Questo nuovo approccio alla conoscenza è il fattore di crescita che più piace alle aziende, ma al tempo stesso le spaventa a causa della non linearità delle relazioni, che si trasformano da un modello ad albero in un grafo complesso ed in perenne evoluzione, tant’è che anche il modello stesso di relazioni diventa oggetto di studio per capire come sfruttare, al meglio, le dinamiche con le quali la conoscenza evolve. La social network analysis, un concetto non nuovo e non legato a questa innovazione tecnologica e sociale, assume ora un ruolo rilevante, come abbiamo osservato in un precedente post.
il SN comincia a diffondersi come pratica aziendale
Nonostante comunque le ovvie reticenze generate da ogni fenomeno nuovo che modifica un status quo consolidato, il successo del social networking sta attirando sempre più l’interesse di aziende che hanno strutture complesse ed articolate. Anche in Italia, nel segmento in cui lavoro, le banche, esistono realtà che investono in ricerca in questo ambito, come per esempio mi risulta faccia Intesa San Paolo, come dichiarato dai vertici della direzione IT che in più di una occasione hanno parlato delle esperienze di collaborazione legate proprio ai progetti di integrazione dei due grandi Istituti.
Viene addirittura da sorridere nel pensare che solo 2-3 anni fa la crescita tumultuosa di siti quale MySpace e YouTube venivano bollati come l’ennesima moda americana destinata ad avere un seguito limitato qui da noi, mentre in realtà si sono rivelati fenomeni sociali in grado di modificare molte nostre abitudini e anche addirittura di avere un impatto sulle organizzazioni aziendali. Oggi è tutto cambiato e sono in tanti ad indicare questo modello relazionale non solo come uno strumento per migliorare la produttività all’interno di una istituzione ma addirittura quale strumento di “crescita sotenibile”.
GREEN.IT, la tecnologia sarebbe responsabile del 2% delle emissioni
La GREEN.IT, tra i tanti slogan coniati dalle società di consulenza strategica, sembra essere una necessità sostanziale ed un punto di riferimento nei prossimi anni. La Comunità Europea, all’interno dei suoi programmi di ricerca e sviluppo ha cambiato l’esistente unità “For Environmental Risk Management” nella ICT for Sustainable Growth Unit, che si occupa di finanziare la ricerca in questo campo ed organizza eventi e conferenze sul tema come recentemente a Bruxelles il 23 e 24 Aprile scorsi sul tema "ICT for Energy Efficiency and Sustainability in urban areas".
Recentemente ad Oporto José Manuel Durão Barroso, Presidente della Commissione Europea ha dichiarato “This is our vision of Europe: a prosperous and sustainable society which has challenged climate change and globalization [..] In order to achieve these objectives, we have a coherent and ambitious strategy which guarantees sustainability, security of supply and competitiveness. The success of this strategy depends on the public and private sectors that work hard for research and technological development”. E Margot Wallström, vice-presidente per le relazioni institutionali e la comunicazione, commentando il canale Eutube promosso proprio dalla Commissione, ha affermato che “the EU can't ignore online developments - particularly the use of video sharing sites - as it's important to communicate with citizens through all available means”.
La riduzione delle emissioni si realizza attraverso diverse azioni
Concretamente la disponibilità di strumenti innovativi di comunicazione tra persone, inserite in contesti operativi dislocati in aree geografiche differenti, ne migliora l’efficienza e li abitua alla collaborazione, a patto che esista una reale cessione del controllo dell’informazione circolante da parte dei vertici, che dovrebbero stimolare ulteriormente la libera iniziativa individuale a riguardo dei contenuti e dei modi con i quali tali contenuti si diffondono.
Questo permette, per esempio, una riduzione dei trasferimenti per meeting e dei conseguenti contributi inquinanti del trasporto aereo. Per esempio un viaggio di una persona, per qualche migliaio di chilometri, rappresenta, in termini di contributo individuale, l’equivalente dell’emissione di CO2 di 10 contadini in Bangladesh in tutta la loro vita.
Come ho detto, GREEN.IT è molto di più, va dalla riduzione dei consumi indiretta, come quella citata, a quella diretta, ovvero l’ottimizzazione del consumo energetico di server e dispositivi o per la loro produzione.
L’aspetto più interessante è la maturazione della consapevolezza che sono anche gli atteggiamenti quotidiani individuali nel mondo del lavoro a determinare in meglio o in peggio i consumo collettivo e quindi il raggiungimento della “crescita sostenibile”.
[carlo bruno]
[carlo bruno]