Proprio ieri mi sono soffermato sulle controverse opinioni che sta suscitando Facebook e nelle stesse ore, alla presentazione dell'Osservatorio Multicanalita' 2008 del Politecnico di Milano, Cristina Papini, sales e project manager di Nielsen Online, ha presentato dei dati che esprimono chiaramente la parabola fulminante di questo network negli ultimi mesi: passa da 2% dei navigatori nel dicembre 2007 al 44% nel dicembre 2008, diventando il sesto sito italiano.
Al di là delle prevedibile esplosione di Facebook, che segue di fatto quanto successo in tanti altri paesi del mondo, può stupire forse un po’ (ma neppure tanto per chi lo segue da tempo) la rapidità della crescita. Più di tutto è evidente che, proprio a causa di questo suo fulminante exploit può non essere facilmente capito da chi ancora è un po’ ancorato a modelli di valutazione “antichi”.
Antichi perché gli ultimi 3 anni hanno disegnato una evoluzione pari al passaggio da un era geologica ad un’altra, nel mondo della comunicazione e dei rapporti sociali, ed è del tutto comprensibile che taluni non se ne siano accorti e/o sopratutto non siano pronti a cogliere il cambiamento. Non tutto ciò che è "moderno" è bello, per esempio io stesso conservo ed ascolto i vecchi vinili, ma non posso ignorare quanto il web abbia cambiato gli scenari nel mondo della musica.
Questo cambiamento si completerà quanto i cosidetti “natives”, ragazzi nati nell’età del web come li definisce Gartner, svezzati “anche” da Facebook all’uso del web, stravolgeranno completamente il meccanismo broadcasting attuale dell’informazione che oggi garantisce a pochi il potere di distribuire conoscenza (o disinformazione).
Naturale quindi che proprio quelli che oggi traggono benefici dal privilegio del rapporto intermediato tra loro ed il pubblico siano tra i più scettici e diffidenti nei confronti dei nuovi media. Ciò avviene talvolta coscientemente, ma spesso anche in maniera inconsapevole a causa della difficoltà di comprendere le nuove tecnologie e/o il meccanismo di comunicazione sociale dei più giovani. Non sto parlando di persone over 60... può bastare avere più di 40 per non avere familiarità con la rete e approcciare con una certa ansia ciò che sta succedendo.
Lo scenario è ancora in velocissima evoluzione ed è difficile prevedere tra tre anni quale sarà la situazione, quale di questi social network, dopo una prevedibile fase di riflusso, sopravviverà e quanto avrà cambiato le nostre abitudini, ma al momento il cambiamento è in atto e certamente lascerà il segno. Forse rimarranno come uno strumento in più, come il cellulare la mail, e non leggeremo più di dibattiti o commenti taglienti, oppure rimarranno nell'uso comune per una relativamente limitata comunità di utenti. O spariranno.... ?
Certo è che i Social Network sono le oggi le cosidette Killer Apllication che hanno fatto fare un gran balzo in avanti a tante persone nella loro prima alfabetizzazione a riguardo del mondo del web.
Con ciò non credo che Facebook e portali simili salveranno il mondo e condivido dubbi, perplessità e pregi evidenziati da altri osservatori e giustamente come si legge in questo post non sarei felicissimo di vedere pubblicata da un presunto amico una mia foto anni 70 capelli lunghi (eh si allora li avevo almeno...) e camicia a fiori, ma al tempo stesso so che oggi ho degli strumenti che mi permettono di tenere i contatti con gli amici (veri) anche più facilmente, vincendo quella tendenza all’isolamento che la nostra società progressivamente ci stava imponendo.
E se un giorno avrò qualcosa da dire avrò modo di farlo e di essere ascoltato. In fondo.. solo per questo.. non ne vale la pena?
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