Monday, December 15, 2008

Bocconi e Politecnico: la sfida degli Osservatori sulla Business Intelligence

Avevo appena finito di raccontare del convegno di presentazione dell’osservatorio della School of Management del Politecnico che mi sono ritrovato a leggere un approfondimento sulla BI di linea EDP, fortemente contraddistinto dai dati dell’osservatorio del prof Pasini della SDA Bocconi e dagli studi sul settore di IDC.

Salta subito all’occhio come la ricerca della SDA definisca le PMI come le realtà più attive nell’introdurre nella propria gestione sistemi di questo genere, mentre la ricerca del Politecnico era fortemente incentrata (ma non solo) sulle aziende (industrie e banche) di dimensioni medio grandi. Entrambe queste due prestigiose istituzioni però concordano nel dire che ancora un passo indietro rimane la pubblica amministrazione; alcuni progetti sono stati realizzati anche in questo ambito, come questa una esperienza della Ragioneria di Stato citata alla fine di questo post

I due animatori delle rispettive iniziative hanno raccontato la loro visione in due articoli, su Linea EDP la SDA e su Datamanager la School of Management e nelle loro conclusioni emergono valutazioni comuni.

Per entrambi le maggiori difficoltà nell'introduzione di tecnologie di BI sono, per esempio, costituite sostanzialmente dalla qualità e dalla integrazione dei dati, come evidenziato nei post dedicati alla School of Management e dalla SDA,
ma anche dalla scarsa capacità analitica del management, come fa notare, con accento piuttosto critico, proprio l’analisi della Bocconi. L’informazione non viene utilizzata direttamente dai decisori, ma vi arriva mediata da analisti, perdendo quindi un po’ di valenza informativa.

Il segmento di mercato si conferma come uno di quelli che registrerà i maggiori tassi di crescita, superiori a quelli medi del comparto IT, come ci confermano le stime di IDC che ipotizzano il passaggio da un +8,3% del 2007 ad un +2008% per l’anno che sta per chiudersi. Sempre IDC conferma che gli utilizzatori della BI sono coloro che sono deputati a fare scelte strategiche e che sono per il 60% gli executive, il 58% i manager ed il 40% gli analisti.

Tutti concordano quindi sulle potenzialità di questo mercato anche il prossimo anno e risulta una intenzione da parte dei manager di incrementare gli investimenti in BI o almeno di mantenere i medesimi livelli dell’anno precedente.

Thursday, December 11, 2008

L’ Osservatorio sullo stato della Business Intelligence in Italia della School of Management del Politecnico di Milano: il primo report (parte III)

Abbiamo osservato come la Business Intelligence venga spesso usata per processi decisionali strategici e molto meno per processi operativi.

Cito a questo proposito un esempio che ho vissuto da vicino ed è quello della normativa sulla Market Abuse Detection sui mercati mobiliari, ovvero quella legge che imponeva agli intermediari di valutare la correttezza delle operazioni dei propri clienti.

Molti operatori del settore sono partiti a sviluppare soluzioni ad hoc per il problema, mentre noi ci siamo soffermati ad analizzare le tematiche sul tavolo ed abbiamo deciso di utilizzare modelli matematici e prodotti esistenti. Il risultato è stato di duplice soddisfazione, da un lato per la tempestività di realizzazione (in una sola settimana avevamo un oggetto funzionante e specializzato sui primi due casi analizzati), d’altro per avere ottenuto di fatto un prodotto già di nuova generazione rispetto agli altri, in quanto non ragionava solo su soglie fisse o programmabili, ma traeva dall’utilizzo stesso dello strumento, il feedback necessario ad autoapprendere e raffinarsi continuamente.


Processi Operativi e Decisioni Strategiche

Questo è solo un esempio di un possibile impiego operativo, ma possono essere citati diversi esempi:dall’individuazione del ri-presentarsi di pattern indicanti la possibilità di crash nell’erogazione di un servizio o alla valutazione dei migliori livelli attesi in caso di SLA. I metodi statistici vengono spesso utilizzati nella valutazione dei rischi (in genere nei crediti e nella contrattazione mobiliare), ma, come si è detto, non si osserva un uso estensivo della BI nell'operatività quotidiana.


Fonte: Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008*

Fonte: Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008*

La motivazione probabilmente risiede nella necessità di acquisire anche competenze matematico-statistiche e ciò non è una consuetudine nelle strutture IT, se non in particolari settori. Inoltre il consueto approccio è quello di risolvere problemi con metodi deterministice ed algoritmi basati solo su condizioni oggettive. Ciò fa mancare un po’ l’attitudine a considerare utilizzabili queste metodologie.


Criteri di valutazione

Tra le caratteristiche ritenute qualificanti per un prodotto/suite di BI c’è, sopra tutti, l’integrabilità con altri applicativi, ma anche flessibilità e facilità d’uso, quasi a testimoniare che lo strumento viene visto soprattutto come finalizzato all’uso da parte dell’utente finale. Per il medesimo motivo viene visto come fattore critico l’assistenza, soprattutto da parte delle PMI.

Fonte: Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008*

Il costo è ritenuto rilevante per i piccoli, non determinate per le grandi strutture.


Problemi connessi all'introduzione della BI

Un aspetto che sembra accomunare aziende di ogni dimensione è invece la valutazione dei principali ostacoli all’introduzione della BI. Come ci si poteva aspettare il principale freno è costituito dalla necessità di dovere lavorare molto per ottenere la migliore quantità e qualità dei dati. Stupisce un pochino la buona percentuale di intervistati che addebitano allo scarso successo della BI lo scarso commitment in struttura grandi, mentre non stupisce vedere citate la resistenza al cambiamento e la difficoltà di modificare i processi in funzione delle competenze acquisite.

Fonte: Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008*

Ancora una volta si evidenzia la differente visione tra PMI e grandi aziende sulla valutazione degli impatti, predominanti sui processi per le prime, sulle risorse per le seconde, evidentemente legato alla capacità, da parte di aziende con catene di comando più corte, di percepire meglio l’effetto dell’adozione di sistemi specifici, mentre tale impatto risulta evidentemente stemperato in organizzazioni con strutture complesse.


Politecnico e Bocconi

In questi giorni mi è accaduto di leggere anche un articolo su una analoga iniziativa della Bocconi, neoi prossimi giorni proverò ad analizzarne le differenze.



* Fonte: C. Orsenigo & C. Vercellis,
Business Intelligence. Creare
vantaggio competitivo con l'analisi dei dati, Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008

Friday, December 5, 2008

L’ Osservatorio sullo stato della Business Intelligence in Italia della School of Management del Politecnico di Milano: il primo report (parte II)

Continuiamo dal post precedente l’analisi dei risultati dell’Osservatorio sullo Stato della Business Intelligence in Italia della School of Management del Politecnico di Milano.

Sulla base della distinzione descritta precedentemente tra Business Intelligence di base ed BI evoluta la situazione che sembra emergere dall’analisi è che le aziende sono raggruppabili in due insiemi diversi, aziende che la utilizzano in settori specifici, probabilmente stimolati dalla presenza di specifiche figura professionali che possono essere definite early adopters, ovvero fanno da apripista all’utilizzo in azienda di metodologie di BI (approccio verticale) ed aziende che ne fanno un uso pervasivo a più livelli (approccio sistemico)


Approccio Verticale vs. Approccio Sistemico

Nel secondo insieme sono incluse realtà in cui l’adozione è sistematica, molto probabilmente decisa a livello di management. Nel grafico seguente è rappresentato il posizionamento delle aziende rispetto all'utilizzo della BI, relativamente ai 73 case studies analizzati dall'Osservatorio. Le misure con cui vengono descitti i 4 macroinsiemi si riferiscono all'ulitizzo della BI per funzioni aziendali e all'intensità di utilizzo di tali tecnologie


* Fonte: C. Orsenigo & C. Vercellis, Business Intelligence. Creare vantaggio competitivo con l'analisi dei dati, Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008

Ma anche all'interno della seconda tipologia di aziende, ovvero quelle che strutturalmente hanno introdotto la BI nel proprio processo operativo sono stati osservati comportamenti diversi e percorsi diversificati a seconda delle aziende stesse:
  • approccio sistemico, con precise scelte architetturali e metodologiche valide a livello enterprise
  • approccio pragmantico, rappresentabile con una funzione a “scalini”, in cui il consolidamento di una sperimentazione prelude all’inizio di una successiva
  • approccio “creativo”, in cui viene demandata alla singola funzione organizzativa sia la scelta applicativa che quella tecnica, per ottenere il maggior livello dei risultati, anche a scapito dell’univocità architetturale.
Questa differenziazione introduce, a mio avviso, un tema molto interessante sulle strategie ottimali che le diverse divisioni IT perseguono nella propria attività. Una riflessione su cui torneremo con maggior dettaglio.


Motivazioni all'uso della BI

La principale motivazione che spinge le aziende ad utilizzare strumenti di BI risiede, come emerge dalla ricerca, nella capacità che si acquisisce nel prendere decisioni con miglior cognizione di causa e la capacità di definire migliori strategie di business.

E’ interessante notare che le attese di grandi aziende (68% e 59%) e PMI (55% e 65%) sono sostanzialmente invertite rispetto a questi due aspetti, probabilmente a causa dell’approccio più strutturato delle grandi aziende e della maggiore tensione al mercato di quelle minori, mentre lo scoring dei possibili vantaggi che derivano dall'utilizzo di tali metodologie risulta pressocché uguale per i principali due punti emersi dalla ricerca, come riportato nel grafico seguente e relativo appunto allo scoring dei vantaggi legati all'introduzione della BI.


* Fonte: C. Orsenigo & C. Vercellis, Business Intelligence. Creare vantaggio competitivo con l'analisi dei dati, Rapporto Osservatorio Business Intelligence, Politecnico di Milano, 2008


Gli influenzatori del processo decisionale

Gli influenzatori del processo decisionale sono ovviamente per le grandi aziende in primo luogo:
  • responsabili IT (54%)
  • direzione (42%)
  • finanza (31%)
  • marketing (28%)
Di contro le PMI mostrano percentuali diverse:
  • IT (29%)
  • direzione (45%)
  • finanza (12%)
  • marketing (26%)
Questo sembra potersi spiegare con la forte propensione del management delle PMI di assolvere anche a funzioni tipiche dell’IT e del Finance. Ciò finisce con rendere meno strutturate queste due funzioni e quindi meno in grado di essere driver di innovazione.

Questo quadro statistico sembra testimoniare anche, in generale, la scarsa propensione ad utilizzare metodologie di questo tipo in processi operativi veri e propri, infatti la BI viene ancora vista come un supporto di analisi delle informazioni a fini decisionali e non a migliorare processi ed organizzazione. La BI viene vista come un fattore strategico, ma risulta essere un po' inprigionata proprio da questa visione, che di fatto non permette di sfruttarne in pieno tutte le potenzialità.

Su questo tema nel prossimo post vorrei dedicare un po' di tempo ad analizzare un episodio professionale che ho vissuto in prima persona.

Tuesday, December 2, 2008

Facebook Connect: il nuovo passo del social network più dinamico degli ultimi anni


Se si dovesse assegnare la palma d'ora della creatività tra i social network di grande successo questa probabilmente finirebbe a Facebook.

Da quando la creatura di Zucker era aperta solo agli studenti dei college americani ed era distanziata, per milioni di utenti dal colosso MySpace. Non escludo che esistano reltà più creative ed innovative ma la mia affermazione è relativa al grado di successo ottenuto e quindi commisurata alle difficoltà introdotte da una crescita cosi repentina e dall'acquisizione di una "responsabilità" di mercato.

L'arma vincente della rincorsa fu agli inizi proprio la disponibilità di API e l'integrabilità della piattaforma con applicazioni terze; già allora, quando mi era solo possibile leggere le cronache sull'uso del SN, mi sembrava fosse una corretta interpretazione del fenomeno Social, a dispetto della sostanziale chiusura del più accreditato rivale. In diverse presentazioni che ho fatto, anche all'interno di aziende che cominciavano ad approcciare i modelli di social network, indicavo quello di Facebook quale quello a maggiore potenzialità di crescita.

Questo implicava ovviamente che, ancora più che per i SN in generale, un'esperienza come Facebook richiedeva un'ampia cessione delle proprie prerogative di controllo di diretto sugli utenti, ma al tempo stesso, questa politica di apertura avrebbe rappresentato un vantaggio proprio nei processi di fidelizzazione.

Oggi Facebook conta più utenti di MySpace (ma questo secondo raccoglie molta più pubblicità) ed in Italia, negli ultimi mesi, ha vissuto un'impressionante esplosione.La mia seconda utenza (la prima l'avevo cancellata dopo un periodo di studio) ha vivacchiato ignorata per mesi, poi improvvisamente è cominciato un boom di contatti, da parte di persone che non mi sarei aspettato di trovare su un SN.

Ora Facebook consente di utilizzare le stesse credenziali di accesso per altri siti, offrendo possibilità ulteriori di social networking e, come riportato da un articolo di Repubblica, "Jeremiah Owyang, analista di Forrester Research, già vede oltre e prevede che Facebook Connect farà diffondere la moda dei social network anche sui siti aziendali, ora molto spesso grigi e statici. A qualunque sito basterà aderire all'iniziativa, infatti, per mettersi un cappello da social network."

Come il medesimo articolo fa notare non è una novità assoluta, ma occorre osservare che se prima Facebook si trovava nella condizione di inseguire e quindi con la necessità di osare, oggi è nella auspicabile, ma più critica, condizione di leader, ovvero nella quale si possono correre alti rischi che una decisione sbagliata metta a repentaglio il consolidato piuttosto che condurre a passi in avanti.
In generale ritengo che il management di Facebook abbia avuto in passato ed ancora ora un buon fiuto nel capire come anticipare trend o addirittura arrivare a determinarne nuovi, staremo a vedere se riuscirà a capire come saprà reagire quando si diffonderà una prevedibile ondata di riflusso da Facebook.