Thursday, December 20, 2007

La percezione della comunicazione delle Aziende misurata su web e giornali e l'impatto della responsabilita sociale (II parte)

Continua l'intervista a Riccardo Taverna sulla comunicazione approfondendo il tema della Social Responsibility


Un’altro dei tuoi ambiti professionali di riferimento è la Social Responsibility. Il concetto di “sociale” abbinato al concetto di “network”, cosi come nel web 2.0, è comunque un concetto che si avvicina a quello della responsabilità sociale o è una affinità solamente linguistica?


Questa domanda è molto bella! Di primo acchito ti direi che c'è solo un'affinità linguistica. Ma a rifletterci con un po' più di attenzione e curiosità non è così. Alla base del concetto di CSR ci sono gli impegni a migliorarsi che l'azienda si assume nei confronti dei propri portatori d'interesse dopo essersi confrontata con loro. Partendo da questa premessa, che è una semplificazione, e considerando ciò che abbiamo detto fino ad ora, il Web 2.0 consente agli stakeholder di comunicare direttamente la loro esperienza rispetto all'impresa facendoli così diventare dei "controllori" della responsabilità sociale dell'impresa. La singola persona, cliente, dipendente, fornitore, cittadino o altro che sia, può accorgersi di particolari problemi, errori, vizi che possono sfuggire all'azienda stessa e segnalarli. Anche questa è una visione "bucolica" della CSR e presuppone una reale volontà dell'impresa di ascoltare e di confrontarsi con i propri stakeholder. Da un'altro punto di vista la stessa segnalazione, se non è gestita opportunamente e soprattutto concretamente dall'impresa si trasforma in un "attacco" con conseguente perdita di reputazione e valore.


Sei un attento osservatore dei social network, puoi raccontarci qualche tua esperienza/ valutazione su qualcuno di questi?

Mi ricordo che già 10 anni fa un autorevole giornalista della redazione tecnologica del Sole 24 Ore durante un nostro pranzo mi descriveva l'assetto futuro di Internet basato su i "Social network". Li trovo uno strumento importantissimo per creare relazioni sia sociali che professionali di valore. I più interessanti sono quelli con i forum e un ruolo fondamentale è giocato dai Webmaster che li governano facendo rispettare le regole (... c'è sempre chi vuole andare sopra le righe o violare semplici regole di buon comportamento) difendendo la reputazione del network.
Io sono un assiduo frequentatore di asmallworld che trovo uno dei più riusciti. Una regola che ho trovato vincente di questo network è che ti devi guadagnare la possibilità di invitare frequentando il network stesso, un modo piuttosto efficace per fare selezione.


Quale sarà a tuo parere il passaggio successivo dei Social network?

Senza dubbio quelli verticali, tematici!

Monday, December 17, 2007

La percezione della comunicazione delle Aziende misurata su web e giornali e l'impatto della responsabilita sociale

Riccardo Taverna, partner e fondatore di B2 Comunicazione e di Ethics2Business, si occupa da anni di Reputation Management, CSR e Comunicazione al mercato finanziario. Grande appassionato di comunicazione ha sempre cercato di misurare l'impatto dell'esistenza di un'organizzazione sulle comunità e sui gruppi e i percorsi di formazione delle opinioni. E’ convinto che per superare le consuetudini con successo occorre miscelare innovazione e buon senso.



Sei l’ideatore di BSQ, per misurare il brand di una società quotata e di Hespi, indice di reputazione di un'impresa rimandata dalla stampa. Ma la reputazione ed il prestigio sono veramente misurabili?

La risposta necessita di una premessa. La reputazione ed il prestigio possono essere riconducibili ad un modello di percezione, cioè quello "schema mentale" al quale un soggetto fa riferimento, anche inconsapevolmente, quando si rapporta a quei temi. Ricostruendo lo schema mentale, attraverso il confronto con più soggetti, se ne possono identificare le dimensioni, i parametri, arrivando a misurarli. In questo modo concetti altamente intangibili quali rispettabilità possono essere resi misurabili e quindi un po' più intangibili. Dal punto di vista metodologico occorre specificare che il valore della misurazione è più significativo se si compiono rilevamenti successivi identificando un trend.



Il web ha dilatato la possibilità di produrre e far conoscere “opinione”. Questo facilita o rende più complessa la valutazione sulla comunicazione di una azienda o di una istituzione?

La rende più complessa perché bisogna comunicare correttamente attraverso più canali di comunicazione dedicando molta attenzione agli effetti prodotti dal canale stesso. Secondo me è necessario partire misurando il grado di credibilità che ogni soggetto attribuisce ai canali di comunicazione (tv, stampa, Web). Successivamente, all'interno del canale, la credibilità attribuita ai mezzi. A questo punto si può passare a misurare l'effetto della comunicazione sui target e quindi sulla reputazione e sull'immagine dell'impresa e/o dei suoi prodotti. Sì, ha reso la valutazione più complessa perché si è aperto il canale dei blog le opinioni dei quali sono più complicate da monitorare... ma noi ci stiamo lavorando.



Esiste una distorsione spesso tra come una comunicazione viene concepita e come invece viene recepita. Un fenomeno che sembrava in qualche modo controllabile con i media tradizionali, un pò meno con il popolo del web

La distorsione è un fenomeno naturale la causa della quale risiede sia negli emittenti che nei riceventi. spesso le aziende, nella comunicazione, danno per scontati dei concetti, allo stesso modo i lettori e i consumatori filtrano i messaggi con il loro vissuto. Gli intermediari della comunicazione, penso per esempio ai giornali, ci mettono del loro (... che lo facciano in buona fede o in cattiva fede non sta a me stabilirlo). A prescindere, la distorsione deve essere data per scontata e gestita monitorando le opinioni e la loro formazione e correggendo i messaggi. Il canale del popolo del Web ha allargato le maglie del controllo: sono cresciute le fonti di informazioni indipendenti. Penso ai già citati blog dove i consumatori possono esprimere liberamente le proprie opinioni, raccontare la loro esperienza rispetto a un prodotto, ad un servizio o addirittura ad un'impresa.



È vero come dice Grillo che oggi è più difficile ingannare i consumatori ?

Assolutamente si!



In verità, web o non web, la storia è piena di abili comunicatori di massa che riescono a far apparire il contesto differente dalla realtà. I dittatori non sempre sono partiti controllando i media, ma hanno generato lo stesso consenso. Certamente li hanno controllati per il mantenimento dello stesso. Anche i televenditori, spesso presi in giro, sono fenomeni mediatici di successo. Come può un’azienda o un uomo politico monitorare il consenso o indirizzare la formazione dell’opinione?

Si può monitorare il consenso, si deve monitorare il consenso. Con questo intendo che occorre assicurarsi che i pubblici percepiscano correttamente i soggetti, per quello che sono realmente. Peccherò di ingenuità ma le prime qualità di un comunicatore devono essere la credibilità e l'integrità, anche perché con il cambiamento dei modi di comunicare le bugie avranno le gambe sempre più corte. L'unica cosa che temo è la pigrizia delle grandi masse di andare a cercare informazioni da fonti indipendenti.

Thursday, December 13, 2007

Continuano le interviste alle aziende italiane che esportano tecnologia:lo streaming Ajax di Lightstreamer raccontato da Alessandro Alinone (II parte)

...Continua dal post precedente


So che intorno a Lightstreamer state facendo crescere anche una comunità di sviluppatori, il pacchetto infatti è free downloadable. Per quale tipologie di applicazioni vi sollecitano ed inoltre Lightstreamer è un server che necessita di molte risorse hw?


Con l’introduzione lo scorso marzo di Lightstreamer Moderato, un’edizione di Lightstreamer completamente gratuita (anche per uso commerciale), abbiamo iniziato a creare una comunità di sviluppatori affezionati alla nostra tecnologia. E il forum di supporto online ci sta consentendo una buona interazione.



Ma come si vende tecnologia all’estero? Non c’è un pregiudizio verso gli italiani? In fondo ci conoscono per la moda, gli spaghetti ed il vino...


Sì, infatti. Al nostro sito Web abbiamo dato un’impronta molto internazionale. Accade allora che i potenziali clienti ci contattano, dando inizio gli approfondimenti tecnici e alle trattative commerciali. Quando si arriva alla domanda “where are you based?”, noi rispondiamo “Milan, Italy”. Al che ci dicono: “ah, siete la filiale italiana di un’azienda americana?” :-) Ormai siamo abituati allo stupore iniziale degli interlocutori nel trovarsi di fronte una software house italiana. E questo accade costantemente, alle fiere del settore, ai meeting dei consorzi di standardizzazione, ecc. Ma questo è anche fonte di profondo orgoglio, visto che pur partendo da queste condizioni, abbiano raggiunto dei traguardi che un tempo ci sembravano impossibili. Ad esempio: vendere software italiano nella Silicon Valley (due anni fa abbiamo conquistato il nostro primo cliente a San Mateo); e il già menzionato accordo OEM con TIBCO Software.



Il sito web è quindi un po’ lo snodo centrale della vostra strategia commerciale. Quanto impegno richiede....?


La gran parte dei contatti commerciali arrivano attraverso il sito Web, che è quindi una risorsa fondamentale. il sito è abbastanza semplice, ma con una grafica curata. Consente di vedere subito, senza registrazione, moltissime demo. E consente di scaricare il prodotto previa registrazione. E’ fondamentale anche essere presenti su siti e blog di terze parti, che sono spesso il punto di riferimento per le comunità di sviluppatori. Ad esempio, recentemente i fondatori di Dojo [uno dei principali toolkit AJAX] hanno lanciato un nuovo blog, “cometdaily.com”, dedicato interamente alla tecnologia Comet. Ci hanno chiesto di partecipare, contribuendo con i nostri articoli.



Quanto è difficile fare innovazione in Italia? Questione di capitali, di infrastrutture o di talenti? In fondo forse era meglio andarsene a Silicon Valley...


Non è facile. Ci vogliono le giuste condizioni e un pizzico di fortuna. Personalmente devo buona parte della forma mentis improntata all’innovazione al Cefriel del Politecnico di Milano, dove ho lavorato come ricercatore prima di entrare nell’industria privata. A volte mi stupisco di come sia facile negli USA lanciare nuove tecnologie. Bastano un’idea discreta e un business plan per trovare i capitali che consentono di iniziare un’avventura.



Puoi anticiparci qualche novità interessante riguardo Lightstreamer?


Attualmente stiamo lavorando alla nuova major release del prodotto, che conterrà Lightstreamer Server v.4.0 e Lightstreamer Web Client v.5.0. Aumenterà la flessibilità nella scrittura degli Adapter (i componenti necessari per integrare il server con le sorgenti dati) e ci sarà una parziale reingegnerizzazione del kernel. Parallelamente vogliamo aumentare la quantità di esempi e tutorial disponibili, per rendere la curva di apprendimento di Lightstreamer sempre migliore.



Per quanto riguarda la tecnologia in generale, tu sei sempre in giro per il mondo, quali sono i temi caldi all’estero?


Una delle svolte tecnologiche dell’ultimo anno è stata certamente la migrazione verso AJAX da parte delle banche. Alle fiere americane del settore si è visto cambiare da un anno con l’altro il profilo dei visitatori. Dagli smanettoni, un anno fa, ai rappresentanti delle principali istituzioni finanziarie mondiali, quest’anno. Credo che questo trend si consoliderà, aiutato anche dalla crescente maturità di Comet.


Carlo Bruno.

Wednesday, December 12, 2007

Fundraising Now, un post sull'utilizzo del web 2.0 per iniziative importanti

Ho letto un bel post che si ricollega al discorso delle iniziative del web 2.0 finalizzate a scopi realmente sociali e concretizzatosi con l'intervista a Isabella Baroni di AISM. Lo ha scritto Paolo Ferrari su suo Fundraising Now, inutile che ricopi i contenuti e quindi vi invito a visitare il suo blog al post in questione

Beh... il blog è interessante quindi date un'occhiata a tutto.

Monday, December 10, 2007

Continuano le interviste alle aziende italiane che esportano tecnologia: lo streaming Ajax di Lightstreamer raccontato da Alessandro Alinone (I parte)

Alessandro Alinone è Chief Technology Officer presso Weswit, che produce e commercializza Lightstreamer. Alessandro creò Lightstreamer quando lavorava per Sol-Tec, un system integrator in ambito finanziario, che con un spin-off della tecnologia diede vita a Weswit.
Dopo la laurea in ingegneria informatica al Politecnico di Milano ha lavorato come ricercatore al Cefriel


Lightstreamer è un prodotto di nicchia, siete probabilmente poco conosciuti al grosso pubblico, sopratutto in Italia, allora con qualche domanda, modello intervista delle “Iene”, vorrei tracciare un vostro breve profilo:

1. Nome?

Lightstreamer (www.lightstreamer.com).


2. Di che tecnologia vi occupate?

Di tecnologia “Comet”, ovvero un’estensione al paradigma AJAX.


3. Da quando avete cominciato?

Il progetto Lightstreamer nacque nel 2000 (anche se i termini usati sopra sono ben più recenti).


4. Uno dei vostri maggiori successi è l’accordo con Tibco, leader mondiale della tecnologia di integrazione. Ce ne puoi parlare un po’?

L’accordo con Tibco è stato indubbiamente uno dei principali successi. Tibco Software, leader storico nel middleware di messaging (ricordiamo Rendezvous ed Enterprise Message Service) ha ufficialmente annunciato lo scorso maggio un accordo OEM con Lightstreamer. In sostanza, per estendere il “messaging asincrono” al Web, invece di sviluppare un prodotto da zero, Tibco ha scelto di fare un rebranding di Lightstreamer, e di venderlo come engine del nuovo TIBCO Ajax Message Service (AMS).


5. Ci puoi fare il nome di qualche cliente internazionale?

I nostri clienti appartengono prevalentemente a due mondi: il finance e il gaming (anche se talvolta i confini tra i due appaiono sfumati...). Nel finance possiamo annoverare due tra le più grosse banche d’affari del mondo, di cui purtroppo non posso fare il nome. Posso però citare G.X. Clarke, Hedgestreet e PatSystems. Nel gaming abbiamo una prevalenza di clienti anglosassoni, che coprono i più diversi settori, dalle scommesse sportive allo spread betting sul mercato Forex. Ad esempio IG Group.


6. In Italia?

Un cliente storico è IntesaTrade, del gruppo Intesa Sanpaolo. Posso poi citare UniCredit Group e Banco Popolare.


7. Quali concorrenti internazionali avete?

Per molti anni ci siamo trovati di fatto senza concorrenti, ma anche senza un vasto bacino di utenza... Col senno di poi possiamo dire che eravamo probabilmente in anticipo sui tempi. E’ solo con la recente esplosione del mercato AJAX che abbiamo visto crescere sia la concorrenza , sia la quantità e la qualità dei clienti. Nel mercato finance il nostro principale concorrente è una software house inglese, che solo di recente ha introdotto il supporto AJAX nella propria soluzione. Nel segmento low-end invece la concorrenza è con le iniziative open source, prima tra tutte il progetto Cometd. Per questo motivo forniamo anche un’edizione completamente gratuita di Lightstreamer, anche se il nostro modello rimane closed source. Tuttavia siamo estremamente attivi sul fronte dell’apertura delle API e dell’interoperabilità con framework e toolkit di terze parti. Siamo membri dell’OpenAjax Alliance, consorzio dei principali player del mondo AJAX. Periodicamente ci incontriamo e partecipiamo al cosiddetto InteropFest, dove ciascun vendor porta un’applicazione demo che dimostri l’interoperabilità della propria soluzione. L’ultimo InteropFest si è svolto a settembre ed è stato ospitato da Microsoft.


8. E in Italia ?

Non ci risultano concorrenti italiani.


9. Che unità di misura di riferimento usate per contare i contatti mensili al vostro sito, decine, centinaia, migliaia o..?

I contatti mensili sono diverse migliaia, che portano ad alcune centinaia di nuove registrazioni ogni mese per il download del prodotto.



Bene... questa era una sorta di scheda anagrafica, giusto per dare una informazione reale sull’impatto sul mercato. Ora andiamo al sodo, anche perché mi piacerebbe qualche approfondimento tecnico...


Dunque voi siete molto noti nella comunità Ajax, ma in realtà l’unica novità vera e propria di Ajax è il superamento della logica passiva del web, il classico paradigma pull.
Anche se è solo un pull mascherato non è un meccanismo che supera la necessità di un push? Uno degli slogan è l’AJAX streaming, ma in realtà il vostro prodotto esiste ancor prima che la sigla AJAX stessa si diffondesse. Quale è il rapporto tra queste due tecnologie?

Forse una breve cronistoria può aiutare a districarsi nei meandri delle “buzzword” tecnologiche legate al mondo AJAX. Il Web si è sempre basato su un paradigma definibile, più o meno intercambiabilmente, come “pull”, “request/response”, o “sincrono”. In sostanza, per ogni azione dell’utente, il browser effettua una richiesta al server, il quale risponde con una pagina nuova che sostituisce la precedente. Già dieci anni fa era possibile costruire pagine Web particolarmente evolute che aggiravano questo paradigma, ma per tutta una serie di motivi, la vera e propria rivoluzione si è verificata solo a partire dal 2005, anno di invenzione del termine “AJAX” (ma non certo del paradigma sotteso, ben più antico). AJAX è l’acronimo di “Asynchronous JavaScript and XML”, anche se ormai la parte “XML” della definizione sta cadendo concettualmente in disuso (XML è solo uno dei possibili protocolli di comunicazione; più spesso si usa JSON). Con AJAX, le richieste fatte dal browser al server non sono più necessariamente finalizzate al caricamento di una nuova pagina. Il browser può chiedere dati puri, che poi visualizzerà in modo asincrono rispetto alle azioni dell’utente. Questo approccio rende le applicazioni Web molto più interattive, ma non “real-time”. Un’applicazione real-time richiede un’inversione del paradigma pull classico, per approdare a un paradigma definibile come “push”, “publish/subscribe” o “asincrono”. In questo modo è il server che prende l’iniziativa e manda dati aggiornati al browser non appena disponibili. Per delineare questo paradigma, nel 2006 è stato inventato il termine “Comet” (di nuovo, solo il termine, mentre la tecnologia esisteva già da molti anni). Come nota di colore, in America Comet è una marca di detergenti alternativa ad Ajax... E’ bene chiarire che la tecnologia Comet non è alternativa ad AJAX, ma ne rappresenta a tutti gli effetti un’estensione. Come dicevo prima, Lightstreamer nacque nel 2000, come implementazione completa del paradigma Comet. Prima che inventassero questo termine lo scorso anno, noi utilizzavamo la locuzione “Streaming AJAX”.


Su cosa si basa la vostra tecnologia? io credo che sia estremamente interessante e potrebbe veramente essere utilizzata in mille casi per delle applicazioni realmente interattive... per esempio il mondo dell’informazione è il segmento ideale

Lightstreamer è utile in tutti i casi in cui bisogna inviare dati in tempo reale attraverso Internet, verso applicazioni Web o di altro tipo. Trattiamo esclusivamente dati testuali (stringhe, numeri, ecc.) e non multimediali (non facciamo cioè streaming di audio o video). L’applicazione più tipica è la visualizzazione delle quotazioni di borsa che si aggiornano continuamente. Basta un qualunque browser Web, e senza fare il download di alcun componente (nemmeno di un’applet Java) si vedrà la pagina aggiornarsi in tempo reale. Ma anche i sistemi di chat, messaging e i social network posso trarre beneficio da Lightstreamer. Altre possibili applicazioni sono: console di monitoring, trasmissione di risultati sportivi e alert di ogni genere.


Il problema classico del push è quello di utilizzare molta banda ed in molti casi questo è ancora un problema, pensiamo solamente al mobile per esempio..

Eh sì... Se da un lato la banda media disponibile per ogni accesso Internet è enormemente aumentata rispetto a dieci anni fa, dall’altro lato si sono diffuse modalità di accesso molto eterogenee, a partire dall’Internet mobile in tutte le sue declinazioni. I primi sistemi di push dei dati sprecavano parecchia banda per inviare informazioni ridondanti o non rilevanti e soprattutto non tenevano in considerazione la banda effettivamente disponibile istante per istante.


Puoi raccontarci qualche features applicativa e darci un’idea delle potenzialità delle prestazioni?

Con Lightstreamer abbiamo voluto implementare fin dall’inizio un meccanismo di controllo di banda, caratterizzato da aspetti sia statici sia adattativi. Il tutto nasce da considerazioni sulla natura del dato testuale. Ad esempio, esistono tipologie di dati che sono comprimibili mediante “delta”. Se ogni aggiornamento è caratterizzato da uno schema comune, è sufficiente inviare solo i campi cambiati e non l’intero evento. Vi sono poi tipologie di dati filtrabili in frequenza. Il classico esempio è quello delle quotazioni finanziarie. Se il titolo Microsoft sul NASDAQ valorizza 100 prezzi in un secondo, difficilmente avrò bisogno di inviare 100 eventi al secondo a un fruitore umano. Spesso 2 o 3 aggiornamenti al secondo sono più che sufficienti, purché si mantenga la consistenza del dato dopo l’operazione di filtraggio (detta “conflation” nel gergo finanziario). Lightstreamer permette di assegnare una banda massima ad ogni utente, con la garanzia che non verrà mai superata, consentendo così un facile dimensionamento della connettività Internet in uscita necessaria per erogare un buon servizio. Il rispetto della banda assegnata avviene applicando algoritmi di filtering, conflation, bursting, queueing, ecc. Ma se un’improvvisa congestione di rete fa sì che la banda disponibile sia ancora meno di quella allocata, allora il sistema inizia automaticamente a ridurre la quantità di dati inviati, fino a calibrarsi sul valore ottimale (throttling). In questo modo si evita di mandare dati vecchi che verrebbero accodati nei vari buffer che separano il client dal server.
Per quanto riguarda invece le prestazioni del server, fondamentale è la scalabilità. Un sistema di push deve reggere parecchie migliaia di connessioni TCP concorrenti. Per questo motivo le architetture tradizionali dei web server e degli application server non sono adatte per realizzare soluzioni Comet scalabili. Lightstreamer utilizza un’architettura proprietaria di tipo staged event driven, dove pool di thread di dimensioni fisse gestiscono un numero arbitrario di connessioni concorrenti.


segue....

Tuesday, December 4, 2007

Quando il network diventa realmente "social", il web usato per il no-profit. L'esperienza Aism di Isabella Baroni

Isabella Baroni si occupa di web, web 2.0 ed iniziative ad essi collegati per conto dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM). Dopo diverse esperienze in aziende del settore IT oggi si occupa di web marketing per questa importante associazione. Per interesse professionale e personale si è occupata da sempre dei temi legati all’usabilità ed accessibilità delle applicazioni web.


- Ciao Isabella, grazie della tua disponibilità. Il web 2.0 ed i social network sono uno strumento per le vostre campagne? Un bacino di utenti, collaboratori o cosa?

Web 2.0 e social network possono rappresentare uno strumento utile per la comunicazione, per le campagne di sensibilizzazione e di raccolta fondi; dall’altra possono rappresentare qualcosa di ancora più significativo per una associazione come l’AISM dal punto di vista di strumenti collaborativi e di servizio: penso a obiettivi di socializzazione, informazione, condivisione, partecipazione, formazione. Per persone con sclerosi multipla e in particolare per raggiungere un pubblico più giovane (contrariamente a quanto spesso si pensa la sclerosi multipla colpisce principalmente tra i 20 e 30 anni). Ma anche per volontari, per ragazzi in servizio civile, per operatori sanitari.


- Ho letto una bellissima recensione sulla vostra iniziativa delle “mele virtuali” e naturalmente concordo in tutto e per tutto. Per la mia domanda approfitto di un tema accennato proprio in quel commento, ci sono differenze tra l’uso che si fa in Italia del web e quello che succede all’estero? Ci puoi raccontare qualche iniziativa che ti ha colpito più di altre?

Dall’estero abbiamo molto da imparare. Ecco una iniziativa interessante: www.change.org, un sito di social network dedicato all’attivismo sociale. In pratica, milioni di persone possono connettersi l’una con l’altra per portare avanti delle iniziative a livello globale.

Ecco, un sito come questo ha una potenzialità significativa da questo punto di vista: favorisce il processo di aggregazione e valorizza il senso di partecipazione comune a una stessa causa. Favorisce la costruzione di una comunità, di una rete direttamente dal basso e che non ha limiti geografici.


- Le funzionalità disponibili sulle varie piattaforme di social networking cominciano ad essere un pò ripetitive... cosa vorresti avere a disposizione di “collaborativo” per il tuo lavoro?

C’è da dire che ogni piattaforma adesso incorpora meccanismi di condivisione ma poi, di fatto, il suo valore dipende dai contributi e dalla collaboratività che è in grado di attivare negli utenti. Personalmente vorrei poter disporre un ambiente unico di lavoro, e accessibile da qualsiasi pc.


- La mia impressione è che i network sociali poi siano in realtà molto protettivi e “poco sociali”, difficile andare oltre quello che mettono a disposizione di preconfezionato. Che ne dici? E dal punto di vista dell’usabilità? Tu sei una grande esperta di questi temi.

Dal punto di vista dell’usabilità, il nodo ancora da risolvere è la portabilità dei dati su applicazioni diverse, l’assenza di uno standard. E poi su questo aspetto c’è ancora una contraddizione ben più astiosa da risolvere: tra modello collaborativo e modello proibitivo a (presunta) tutela della proprietà intellettuale.


- Ci racconti brevissimamente le iniziative di Aism riguardanti il web, come quella delle mele di cui abbiamo parlato in apertura?

personalmente ho seguito con particolare cura www.giovanioltrelasm.it, il sito dedicato ai giovani messo on line all'inizio di quest'anno e l'iniziativa ad esso collegata, ovvero www.giovanioltrelasm.it/mela, una campagna on line "Fai qualcosa di buono" legata a Una Mela per la Vita, un appuntamento tradizionale e oramai consolidato dell'associazione.
Attualmente è in corso www.stelledellasolidarieta.it : un'iniziativa di raccolta fondi on line legata al Natale solidale Aism.

Su http://aism.axenso.com/ abbiamo un vero e proprio archivio di video di convegni e seminari realizzati su temi di interessi delle persone con sclerosi multipla, realizzati per favorire il confronto diretto con i ricercatori e poi... ...abbiamo qualche altra novità in cantiere..



- Quali sono gli altri strumenti/canali che utilizzate per sfruttare al meglio le potenzialità di comunicazione espresse oggi dai social network?

Oggi siamo su Youtube con un canale sclerosimultipla http://www.youtube.com/sclerosimultipla con tutti i video degli spot e delle ultime campagne, e su Delicious (sclerosimultipla) ma certamente appronteremo altri strumenti di social networking come Facebook e Myspace. Abbiamo iniziato una riflessione che riguarda questi strumenti innovativi: quest'anno per esmepio abbiamo chiesto ad un esperto di venirci a parlare di Second Life, e vorremo fare lo stesso su altri temi.

Insomma sondiamo un po tutto per capire poi cosa ha senso utilizzare, come utilizzarlo e in quale dei numerosi ambiti che ci coinvolgono (dalla informazione, alla formazione, alla raccolta fondi, etc...).
Tutto naturalmente oltre alla "ordinaria" gestione del sito associativo www.aism.it, ricco di migliaia di pagine.


Grazie ad Isabella, ma anche, per tutto quello che fa, grazie Aism!

Carlo

Interruzione pubblicitaria....

Si questo è da considerarsi un messaggio promozionale. Ho deciso che il web mi consente anche di realizzare un piccolo desiderio, posso diventare autore... senza pretese ovviamente, ne di fama ne successo. Solo per il gusto di farlo... non è questo uno dei piaceri della vita?
Avevo scritto un racconto breve e lo pubblico sul mio website. Se poi due persone lo leggeranno (escluse mia madre e le mie sorelle) sarò felice. Se riceverò un anche commento (positivo o negativo) sarà un successo!!!