Eh si.. non ho fatto a tempo a criticare una scelta a riguardo del restyling di Webank che subito mi hanno beccato!
Nel precedente post ho obiettato che la citazione "on line dal 1999" stonava un po' con il ringiovanimento in atto in Webank, (www.webank.it) passano poche ore e mi arriva una mail da Francesco, new media specialist di Webank, che mi ringrazia per il post e mi segnala l'iniziativa www.onlinedal1999.it.
Il suo tono è gentile e non fa riferimento alla mia affermazione, ma mi invita a curiosare in questo sito "la nostra [loro] nuova iniziativa per ripercorrere gli ultimi 10 anni della Rete, attraverso i ricordi, le emozioni, le parole di chi vive nell’online. Dopo una breve registrazione è possibile iniziare a pubblicare la propria storia (nella sezione “Storytelling“) e/o la propria timeline interattiva (nella sezione “Timeline“)".
Quando si dice il web 2.0!!!
... e non posso dire nulla... da sempre sostenitore della "rivoluzione del web"!
Effettivamente 10 anni importanti anche per me... 10 anni in cui ho veramente cambiato la mia carriera professionale, trovandomi coinvolto in progetti di trading e banking on line per i più dinamici protagonisti del web finanziario, tra loro proprio Webank, Fineco, Intesa Trade.
Il Trading in particolare rappresentò, a mio giudizio, anche la killer application che fece conoscere a tutti Internet, quello che negli ultimi due hanni ha fatto il social netwotking per il definitivo lancio di Internet come strumento di comunicazione di massa. A guardarli oggi sembrano tempi un po' eroici, in cui la risoluzione dei monitor metteva a dura prova gli occhi ed i modem a 56k la nostra pazienza. I back office delle banche si fermavano alle 5 per logorroiche operazioni batch, e noi con un gruppo di ragazzi in gamba (ma alle prime armi) sviluppammo un sistema per operare anche dopo quell'orario.
La curiosità non è solo femmina e sono andato a registrarmi, a girovagare tra le storie e nella timeline... può sembrare poco romantico che temi come il banking on line si colorino di nostalgiche sensazioni ma è così, è un pezzo importante della mia vita. Un pezzo molto piacevole sopratutto.
Mi sa che scriverò qualcosa... :)
Wednesday, February 24, 2010
Wednesday, February 17, 2010
Inchiesta Banking 2.0 2010. In Italia si rivede Webank, new look ma anche qualche novità
Nei post precedenti siamo andati in giro a curiosare nei siti di banking-like anglosassoni, rammaricandoci del fatto che questi concetti siano quasi completamente ignorati in Italia.
Oggi mi tocca fare un piccolo dietro front, le mie incursioni notturne nei siti di home banking (si lo so… detta cosi sembra una vera perversione!) mi hanno fatto scoprire che la mia affermazione non era completamente esatta. In particolare stavo riguardando il sito di Webank, in quanto banca che recentemente è intenzionata a rimettersi in moto, dopo qualche anno di gestione ordinaria.
Ma partiamo dall’inizio. Un po’ di storia.
Nei mesi scorsi il gruppo BPM ha acquisito IntesaTrade, l’emanazione del gruppo IntesaSanpaolo per il trading on line e denominata ora WeTrade. IntesaTrade e Webank erano nate più o meno nello stesso periodo con l’obiettivo di cavalcare il fenomeno trading on line, poi, con lo scoppio della bolla, Webank si è posizionata più sul banking on line per il Gruppo mentre IntesaTrade ha continuato a focalizzarsi esclusivamente sul TOL.
Negli scorsi anni (2008) Webank è diventata realtà autonoma da BPM, che ha creato per i propri clienti BPMbanking, una versione del banking on line destinata a rimanere più tradizionale. Con la recente acquisizione BPM conferma la propria volontà di diventare banca nazionale sfruttando il canale on line, come dichiarato nel recente piano industriale, e di riprendere con vigore la competition in un segmento dove la Fusione Xelion-Fineco ha consolidato la leadership di Fineco. A Webank erano sfuggiti i Trader più incalliti ed ecco che l’acquisizione completa l’offerta di Webank.
Parallelamente era stata avviata una operazione di “ringiovanimento” focalizzata ovviamente molto sul fenomeno del social networking e Webank (già We@bank) diventa Webank.it, con un logo molto più essenziale; l’odierna Home Page si presenta sobria e sulla destra offre i primi segnali “Social”, tre tasti laterali permettono:
Questa contiene la sezione podcast (Radio Webank) con le lezioni di trading, la sezione immagini dove si può trovare la copertina del libro dell’AD Cardamone con tanto di prefazione di Carlo Massarini, gli immancabili video, la community TalkWebank ed il blog InSoldoni
Forse stona un po’, in questa operazione, il richiamo alla “storia”, quel “on line dal 1999” presente sotto il logo e nel Title, ha un po’ il sapore demodè della “Premiata Ditta” di un tempo, poco in linea le aspirazioni al social networking, del quale uno dei campioni, Facebook, è nato solo nel 2005.
Segnali di Banking.
La mia prima ricognizione si era fermata li e mi era sfuggita la parte credo più sostanziale. Senza voler togliere nulla all’utilizzo di link al social networking, ho sempre pensato che questi, lasciati fini a se stessi, mancassero l’obiettivo che intendevano raggiungere (quanti utenti realmente attivi hanno le varie community bancarie?), o meglio, utili a dare una immagine diversa, poco utili a creare una reale esperienza di social networking di successo nel banking.
Diverso è invece se il nuovo approccio viene utilizzato per offrire un servizio di social banking, come ho personalmente individuato nei vari Mint, Wesabe e Smartypig (oltre ai vari siti di social lending).
Ma ieri con un po’ di attenzione in più scopro che Webank è andata un po’ in quella direzione… legato al lancio del Conto di Deposito Webank offre una mini gestione personale del risparmio, con grafici ed obiettivi, come si evidenzia negli screenshot riportati di seguito. Un inizio? Speriamo!
Oggi mi tocca fare un piccolo dietro front, le mie incursioni notturne nei siti di home banking (si lo so… detta cosi sembra una vera perversione!) mi hanno fatto scoprire che la mia affermazione non era completamente esatta. In particolare stavo riguardando il sito di Webank, in quanto banca che recentemente è intenzionata a rimettersi in moto, dopo qualche anno di gestione ordinaria.
Ma partiamo dall’inizio. Un po’ di storia.
Nei mesi scorsi il gruppo BPM ha acquisito IntesaTrade, l’emanazione del gruppo IntesaSanpaolo per il trading on line e denominata ora WeTrade. IntesaTrade e Webank erano nate più o meno nello stesso periodo con l’obiettivo di cavalcare il fenomeno trading on line, poi, con lo scoppio della bolla, Webank si è posizionata più sul banking on line per il Gruppo mentre IntesaTrade ha continuato a focalizzarsi esclusivamente sul TOL.
Negli scorsi anni (2008) Webank è diventata realtà autonoma da BPM, che ha creato per i propri clienti BPMbanking, una versione del banking on line destinata a rimanere più tradizionale. Con la recente acquisizione BPM conferma la propria volontà di diventare banca nazionale sfruttando il canale on line, come dichiarato nel recente piano industriale, e di riprendere con vigore la competition in un segmento dove la Fusione Xelion-Fineco ha consolidato la leadership di Fineco. A Webank erano sfuggiti i Trader più incalliti ed ecco che l’acquisizione completa l’offerta di Webank.
Parallelamente era stata avviata una operazione di “ringiovanimento” focalizzata ovviamente molto sul fenomeno del social networking e Webank (già We@bank) diventa Webank.it, con un logo molto più essenziale; l’odierna Home Page si presenta sobria e sulla destra offre i primi segnali “Social”, tre tasti laterali permettono:
- di accedere alle pagine Webank sui vari Social Network,
- segnalare la pagina,
- inviare un suggerimento (“la banca che vorrei”)
Questa contiene la sezione podcast (Radio Webank) con le lezioni di trading, la sezione immagini dove si può trovare la copertina del libro dell’AD Cardamone con tanto di prefazione di Carlo Massarini, gli immancabili video, la community TalkWebank ed il blog InSoldoni
Forse stona un po’, in questa operazione, il richiamo alla “storia”, quel “on line dal 1999” presente sotto il logo e nel Title, ha un po’ il sapore demodè della “Premiata Ditta” di un tempo, poco in linea le aspirazioni al social networking, del quale uno dei campioni, Facebook, è nato solo nel 2005.
Segnali di Banking.
La mia prima ricognizione si era fermata li e mi era sfuggita la parte credo più sostanziale. Senza voler togliere nulla all’utilizzo di link al social networking, ho sempre pensato che questi, lasciati fini a se stessi, mancassero l’obiettivo che intendevano raggiungere (quanti utenti realmente attivi hanno le varie community bancarie?), o meglio, utili a dare una immagine diversa, poco utili a creare una reale esperienza di social networking di successo nel banking.
Diverso è invece se il nuovo approccio viene utilizzato per offrire un servizio di social banking, come ho personalmente individuato nei vari Mint, Wesabe e Smartypig (oltre ai vari siti di social lending).
Ma ieri con un po’ di attenzione in più scopro che Webank è andata un po’ in quella direzione… legato al lancio del Conto di Deposito Webank offre una mini gestione personale del risparmio, con grafici ed obiettivi, come si evidenzia negli screenshot riportati di seguito. Un inizio? Speriamo!
Friday, February 12, 2010
Inchiesta Banking 2.0 2010. Smartypig!! anche il salvadanio a forma di porcellino arriva in formato web 2.0
Smartypig it’s like no other Piggy bank… questa è la frase con cui questo sito australiano cerca di affermare la propria identità differenziandosi dal resto.
Ma cos’è Smartypig? Ci siamo occupati nei precedenti post di Personal Finance, una tipologia di applicazione legata al mondo bancario, diffusa nei paesi anglosassoni ma inesistente in Italia. Il nome si rifà al Piggy Bank, il classico salvadanaio a forma di porcellino e serve ad evidenziare qual è la finalità di questo sito, aiutare a definire degli obiettivi di risparmio e perseguirli, contaminando la classica gestione finanziaria personale con concetti legati al networking e potenziandola con le nuove funzionalità offerte dalla tecnologia che, semplificando, definiamo 2.0.
Da dove si parte?
Dal concetto ovviamente più interessante “It’s FREE”, …a differenza di alcuni competitor, questo, come Wesabe, è gratuito.
Poi ?
“It’s SOCIAL”… come evidenzia la home la gestione finanziaria esce dalla ristretta visione di un servizio estremamente riservato e si apre alla collaborazione ed alla condivisione, si può decidere infatti di rendere parzialmente pubblica una serie di obiettivi, scegliendo tra amici e parenti quelli che, attraverso il sistema di collaboration, possono aiutarci a raggiungere gli obiettivi stessi.
Da rete di utenti a reti di applicazioni.
Sotto l’aspetto “social“ viene poi cavalcato un’altro dei trend, ovvero il mash up informativo realizzato attraverso l’integrazione di informazioni (feed RSS o pubblicazione sui social network) o di applicazioni (i widget). È forse questo uno dei passaggi più significativi del cambiamento al web 2.0. Un website non è più una entità unica gestita completamente dal suo ideatore e promotore, ma si arricchisce di funzionalità messe a disposizione da terzi. In questo campo è stato Facebook a fare da first mover e questa è stata l’arma vincente per scalzare MySpace dal trono dei social network.
Le famose applicazioni, i test, i baci e tutta la pletora di attività, realizzate su Facebook da terze parti, ha conferito al network quella dinamicità che le è propria, il “ritmo” di cui parla la teoria delle Comunità di Pratica, da cui sono stati tratti molti concetti alla base degli attuali SN.
Se all’inizio il WEB era una rete di nodi corrispondenti ad entità (istituzioni, Aziende etc.) si è passati alla rete di individui ed ora alla rete di applicazioni ed individui. La rete delle reti è il web stesso (globale) e supera in estensione e concetti la community privata il social network chiuso, per cui solo una strategia di apertura, integrazione, e disponibilità di servizi (anche elementari) ed applicazioni rende un sito interessante per gli Internauti.
Sotto questo profilo il campione di integrazione ed integrabilità è iGoogle dove ogni contenuto può essere visualizzato, tant'è che alcuni giganti del mondo bancario americano hanno recepito questo trend e realizzato widget proprio per iGoogle, come USAA, oppure in altri casi per Facebook o iPhone.
I vantaggi per gli utenti
Un altro concetto fatto proprio dal management di Smartypig è in qualche modo riconducibile a quello dei “gruppi d’acquisto”, o più in generale le convenzioni offerte per esempio dai CRAL o dalle carte di credito. Vengono definiti infatti accordi per ottenere per gli utenti sconti da parte di importanti aziende di viaggi o retailers, quale la famosissima Macy’s, grande catena americana della distribuzione oppure per negoziare favorevoli tassi sui prestiti.
Nel prossimo post cercherò di dare un’occhiata in dettaglio a come si traduce in funzionalità questa sequenza di buone intenzioni, ma per ora vi lascio riportando il testo della pagina Inspiration, che vuole dare corpo all’approccio con cui affrontare questa attività:
"There’s nothing more optimistic than creating a goal, working toward that goal and finally reaching that goal! People often tell us we’ve helped them get out of the habit of using plastic they can no longer afford, basically helping them rethink their relationship with their money. They are inspired to simply change their ways, get off on the right foot, or to dream big about the things they want to do and the places they want to go. We asked our customers to share why they use SmartyPig. What they sent us tells our story better than we ever could".
Godetevi uno dei videocontest presenti nella pagina!!
Ma cos’è Smartypig? Ci siamo occupati nei precedenti post di Personal Finance, una tipologia di applicazione legata al mondo bancario, diffusa nei paesi anglosassoni ma inesistente in Italia. Il nome si rifà al Piggy Bank, il classico salvadanaio a forma di porcellino e serve ad evidenziare qual è la finalità di questo sito, aiutare a definire degli obiettivi di risparmio e perseguirli, contaminando la classica gestione finanziaria personale con concetti legati al networking e potenziandola con le nuove funzionalità offerte dalla tecnologia che, semplificando, definiamo 2.0.
Da dove si parte?
Dal concetto ovviamente più interessante “It’s FREE”, …a differenza di alcuni competitor, questo, come Wesabe, è gratuito.
Poi ?
“It’s SOCIAL”… come evidenzia la home la gestione finanziaria esce dalla ristretta visione di un servizio estremamente riservato e si apre alla collaborazione ed alla condivisione, si può decidere infatti di rendere parzialmente pubblica una serie di obiettivi, scegliendo tra amici e parenti quelli che, attraverso il sistema di collaboration, possono aiutarci a raggiungere gli obiettivi stessi.
Da rete di utenti a reti di applicazioni.
Sotto l’aspetto “social“ viene poi cavalcato un’altro dei trend, ovvero il mash up informativo realizzato attraverso l’integrazione di informazioni (feed RSS o pubblicazione sui social network) o di applicazioni (i widget). È forse questo uno dei passaggi più significativi del cambiamento al web 2.0. Un website non è più una entità unica gestita completamente dal suo ideatore e promotore, ma si arricchisce di funzionalità messe a disposizione da terzi. In questo campo è stato Facebook a fare da first mover e questa è stata l’arma vincente per scalzare MySpace dal trono dei social network.
Le famose applicazioni, i test, i baci e tutta la pletora di attività, realizzate su Facebook da terze parti, ha conferito al network quella dinamicità che le è propria, il “ritmo” di cui parla la teoria delle Comunità di Pratica, da cui sono stati tratti molti concetti alla base degli attuali SN.
Se all’inizio il WEB era una rete di nodi corrispondenti ad entità (istituzioni, Aziende etc.) si è passati alla rete di individui ed ora alla rete di applicazioni ed individui. La rete delle reti è il web stesso (globale) e supera in estensione e concetti la community privata il social network chiuso, per cui solo una strategia di apertura, integrazione, e disponibilità di servizi (anche elementari) ed applicazioni rende un sito interessante per gli Internauti.
Sotto questo profilo il campione di integrazione ed integrabilità è iGoogle dove ogni contenuto può essere visualizzato, tant'è che alcuni giganti del mondo bancario americano hanno recepito questo trend e realizzato widget proprio per iGoogle, come USAA, oppure in altri casi per Facebook o iPhone.
I vantaggi per gli utenti
Un altro concetto fatto proprio dal management di Smartypig è in qualche modo riconducibile a quello dei “gruppi d’acquisto”, o più in generale le convenzioni offerte per esempio dai CRAL o dalle carte di credito. Vengono definiti infatti accordi per ottenere per gli utenti sconti da parte di importanti aziende di viaggi o retailers, quale la famosissima Macy’s, grande catena americana della distribuzione oppure per negoziare favorevoli tassi sui prestiti.
Nel prossimo post cercherò di dare un’occhiata in dettaglio a come si traduce in funzionalità questa sequenza di buone intenzioni, ma per ora vi lascio riportando il testo della pagina Inspiration, che vuole dare corpo all’approccio con cui affrontare questa attività:
"There’s nothing more optimistic than creating a goal, working toward that goal and finally reaching that goal! People often tell us we’ve helped them get out of the habit of using plastic they can no longer afford, basically helping them rethink their relationship with their money. They are inspired to simply change their ways, get off on the right foot, or to dream big about the things they want to do and the places they want to go. We asked our customers to share why they use SmartyPig. What they sent us tells our story better than we ever could".
Godetevi uno dei videocontest presenti nella pagina!!
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