Tuesday, April 7, 2009
Il terremoto in abruzzo, riflessioni su una esperienza già vissuta, l'impotenza della tecnologia (...e la miopia degli uomini)
Oggi non riesco a parlere di tecnologia,avrei voluto scrivere ben altro post ieri, ma poi la tragedia del sisma in abruzzo ha bloccato le mie dita.
Questi drammi colpiscono tutti, in primis ovviamente le vittime che subiscono una tale devastazione, ma anche tutte le persone dotate di sensibilità. Tra queste, chi ha vissuto gli interminabili istanti di situazioni simili o portato il suo contributo nei luoghi colpiti, non può non sentirsi dentro un gran dolore.
Ieri le immagini dall'abruzzo devastato mi hanno riportato al quel 23 novembre del 1980, quando la terra cominciò a tremarmi sotto i piedi ed i lampioni della luce che ondeggiavano furono il segnale che qualcosa di tremendo stava accadendo.
Nella mia città ci fu soprattutto grande spavento, molti danni e per fortuna pochissime vittime, ma quando il mattino dopo partimmo in direzione dell'epicentro ci accolse la straziante immangine di interi paesi rasi al suolo. Oggi le foto delle vittime di Onna, avvolte in sudari improvvisati ed adagiate in fila in un prato, fanno riemergere i ricordi del posto, drammaticamente simile, dove cercavamo di dare una sistemazione alle vittime recuperate sotto le macerie.
Era la mia prima esperienza con un dramma cosi esteso ed intenso, ma la forza di fare cose, che non avrei mai immaginato di dover fare, ci veniva dal dolore dei parenti che, a mani nude, tentavano di dare ai propri cari almeno una sepoltura in un luogo conosciuto.
Sono passati gli anni ma il terremoto mi è rimasto dentro, ogni volta che succede qualcosa del genere ne sento il dolore dentro, dal lontano tsunami alle tragedie in Italia, per questo sentite un po' più delle altre, dal San Giluliano per finire all'Aquila.
Per lavoro affrontiamo spesso problemi di disaster recovery, si predispogono piani per minimizzare gli effetti di eventi catastrofici, ma poi queste immagini ci sommergono di un senso di prostrazione per tutte queste vittime che non si sono potute salvare. La nostra tecnologia alza le mani in segno di resa in questo caso, ma si fa veramente il possibile per trovare nuove soluzioni?
Non so... proprio dopo lo tsunami in asia mi è capitato di lavorare per progetti di prevenzione, motivato dal deisderio di fare qualcosa, ma non sempre ne ho tratto l'impressione che tutti lavorino nella stessa direzione, Istituzioni, Enti di Ricerca ed aziende. Al punto da ingnorare il contributo volontario di persone ed aziende che cercano di dare una mano.
Ora però è solo il momento della solidarietà.
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