Il Crowdsourcing è spesso associato solo alla “raccolta fondi” per iniziative di vario genere, in realtà è più in generale la ricerca di “risorse” per tali iniziative, quindi non solo economiche ma anche in termini di contenuti e/o di tempo e impegno per task collaborativi. In particolare l’evoluzione del web ha consentito la definizione della figura del digital volunteer che impegna il proprio tempo per realizzare un lavoro in collaborazione con altri individui mediante la rete.
Le iniziative internazionali
”Non parliamo dell’Italia, non illudiamoci “ ha premesso Antonella all’elenco di istituzioni straniere che hanno utilizzato sistemi collaborativi per realizzare attività altrimenti non completabili in assenza di cospicui finanziamenti.
Nell’articolo si parla della Library of Congress, dei National Archives inglesi o del Nara. Durante la conferenza però, mentre ascoltavo gli interventi degli altri partner, quella premessa ha cominciato a rimbalzarmi nella mente come una nota stonata fino a quando, proprio ripensando al progetto, mi sono detto “ma certo, questo è un progetto di crowdsourcing per i beni culturali e - aggiungo - interamente realizzato in Italia”.
Una esperienza italiana
Il progetto è stato inizialmente finanziato dal MIUR ma l’impegno per le attività realizzate ha di gran lungo superato quello che i fondi messi a disposizione avrebbero consentito perché grazie alla convinzione dei promotori ciascuno dei soggetti coinvolti ha dedicato al progetto molto più tempo ed energie del dovuto. Questo è successo agli enti, ad associazioni e aziende coinvolte ma direi che ciò è avvenuto anche (o soprattutto?) a livello di singoli individui, insegnanti, colleghi e tutti le altre persone coinvolte, appassionatisi alla riuscita di un progetto che mano a mano che si concretizzava piaceva sempre più a tutti noi (di seguito uno dei video catalogati).
Non un punto di arrivo ma una punto di partenza
Anche oggi che il progetto ha concluso questa prima fase è un susseguirsi di iniziative e discussioni per individuare il modo di proseguire, allargandone il focus, proponendolo come esperienza di carattere nazionale o ampliandone i settori di intervento e funzionalità.
Non abbiamo alle spalle la riconoscibilità della Library of Congress ne la sua organizzazione ma condividiamo l’obiettivo di coinvolgere quante più persone possibile nel percorso che va dalla costruzione della conoscenza, mediante la sua organizzazione, alla sua diffusione attivando ogni opzione possibile e prima di ogni altra la nostra disponibilità a lavorare insieme.
Il progetto e i partner
Un progetto collaborativo quindi che parte dal riutilizzo di software open source, xDams (www.xdams.org), e che prevede la costruzione e il mantenimento di una banca dati archivistica su materiali audiovisivi conservati presso le scuole. Da questo archivio digitale si è partiti per la realizzazione del portale disegnato, graficamente e tecnologicamente, dai ragazzi impegnati in uno stage anche dopo la chiusura dell’anno scolastico (www.adabox.it).
L’iniziativa è stata realizzata dall’ITT Da Vinci, dal liceo ginnasio Buratti e dall’ISIS Dalla Chiesa con la direzione scientifica di Marco d’Aureli e in collaborazione con AUCS, il Centro Diocesano di Documentazione, l’Università della Tuscia e regesta.exe (società di cui faccio parte) che ha fornito la piattaforma, la consulenza e la supervisione tecnologica con la direzione di Simone Pasquini responsabile dello sviluppo del progetto xDams O.S.