comunità di pratica
12- Un esercizio di web 2.0 per le banche (coming soon)

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-Focus su Boober, Intervista a Manolo Maffeis
-La percezione della comunicazione, R.Taverna
-Dati Abi 2007

Monday, February 4, 2008

Il banking 2.0, il nuovo web per le Banche:(parte sesta) IWbank, BNL e Second Life

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Chi in Italia ha imboccato la strada del web 2.0 nei canali distributivi con maggiore determinazione è Iwbank che, ovviamente, come giovane banca senza sportelli è libera da schemi presistenti, anzi ha necessità di comunicare con il proprio target di utenti nella maniera in cui questi sono abituati a comunicare con il resto del mondo, o meglio, con il resto del web...

Iwbanck ha attivato tutti i servizi tipici della banca on line, con esperti di prodotto disponibili on line, ma al tempo stesso vengono anche sperimentate forme diverse come Community, Blog e BarCamp fino agli ormai tradizionali forum.

Uno dei loro requisiti dichiarati sembra essere la focalizzazione sui contenuti più che sui processi, per cambiare rapidamente offerta e metodologie di vendita. Questo li ha probabilmente spinti a forme di contatto con la clientela proprie del social networking e sembra già che molti utenti abbiano aperto nei primi mesi un proprio blog e che le discussioni siano vive ed interessanti. Sarà stimolante seguire il successo di queste iniziative.

La scorsa estate BNL ha aperto un ufficio di recruitment su Second Life, il BNL cafè, un’uso “operativo” e non legato al core business. Gli “avatar” possono presentarsi e proporre le loro candidatura, vengono invitati a contatti e colloqui virtuali con i responsabili delle risorse umane della banca.

Personalmente ritengo giusto l’approccio, ovvero l’uso del cosidetto web 2.0 con finalità organizzative, ho solo qualche dubbio che questo (il recruitment) possa essere realmente il settore giusto.

Probabilmente un obiettivo collaterale (o il principale?) è quello della comunicazione di un messaggio di attenzione verso le nuove forma di socialità legate alla tecnologie della rete. Essere i primi in Italia a lanciare queste iniziative già intraprese all’estero da realtà come Microsoft, HP o eBay, è sicuramente molto “cool” ed infatti ha guadagnato a BNL molti articoli e post nei blog.

Ma quale è il reale bacino di utenti in cui “pescare” talenti? Gli iscritti si Second Life sono milioni ma i veri frequentatori, a dar credito a qualche numero che circola in rete, sono centinaia di migliaia di “seconde vite”. Tanti sicuramente, ma in tutto il mondo...

A proposito di Second Life e di banche un’altra notizia recente è quella che la società che gestisce questo enorme game ha data una stretta alla presenza di banche. Non per limitare la presenza di banche reali, quanto per controllare quelli che hanno creato banche solo per approfittare della situazione. Il mondo è virtuale ma i soldi sono veri, i linden, moneta utilizzata in Second Life, corrispondono a moneta reale e la recente decisione è collegata al fallimento della Ginko bank, famosa banca di SL, nella cui scomparsa è stati inghiottito l’equivalente di 750.000 dollari.

Niente male per una vita virtuale. E non è l’unico caso.

Negli ultimi anni il segmento bancario ha purtroppo vissuto gli scandali della Popolare di Lodi e di Unipol, il crollo legato ai “subprime” e recentissimamente la vicenda SocGen, ma in questo mercato la “seconda vita” virtuale sembra essere peggiore della realtà.

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1 - Contesto tecnologico generale
2 - La tecnologia ed il credito “social”di Zopa
3 - Il marketing nei blog
4 - Non solo Zopa, Boober e la banca dei poveri
5 - La prudenza delle Banche
6 - Esperienze utente, IWbank, BNL e Second Life
7 - Uso operativo: contesto, intelligence e mercato
8 - Monitoraggio, l'individuazione degli "Influencer"
9 - Monitoraggio e Social Network Analysis
10- Il web 2.0 e l’organizzazione interna
11- La comunità di pratica
12- Sviluppare Comunità di Pratica

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