Tuesday, November 18, 2008

La cultura delle eccellenza nasce fin dai banchi di scuola: intervista un po' proccupante sull'Italia a Tullio De Mauro

Ho trattato in altri post (apprendimento nell'era del web, l'eccellenza del team, eccellenza e competitività: Alberto Baggini) il tema della qualificazione del personale, la gestione dell'eccellenza, come di un aspetto legato alla vita lavorativa di ciascuno di noi, però spesso ci sfugge che la qualità della professionalità dell'individuo nasce molto prima del suo ingresso nel mondo del lavoro e anche nell'università.

E' recente la polemica sull'incapacità dei nostri atenei di trattenere i migliori cervelli che sono usciti dai propri percorsi di studi e men che meno di attrarne addirittura dall'estero, come succede altrove, anche in paesi che spesso consideriamo "meno evoluti" del nostro. Ma la capacità di apprendere nasce ben prima, a partire dai banchi delle elementari e dal tessuto familiare in cui si stimolano le attitudini. Non vi propongo un analisi personale ma questa intervista di Piero Ricca, in due parti, a Tullio De Mauro, uno dei pochi ministri per l'Istruzione, "tecnico", una persona che conosce i problemi di cui si è occupato nel corso del suo mandato.


Scuola e Famiglia: il loro ruolo nell'educazione

Il tema dell'intervista è in realtà il legame tra cultura e democrazia e di come sia difficile, afferma De Mauro (condivido al 100%), maturare convinzioni consapevoli, ignorando spesso buona parte dei temi di cui si parla. Tralasciando però la connotazione politica, le medesime affermazioni di De Mauro possono essere utilizzate per comprendere meglio le difficoltà della ricerca in Italia e come il grande accusato, la scuola, in realtà condivida questa sua responsabilità con un'altro perno della nostra società: la famiglia.

Non anticipo molto di quello che ascolterete, ma alcuni dati sono inquietanti. Partendo dalla considerazione dal numero di parole conosciute (non usate!!) che va dai 20-25 mila all'uscita dalla scuola ai 25-30 mila dei primi anni di università, si arriva, a seconda delle facoltà, a 60-65 mila per le peggiori e 75-80 mila nelle migliori, dove un massimo in generale viene considerato 85.000.

Questi sono riferimenti solo indicativi dello sviluppo del sapere, che ovviamente non si limita alla sola comprensione delle parole, ma è interessante notare che in Italia però, complice uno stile di vita poco stimolante, si ha una perdina della conoscenza che alcuni studi sima nel 79.8% contro il 20% circa di USA, Inghilterra e Francia.

Una delle concause è la famiglia, come si è detto, sia nel percorso di acquisizione del sapere che nel suo mantenimento, e De Mauro cita alcuni dati impressionanti, solo il 20% delle famiglie ha più di 50 libri in casa, bassa è la percentuale di chi legge giornali ed in queste condizioni il 12% dei laureati rimane nelle fasce meno alfabetizzate della popolazione.

Ora però vi lascio (per chi lo desidera) all'ascolto dell'intervista, sottolineando solo una delle ultime frasi, sull'importanza del web, legato ad un altro tema trattato in questo blog, ovvero la capacità di individuare informazione spesso non resa disponibile dai media tradizionali

Prima parte





Seconda parte




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