Tuesday, November 8, 2011

L'alluvione di Genova e la tecnologia: la testimonianza che viene dal passato


I disastri naturali quali alluvioni, tsunami, terremoti o altro portano dietro di se alcuni interrogativi che non hanno semplici risposte. Ci si chiede spesso se la tecnologia può essere d'aiuto a prevenire o ad affrontare l'emergenza, o se addirittura sia un limite, a causa della mancanza di tutto quanto è tecnologico proprio nel momento in cui ne avremmo maggiormente bisogno.

La mia attività professionale nel mondo dei beni culturali mi fa partire da un aspetto, probabilmente meno utile nel corso delle emergenze, ma determinante per farci capire la portata dell'incuria che ha determinato, in complicità con situazioni fuori dal normale, le drammatiche conseguenze di questi giorni.

In questo post sono raccolte testimonianze, articoli, immagini e filmati tratti da autorevoli archivi storici e che documentano come il problema sia nato e rimanga insoluto dal lontano 1930. La forza di quella documentazione viene fatta emergere in tutta la sua drammatica attualità proprio dalla disponibilità di queste informazioni in formato digitale, già presenti sul web e ricercabili.
Il sindaco Marta Vincenzi ha detto di sentire su di se il peso di quei morti ma questi documenti ci ricordano che questo peso dovrebbe condividerlo con chi da 80 anni finge di ignorare i problemi generati questo tipo di gestione del territorio.

La tecnologia ci viene incontro anche nel documentare l'evoluzione del territorio stesso, come è sempre più facile fare grazie a strumenti ormai a disposizione di tutti, come questo post evidenzia dimostrandoci l'uso a tal fine delle mappe satellitari di Google.

Computer, reti e mobile possono aiutare le persone a documentare ma anche (e sarebbe ancor meglio) ad affrontare il pericolo nel momento in cui si manifesta.

All'epoca dell'uragano Katryna un programmatore mise a disposizione un sito su cui lasciare post geolocalizzati e aiutare le persone a ricongiungersi, oppure all'epoca del devastante Tsunami in Asia ci si chiese come mai la tecnologia non fosse stata in grado di prevedere gli effetti.

In realtà queste previsioni sono realizzabili e sufficientemente precise (si veda oggi circa le previsioni atmosferiche) eppure quello che manca è da un lato la capacità di sapere interpretare i segnali dall'altro la volontà di investire soldi in attività di prevenzione e di confrontarsi con la realtà di tutti i giorni. I server possono ricevere segnali, elaborarli e mandare allarmi, ma se poi non è possibile inviare una mail ad un povero pescatore di Sumatra occorre che subentri un'organizzazione umana che prescinde dalla tecnologia.

Alla base rimane sempre la volontà dell'uomo di avere un rapporto equilibrato con questo mondo e la tecnologia stessa, se non utilizzata correttamente, finisce solo per aumentare il senso di smarrimento, come è successo ai tanti genovesi che, abituati a comunicare via mobile o via rete, si sono ritrovati improvvisamente soli a causa della mancanza di energia elettrica.

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