Monday, September 15, 2008

Le croniche difficoltà della Ricerca in Italia e l'opportunità dei Programmi Europei (quarta parte)

Questa è l'ultima parte di un lungo post in quattro parti dedicato alle difficoltà ed alle opportunità offerte dai progetti europei; nelle prime tre sezioni avevo parlato di:

Prima parte: introduzione
Seconda parte: poche risorse per le aziende
Terza parte: i criteri di composizione dei consorzi europei

Nell'ultimo parte avevo anche cominciato a riflettere di cosa si potrebbe introdurre nei programmi europei per migliorare le chance di partecipazione di aziende impegnate nella ricerca ed in particolare premiare quelle che veramente fanno ricerca ed innovazione.

Un aspetto che andrebbe sviluppato è la realizzazione di un servizio di monitoraggio successivo alla conclusione dei progetti. Attualmente questa attività viene realizzata in particolare in corso d’opera da parte dei Project Officer della Commissione ed ha lo scopo di evitare un assalto alla diligenza, modello”prendi i soldi e scappa”.

Purtroppo però ho visto molti progetti che, pur conclusi in maniera formalmente adeguata, non hanno avuto ulteriori successive ricadute. Se la Commissione sapesse, anche a distanza di un paio d’anni, quali solo i risultati concreti di chi ha partecipato ai programmi di finanziamento, potrebbe cominciare a valutare differentemente la credibilità di partner che partecipano a progetti, soprattutto valutando differentemente ex-post quei progetti che abortiscono dopo la fine dei finanziamenti. Non è certo una attività semplice, ma concetti come marchi e brevetti depositati, prodotti realmente finiti sul mercato, potrebbero essere utili indicatori di positività.

Questo comporterebbe certamente un diverso approccio nei confronti di questi progetti da parte di alcuni soggetti, in quanto impegnati a giustificare il reale risultato del loro lavoro, anche quando termina il periodo “drogato” dalla presenza del finanziamento. E’ li che si vede se l’interesse dell’azienda è veramente rivolto a fare innovazione per andare sul mercato, o fine al mero conseguimento di fonti di finanziamento.

L’accento dell’intero articolo può sembrare in conclusione particolarmente negativo(certamente in larga parte lo è), nel senso che è molto difficile ottenere finanziamenti da programmi europei, questo perché, come si è detto, molte risorse vengono assorbite da aziende che non hanno realmente come focus primario la ricerca, cosi come molti progetti vengono messi in piedi senza grandi ambizioni successive. Questo riduce i soldi realmente a disposizione della ricerca vera e propria, ma soprattutto rende un po’ aleatorio il processo, però il perseguimento di tali fonti di finanziamento continua ad essere una possibilità per le aziende italiane.

Questo a patto di avvicinarsi al problema con risorse a mentalità adeguata, considerando l’eventuale raggiungimento dell’obiettivo, inizialmente, come accessorio rispetto alla propria capacità di fare ricerca e produrre innovazione. Solo quando si sarà avviata, con continuità l'attività, sarà possibile valutare, con maggiore precisione, le attese di successo derivanti dalla progettazione europea, ma vista sempre nel suo complesso. Ho partecipato a diverse proposte, di cui tre vinte, con una percentuale ben maggiore al 5-10% delle fredde statistiche. Questo significa che le proposte valide, con un buon gruppo di partner e sopratutto preparate in maniera conforme alle aspettative dei valutatori, hanno certamente chance superiori alla media.

In una delle tre proposte sono anche stato coordinatore del progetto e posso assicurare che se il progetto viene correttamente “interpretato”, rappresenta una crescita notevole delle competenze di chi vi partecipa, che riesce a confrontarsi in un ambito internazionale, e permette la costruzione di asset importati per l'azienda.

L'altro aspetto che occorre ovviamente tenere ben presente è che le possibilità di riuscita sono inoltre proporzionali alla risorse impiegate in un tale task, che quindi deve essere visto non come una attività marginale, ma una attività impegnativa, cui dedicare risorse in maniera certa ed adeguta, e della quale valutare i risultati nel lungo e medio perdiodo.


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