Wednesday, November 7, 2007

Il "capitale umano" e la qualità come fattori di crescita (terza parte): acquisizione e mantenimento dell' "intelligenza".

Scusatemi se questo post l’ho spezzato in tre parti ma purtroppo il tempo non è mai abbastanza per riuscire a far tutto come si vorrebbe... riepilogando...

Il punto di partenza è stato la valutazione del fattore “qualità” come premiante nella sfida dell’innovazione e della competitività, e di come questo valore è influenzato dalla competenza professionale di lavora in una azienda.

Nelle due parti precedenti mi sono soffermato sulla differente percezione da parte di manager ed impiegati proprio della adeguata valorizzazione di questo asset, mentre nella seconda di come tale valore sia solo potenziale in strutture dove la quotidiana gestione talvolta narcotizza le energie migliori.
Nel secondo post, dedicato a questi temi, il caso Fiat e la sua crisi testimoniano come proprio momenti negativi possono essere la giusta occasione per far emergere questi valori. Non è ovviamente scontato e non è sempre così, ma credo sia significativa la (ultima!!) citazione dall’intervista a Marchionne “Siamo dei sopravvissuti e l'onore dei sopravvissuti è sopravvivere”.

L’ultimo tema che vorrei introdurre è infine “l’acquisizione” dell’intelligenza da parte delle aziende ed il suo “mantenimento”.

Le competenze e la qualità infatti sono funzione “anche” dell’intelligenza, dove per intelligenza non intendo il concetto classico, l'intelligenza, per esempio, di Einstein ed i risultati del suo lavoro. O per lo meno non solo...

Il tema dell’ “intelligenza” mi è stato suggerito dall’ascolto di un dibattito radiofonico tra Roberto Vacca, Alberto Baggini e Natalia Buzzi di Mensa Italia, una associazione di "super intelligenti".

Semplificando molto il contenuto del dibattito mi sembra di poter dire che l'intelligenza di un individuo non trova concretezza in un concetto assoluto, ma è relativo, ne esistono diverse tipologie e danno diversi risultati in relazione al tipo di attività che l' individuo stesso è chiamato a realizzare.
La migliore capacità che l’intelligenza possa fornire ad una persona è l’abilità nel reagire correttamente alle sollecitazioni esterne, sopratutto in condizioni di stress.

In particolare è stato interessante l’intervento di Alberto Baggini che, in qualità di head hunter, ha sottolineato proprio la necessità di introdurre, nella valutazione di un candidato, il concetto di relatività tra caratteristiche della sua intelligenza e mansione che andrà a svolgere.

L’attività professionale di Baggini si occupa del primissimo stadio della politica di valorizzazione della qualità da parte di una azienda. E’ ovvio che la selezione di persone con alte potenzialità di crescita è alla base del processo di acquisizione e mantenimento del know how. Ma l’acquisizione di profili professionali troppo qualificati si traduce spessissimo in una successiva interruzione del rapporto di lavoro e conseguente perdita di know how.

Un breve inciso voglio poi dedicarlo ad una considerazione relativa sempre a questa fase del processo. Si parla spesso di fuga dei "cervelli" dall'Italia, ebbene credo che sia solo una parte del problema, credo la corretta visione sarebbe quella di trasformare l'Italia in un possibile "polarizzatore" di intelligenze provenienti anche da paesi diversi.

Non voglio entrare nel merito delle successive fasi, ovvero la formazione continua, la capacità di ascoltare e raccogliere le sollecitazioni più interessanti, l’abilità di creare le migliori condizioni di lavoro.

Su questi temi esistono opinioni molto più qualificate della mia, mentre io vorrei soffermarmi su quella che ritengo essere la condizione imprescindibile, ovvero la capacità di motivare i colleghi di cui si ha la responsabilità di gestione...
Credo che sia un aspetto poco curato in molte aziende, nelle quali in fondo si ritiene poco costoso l’avvicendamento del personale e sicuramente meno costoso di un’adeguata strategia (o semplicemente impegno?) tesa a creare forti motivazioni.

Mi spiace rubare ancora un citazione, ma credo che sia significativa. Proprio nell’home page di Symbola si legge una frase di Antoine de Saint-Exupery (Exupery... ....non Esuberi....):

Se vuoi costruire una nave non chiamare a raccolta gli uomini per raccogliere la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio ed infinito

carlo bruno.

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